Una rapina finita male, un’offerta di patteggiamento irrinunciabile e una vendetta covata per 10 anni dietro le sbarre di una prigione: niente di eccezionale o sconvolgente, ma come recita un vecchio adagio la semplicità è complicata da raggiungere. È difficile trarre da un soggetto tutto sommato classico un film dirompente e che dopo più di trent’anni dall’uscita risulti ancora fruibile senza accusare i segni dell’età, come nel caso di The Hit di Stephen Frears, distribuito in Italia con il titolo di Vendetta, uscito nel 1984 e protagonista della retrospettiva dedicata al regista britannico nell’ambito del Lucca Film Festival e Europa Cinema 2018.
Un film il cui significato è racchiuso nel titolo italiano, in cui nei minuti iniziali della pellicola Willie Parker (interpretato da un immenso Terence Stamp) decide di patteggiare e consegnare alla giustizia i suoi complici di una rapina finita male. Dopo la sequenza iniziale, ci si sposta rapidamente nella Spagna post franchista, paese in cui Parker ha trovato rifugio per sfuggire a eventuali ritorsioni. I chilometri che però separano il sud del paese iberico dalla Terra di sua Maestà non sono abbastanza per placare l’ira di un uomo tradito, ed è a partire dal sequestro di Parker a opera del signor Braddock (John Hurt) e del giovane Myron (un giovanissimo e irriconoscibile Tim Roth) che il film cambia marcia, trasformandosi da un revenge movie in un western moderno con gli stilemi del thriller psicologico, con un lavoro di scrittura dei personaggi che segue le regole di entrambi i generi e insieme le rivolta, donandogli il tipico humor inglese e una profondità psicologica resa evidente attraverso sguardi e molte piccole azioni di cui l’opera è costellata.
Proprio la scelta di non mostrare mai il vero antagonista della pellicola, il rapinatore tradito, ma di incentrare la narrazione unicamente sul viaggio in macchina, moderno cavallo d’acciaio dei sequestratori e dei sequestrati (a cui si aggiunge all’inizio del secondo atto l’allora quasi esordiente Laura del Sol) si è rivelata vincente, consentendo di esplorare e godersi l’evoluzione psicologica di personaggi che stanno banalmente svolgendo una commissione, per quanto complicata e poco piacevole questa possa essere.
È l’interpretazione di John Hurt a spiccare rispetto alle altre, seppur ottime anch’esse: il ritratto che l’attore di The Elephant Man tratteggia dello spietato faccendiere è meraviglioso, e viene da chiedersi perché nel tempo gli siano stati affidati pochissimi ruoli da antagonista. Un’interpretazione costruita su lunghi silenzi e poche pesate parole, scandite dallo svelamento di uno stanco volto nascosto dietro gli occhiali da sole, vera e propria maschera di un uomo che ha perso interesse e voglia nello svolgere il proprio lavoro.
Nonostante abbia più di trent’anni, Vendetta rimane ancora oggi un film adrenalinico egregiamente girato, un classico minore che, qualora non si abbia mai avuto l’occasione di vederlo, è d’obbligo recuperare.