Con il seminale Koyaanisqatsi Godfrey Reggio ha segnato la storia del cinema, imponendo la sua visione senza compromessi sul mondo e inaugurando un percorso straordinariamente inusuale in cui con il suo sguardo quasi alieno ha raccontato il nostro tempo senza attori, senza sceneggiature, ma con un linguaggio asciutto eppure visionario che lo ha collocato nel limitare tra Cinema e video-arte.
Nel 2013, a 11 anni da Naqoyqatsi (che conclude la cosiddetta qatsi trilogy), Godfrey Reggio firma il vibrante e fantasmatico Visitors, che ora arriva finalmente in home video nella meravigliosa collezione di titoli offerta da Wanted Cinema su distribuzione CG Entertainment.
Visitors porta avanti il discorso sull’antropizzazione che ha caratterizzato tutta la filmografia di Reggio, ma coerentemente con l’evoluzione dei tempi racconta (senza mostrarlo direttamente e in modo comunque marginale) anche il nostro rapporto con la tecnologia. Negli 84 minuti di durata, quest’opera ipnotica farà succedersi sullo schermo i visi dei protagonisti del teatro umano, ma anche i luoghi del vivere, il cielo e i pianeti, e – con un’importanza non trascurabile – quelle mani attraverso le quali interagiamo col mondo, ormai addestrate a ripetere meccanicamente i frammentari e apparentemente erratici pattern con i quali interagiamo con tastiere di ogni tipo.
Visitors è un film che nasce per guardare, e non per essere guardato. Quella confezionata da Reggio, che ancora una volta di avvale delle struggenti musiche di Philip Glass e del montaggio di Jon Kane, è infatti un’esperienza capace di creare un’immersione tanto intensa in quell’alternarsi di volti che osservano la telecamera, da portare lo spettatore a sentirsi osservato, in un meraviglioso ‘gioco di specchi’ che ci racconta l’esperienza umana facendoci pienamente sentire parte del grande disegno che mette in scena.
Le scene di folla sono sporadiche, e servono solo a riportarci presto e per contrasto al sentire intimo che caratterizza tutto il film. I veri protagonisti di Visitors sono infatti quei singoli volti persi in istanti eterni, che scrutiamo mentre ci scrutano, e la cui dimensione temporale dilatata si rivela in tutta la sua soggettività quando accostata a quei time-lapse che sono un vero marchio di fabbrica dell’autore statunitense, e che anche qui hanno il compito di astrarci dal quotidiano per farci sentire – per l’appunto – visitatori del pianeta Terra (ma non solo).
L’intero film (ad eccezione di un paio di frame molto significativi verso il finale) è girato in bianco e nero, eppure c’è un ‘colore’ che riesce comunque ad essere protagonista: il nero pece che a più riprese si mangia le inquadrature divorando ogni fotogramma e vanificando l’inutile affannarsi di quegli umani che Reggio sa ritrarre così intensamente. Usando le tecniche più disparate, compresa la ripresa in infrarosso (che ci restituisce dei magnifici alberi bianchi in una palude che sembra di petrolio), Reggio sperimenta in ogni modo le possibilità del bianco e nero, per poi giocare con questo contrasto proprio nella scena di chiusura del film.
In conclusione Visitors è un lavoro che si rivolge solo a palati cinefili particolarmente raffinati, ma che con la sua grande e intensa profondità sa interrompere il tempo per trasportarci in un’esperienza sensoriale quasi meditativa. Inoltre, anche solo la geniale ciclicità creata tra il gorilla inquadrato in apertura e il finale, meriterebbe l’acquisto di questo preziosissimo home video. Un film che è senza dubbio una sfida alle convenzioni, ma che non può e non deve mancare nella collezione dei veri amanti della settima arte.