Lontanissima dalle forme sinuose di Angelina Jolie, interprete delle prime due trasposizioni cinematografiche, l’iconica Lara Croft oggi ha il corpo di Alicia Vikander, attrice premio Oscar 2016 per The Danish Girl.
Il reboot Tomb Raider, in sala dal 15 marzo distribuito da Warner Bros., è costruito sulla nuova versione del famoso videogame scritta nel 2013 da Rhianna Pratchett.
I cambiamenti sono evidenti, soprattutto per chi ha ben stampato nella mente quel personaggio aggressivo e spigoloso, l’archeologa dotata di sarcasmo, bellezza e coraggio nata nel 1996 da un gruppetto di sviluppatori inglesi guidati da Toby Gard.
La nuova Lara Croft ha poco in comune con il primo soggetto se non la passione per l’archeologia e l’alone di mistero che circonda il padre Lord Richard Croft e i suoi collaboratori più stretti.
La nuova Lara Croft è una giovane donna inquieta e intraprendente
Diretto dal regista norvegese Roar Uthaug (The Wave) il nuovo Tomb Raider ricalca fedelmente il soggetto descritto dalla Pratchett, rielaborato nella sceneggiatura di Geneva Robertson-Dworet. Più mani femminili che hanno lavorato e ricostruito sia fisicamente, che caratterialmente Lara Croft trasformandola in una donna forte e risoluta ma anche fragile e insicura, dalla corporatura minuta ma dal temperamento tenace. Una donna più moderna e verosimile, che non lascia spazio alla seduzione ma che lotta per colmare un vuoto, quello lasciato dalla scomparsa del padre Richard (interpretato da Dominic West).
Ventunenne inquieta Lara si guadagna da vivere come fattorino in bicicletta, pur sapendo di essere l’ereditiera di un grande patrimonio, tira di boxe e frequenta un ambiente hipster, scorrazzando con la sua bici per le strade di Londra.
Spinta dalla sua ex tutrice Ana (Kristin Scott Thomas) a prendere il posto del padre, Lara si imbatte in un rompicapo ritrovato nel testamento che nasconde il primo indizio che la porterà ad intraprendere un’avventura alla ricerca di Richard.
Forte della speranza di cercare il padre e spinta dalla volontà di trovare se stessa, Lara decide ancora una volta di contare solo sulle sue forze compiendo un viaggio ai confini del mondo.
Diretta verso un’isola leggendaria nel Mar del Giappone, insieme al marinaio Lu Ren (Daniel Wu) e armata soltanto della forza di volontà Lara Croft si imbatterà in una losca setta guidata da Mathias Vogel (Walton Goggins) deciso a profanare la tomba della misteriosa regina giapponese Himiko, sul cui corpo orbita un’oscura leggenda.
Cercare il padre scomparso per non perdere la speranza di credere in se stessi
La Lara Croft di Roar Uthaug è un personaggio che si sviluppa in crescendo, in una sceneggiatura che prevede pochi colpi di scena e un iter narrativo lineare, contraddistinto dal superamento di una serie di prove che portano l’eroina a sfidare se stessa per crescere e plasmare il carattere. La ricerca del padre scomparso è utilizzata come metafora affinché Lara scopra chi realmente si nasconde dietro il casco da fattorino e gli incontri di boxe.
Il superamento degli ostacoli porta inevitabilmente ad una scoperta ancora più grande, la consapevolezza di essere a conoscenza di un’organizzazione che vuole creare il caos nel mondo e dunque affrontare una sfida ancora più ambiziosa, salvare il mondo (e preparare le basi per un sequel).
Molto più sobrio rispetto ai primi due film della saga (Lara Croft-Tomb Raider del 2001 e Tomb Raider-La Culla della Vita del 2003) a distanza di quindici anni questo Tomb Raider si distacca dalla visione esclusivamente videoludica e inserisce elementi interessanti sulla vita personale della protagonista.
Alicia Vikander contribuisce a creare il nuovo personaggio con le sue doti recitative che superano di gran lunga quelle della Jolie. L’attrice svedese interpreta una versione di Lara Croft autentica e infonde all’eroina quel contrasto tra fragilità e aggressività che ne è il punto di forza. Purtroppo Tomb Raider si perde in una serie di leggerezze espressive sia nei dialoghi che nelle inquadrature, troppo minimal anche per uno spettatore poco attento.
Roar Uthaug dirige un film che non lascia il giusto spazio all’approfondimento dei personaggi
I personaggi secondari sono poco caratterizzati, il villan di turno non è approfondito, seppur ad interpretarlo sia un ottimo attore come Walton Goggins (The Hateful Eigth), quello che dovrebbe essere il coprotagonista Lu Ren ha un ruolo del tutto marginale, così come gli altri soggetti. Persino Kristin Scott Thomas non è stata adeguatamente valorizzata né dalla sceneggiatura tantomeno dalla regia. L’unica vera protagonista è Alicia Vikander che si porta sulle spalle tutto il film, con la stessa forza interiore del suo personaggio, che interpreta con grande coerenza e professionalità. La Vikander è brava e lo dimostra ancora una volta con questo film d’azione, costruito per un target di pubblico molto ampio (non vi è la presenza di scene forti per cui è adatto anche alle famiglie). Tomb Raider non offre più di questo, due ore da trascorrere con una protagonista tosta, una storia senza troppe aspettative e quanto basta di adrenalina.
Rimandiamo al probabile sequel un plot più articolato, nella speranza che il prossimo regista dia il giusto risalto all’approfondimento dei personaggi e riesca a conferire alla storia un intreccio più convincente.