Ogni festival che si rispetti ha la sua ‘pellicola dello scandalo’, e se lo scorso anno il Lucca Film Festival e Europa Cinema ci aveva regalatoThe Misandrists di Bruce LaBruce, quest’anno tocca a The Cannibal Club mettere alla prova la sensibilità del pubblico della kermesse.
Girato dal prolifico Guto Parente, The Cannibal Club (titolo originale O Clube Dos Cannibais) è un racconto magnificamente scritto, girato e montato (dallo stesso Parente), che con la crudezza di una storia ‘banale’ nella sua brutale malvagità, vuol dire molto più di quanto non sembri inizialmente suggerire.
Otavio (Tavinho Teixeira, visto in Aquarius) e Gilda (Ana Luiza Rios) sono una coppia sposata appartenente all’altissima borghesia brasiliana, caratterizzata da una ‘sessualità’ piuttosto ‘libera’. Per essere precisi – come chiariscono i primissimi minuti della pellicola – lei ama farsi possedere da sconosciuti mentre il marito si eccita osservando in disparte. Niente che non sia già capitato di sentire, se non fosse per il fatto che, al culmine del piacere, Otavio ha l’abitudine di correre a uccidere con una grossa scure l’amante della moglie mentre lei raggiunge l’orgasmo in un lago di sangue, prima di iniziare a fare a pezzi il malcapitato insieme al consorte, per poi condividerne le carni in un elegante pasto.
Come scopriremo presto, in The Cannibal Club questo tipo di perversioni omicide non sono ad esclusivo appannaggio dei due protagonisti, ma sono condivise dai più importanti esponenti della classe dirigenziale brasiliana, che sono pronti a celebrare la propria unità all’insegna di uno status sociale, almeno finché uno dei congregati non deciderà di difendere la propria reputazione di cannibale dabbene da un possibile scandalo legato alla sua omosessualità.
«Non siamo mica assassini», dice a un certo punto candidamente Otavio, e con questa affermazione insensata sembra condensare la quintessenza del film, in cui il club dei cannibali (rigorosamente composto da uomini) è una congrega di «uomini distinti e devoti ai valori più alti», che si compiace del proprio potere uccidendo e mangiando persone, si riempie la bocca con la difesa dei valori tradizionali della famiglia, della fede e del lavoro, ma trova moralmente inammissibile ammettere la legittimità del sesso con un partner dello stesso sesso e – soprattutto – di un rango sociale inferiore.
Una ‘setta’ di esseri umani spaventosi, che si trova in un paese in cui «le brave persone sono spaventate, è un dato di fatto», ma che, vivendo in straordinarie ville asserragliate dietro mura impenetrabili sorvegliate da guardie armate, continua a predare quelle ‘brave persone’ per il proprio piacere.
Guto Parente gira un film che, in virtù della grande risposta emotiva suscitata dall’elemento del cannibalismo e di scene estremamente grafiche, intrattiene magnificamente gli spettatori abituati a un’idea di cinema a tinte forti, ma che, al contempo, è una straordinaria denuncia politica dell'(ir)responsabilità dell’alta borghesia brasiliana verso un popolo costretto a vivere nell’indigenza. Una denuncia affidata a simboli crudi e tabù infranti, certo, ma anche a piccole perle che la sceneggiatura dissemina nelle chiacchiere di circostanza che scambiano i facoltosi appartenenti al club dei cannibali.
Un lavoro assolutamente impeccabile, che non possiamo che consigliarvi di vedere al Lucca Film Festival e Europa Cinema (qualora vi troviate sul posto), o che speriamo possiate rimediare il prima possibile, magari in edizione home video.
The Cannibal Club sarà proiettato al Lucca Film Festival e Europa Cinema 2018 alle ore 17:00 del 10 aprile presso il Cinema Centrale.