Le Guerre Horrende è la storia di un capitano alcolizzato e reduce di guerra che vive in un imprecisato bosco insieme al suo scudiero. I due passano le giornate a raccontarsi storie, bevendo acquavite e farfugliando sulla guerra con metafore alla fattoria degli animali (mosche contro tafani, pulci contro zanzare). La loro pace quotidiana sarà interrotta dall’arrivo di un soldato, paracadutato nel bosco privo di memoria. Tratto da un testo teatrale omonimo di Pino Costalunga.
Il film di Giulia Brazzale e Luca Immensi (già autori di Ritual — una storia psicomagica) paga un’impostazione eccessivamente teatrale, legata più al palcoscenico che al mondo del cinema. La recitazione dei tre protagonisti, comunque bravi, risulta eccessivamente impostata, da “accademia” più che da pellicola. Eppure, al netto di ciò, La Guerre Horrende è un ottimo film. Specialmente se lo si “giudica” a fronte di un tema, la guerra, che nel nostro cinema è assente o è stato affrontato molto male negli ultimi anni. Ritorneranno i prati di Olmi, una questione privata dei fratelli Taviani o lo spensierato In guerra per amore di Pif sono solo alcuni degli esempi di pessimo film di guerra usciti nelle nostre sale.
I due registi veneti, invece, affrontano il tema tramite metafore, lasciandosi ispirare dalla “psicomagia” di Jodorowsky e dai poveri artisti di strada de Il settimo sigillo. Il film infatti è giocato su toni surrealisti e onirici, per poi essere interrotto bruscamente da flashback che ritraggono scene dalla “guerra grande” (così la chiama il capitano) in un caso e poi di un generale nostalgico della battaglia in un altro. Brazzale e Immensi non vogliono mostrare i fucili, le armi o il suono degli spari; ci raccontano di quello che succedeva lontano dalle morti della guerra, nelle case di quelli che attendevano il ritorno dei soldati. La più bella frase del film, detta dal capitano, è infatti “Dicono che la guerra rovini gli uomini, ma non è vero. La guerra logora le donne.”.
Le Guerre Horrende è un piccolo film, di soli settanta minuti, girato con un grande rispetto e amore per il territorio di provenienza dei registi (il veneto e il padovano). Per quanto soffra di una recitazione impostata e rigida, la scrittura dei personaggi è eccellente e il modo in cui vengono ripresi, spesso con camera a mano, aiuta a portare lo spettatore nell’azione. Giulia Brazzale e Luca Immensi hanno girato il primo ottimo film sulla guerra degli ultimi anni, mettendo in mostra un talento da non sottovalutare.
Al cinema dal 16 Aprile.