Taylor Sheridan affida la sua prima regia di un lungometraggio alla ruvida terra dei nativi americani, protagonista assoluta de I Segreti di Wind River in sala dal 5 aprile con Leone Film Group ed Eagle Pictures. Terzo capitolo di una trilogia ideale iniziata con Sicario di Denis Villeneuve e proseguita con Hell or High Water di David Mackenzie, stavolta Sheridan ha preso in mano le redini della regia per completare la sua visione degli Stati Uniti come terra di confine, aspra e crudele dove le leggi della natura sovrastano la civiltà.
Se i primi due film erano caratterizzati dal calore della frontiera messicana e texana ne I Segreti di Wind River predomina il paesaggio inospitale del Wyoming, nel gelo della riserva dei nativi americani da cui il film prende il nome. Cianotico è il cielo di Wind River, come il corpo privo di vita di una ragazza ritrovata nella neve dal cacciatore Cory Lambert (Jeremy Renner), un uomo di poche parole, in simbiosi con quel terreno inospitale, di un bianco agghiacciante, come la tuta che indossa per mimetizzarsi con la natura.
Un detective al suo primo caso, un brutale omicidio nella riserva di Wind River
Inviata dall’FBI di Las Vegas per risolvere il caso, la giovane e inesperta Jane Banner (Elisabeth Olsen) si trova costretta a chiedere l’aiuto di Lambert per trovare l’assassino della vittima, una giovane nativa figlia di un suo caro amico. L’agente, al suo primo incarico, si troverà ad affrontare la brutalità di un territorio dove gli uomini sono più feroci degli animali e per sopravvivere bisogna combattere con tutte le proprie forze.
Insieme Jane e Cory inizieranno una caccia all’uomo, in un crescendo di solidarietà e calore umano che andrà a contrastare la violenza predatoria che sembra essere parte di una natura, a sua volta violata dalla modernità.
Taylor Sheridan chiude la trilogia della frontiera americana
Taylor Sheridan comunica la sua visione delle terre di confine con un thriller ben congegnato, che si ispira a temi cari al genere western per inserire elementi di critica sociale e una riflessione sul posto dell’uomo nel mondo. Lo spunto iniziale che Sheridan sceglie per poi delineare i personaggi e l’intreccio è piuttosto classico, un omicidio e un sodalizio tra un abitante del luogo ed un detective, ma è nelle storie apparentemente semplici che viene fuori la bravura di un regista e la sua capacità narrativa. I confini fisici e metaforici che il regista vuole sottolineare emergono in un crescendo di tensione che spiazza lo spettatore per realismo scenico, andando a scavare in una delle ferite più profonde della civiltà americana, lo sterminio di una popolazione a favore di un’altra e il confinamento nelle riserve, che non sono l’isola felice che tanti, erroneamente, immaginano. Come in Sicario anche in questo contesto Sheridan sceglie una donna detective (una convincente Elisabeth Olsen) senza alcuna voglia di strafare o dimostrare di saper fare il proprio lavoro al pari di un uomo, la sua coprotagonista vive empaticamente il delitto, immergendosi gradualmente nel contesto selvaggio di Wind River, determinata a dare giustizia al brutale delitto di una teenager.
Più complesso il protagonista maschile, interpretato da un grande Jeremy Renner in una delle sue performance migliori. Un cacciatore schivo e solitario, abituato alle leggi della natura, ferito nel profondo dalla morte prematura della figlia sedicenne, da un doloroso divorzio e da un rapporto difficile con il figlio più piccolo. Membro “bianco” della comunità nativa con cui ha un legame profondissimo, anche Cory Lambert è un uomo di confine, irrequieto nella sua caccia continua così come dotato di una particolare filosofia, capace di ristabilire gli equilibri che la natura ha creato e l’uomo ha distrutto.
Deturpata dalla violenza delle trivelle petrolifere e violata nei suoi luoghi sacri, Sheridan descrive la terra americana più profonda senza alcun filtro, prendendo spunto da un omicidio per inserire tanti elementi che contribuiscono a fare de I Segreti di Wind River un piccolo capolavoro di genere. Dalla scelta dei protagonisti alla complessità dei temi trattati (questione dei nativi, dramma familiare, omicidio, stupro, discriminazione, droga e molti altri) Taylor Sheridan conferma, oltre alle sue capacità di scrittura anche un’ottima regia, capace di evidenziare anche i più insignificanti dettagli, sullo sfondo di un paesaggio tanto magnifico quanto inospitale e una colonna sonora penetrante (Nick Cave e Warren Ellis). Un film di cui non si è parlato molto in Italia, ma che ha avuto un ottimo successo di pubblico e critica, presentato sia al Sundance Film Festival che al Festival di Cannes 2017, dove ha vinto il premio per la miglior regia nella sezione Un Certain Regarde. I Segreti di Wind River rappresenta quel tipico esempio di cinema d’autore che coniuga generi meno elitari ad una scrittura sofisticata, un ottimo lungometraggio che segna la nascita di un nuovo, talentuoso regista.