Il cerchio si è chiuso, il puzzle completato, finalmente tutte le immagini che hanno aperto questa stagione sono state messe in ordine, svelando il loro vero significato.
Di The Walking Dead abbiamo già parlato molto e a lungo (sempre spezzando lance a suo favore), e non c’è molto di nuovo di cui si possa parlare senza fare spoiler sul finale di stagione, perché ciò che i detrattori della serie sostengono (che è lenta, che ci sono pochi zombie, che le situazioni si ripetono senza sosta) è tutto vero. Detto questo, c’è uno zoccolo duro di spettatori che non riescono proprio ad abbandonare le avventure di Rick Grimes, soprattutto perché gli snodi più importanti dello show seguono sempre una certa coerenza che fa parte di The Walking Dead fin dalle prime stagioni, una precisione che a volte è venuta a mancare, ma che più spesso c’è – e persino la morte di Carl ne è un esempio.
If you don’t fight you die, “se non combatti muori”, è una delle frasi che nelle prime stagioni Rick ripeteva più spesso.
Certo, anche i combattenti, anche i soldati muoiono. Ma muoiono in battaglia, per mano degli uomini. Chi ha scelto di non combattere, di non uccidere, è sempre morto per mano – anzi, per bocca – di un vagante.
Sophia, Dale, Andrea, Tyreese, Bob, Deanna… tutte persone che erano rimaste con un piede nel vecchio mondo, quello preapocalittico, in cui prima della guerra si sarebbe tentata la via diplomatica (Andrea), o in cui non sarebbe stato normale condannare un ragazzo solo perché a conoscenza del luogo in cui il gruppo si nascondeva (Dale).
Poi è arrivato Carl, combattente fin dal primo momento, che di fronte a quel ragazzo che Dale non voleva uccidere disse al padre: “Do it”, fallo. Che già da bambino chiese di avere una pistola e non esitò a usarla contro lo stesso Shane.
Carl è stato un combattente, ha ucciso a sangue freddo e per difesa, con un colpo di pistola ha evitato che sua madre si trasformasse e nel midseason dell’ottava stagione ha fatto altrettanto su se stesso.
Carl aveva smesso di credere nella guerra e voleva con tutto se stesso trovare una soluzione diversa, pacifica, persino con Negan che lo aveva umiliato prendendolo in giro per aver perso un occhio, che lo aveva costretto, tremante e impaurito, a cantare You are my sunshine. E per quella legge della sopravvivenza che suo padre aveva imparato col tempo lo stesso Carl è morto non in battaglia, ma a causa di un vagante. Era una regola che ci hanno sbattuto continuamente sotto al naso quindi, se pur con immenso dispiacere, dobbiamo ammettere che la scelta di tagliare fuori Carl è tanto dolorosa quanto coerente con le premesse.
Ora, però, le regole potrebbero essere cambiate, forse proprio con la morte di Carl un nuovo mondo potrebbe fare capolino.
“Se non combatti muori” è la legge delle prime stagioni, di quelle in cui l’apocalisse è la novità, in cui occorre adattarsi al nuovo mondo per capire in che modo – e se sia possibile – sopravvivere. Potrebbe essere arrivato il momento di smetterla di sopravvivere e di cominciare a vivere, un desiderio che Michonne aveva già da quando per la prima volta mise piede ad Alexandria. Ma all’epoca Rick non era ancora pronto. Deanna (la “governatrice” di Alexandria) aveva tentato il collocamento, mettendo Rick a fare una sorta di vigilante di quartiere, pensando così di riuscire a far riaffiorare l’essere umano che era stato prima dell’apocalisse, quando indossava la divisa e la stellina da vicesceriffo. I tempi affinché il poliziotto tornasse, però, non erano maturi.
Concedeteci un paragone un po’ azzardato, ecclesiastico, per così dire. Pensate a quanto sia “divino” il sacrificio di un figlio, Carl; sacrificio che conduce l’umanità verso un nuovo mondo, delle nuove regole, un nuovo testamento che trasforma il padre, Rick, da dio vendicativo a dio che prova pietà, un dio disposto a perdonare a fronte di un pentimento, in cui la misericordia prevale sull’ira.
Dopo aver conquistato la sopravvivenza potrebbe essere arrivato il momento di ristabilire l’ordine, e per farlo occorre tirare fuori di nuovo la divisa del vicesceriffo, fare dei cambiamenti nel modo di percepire la giustizia.
A differenza dei predecessori morti a causa dei vaganti, Carl non è rimasto intrappolato nel mondo che conosceva prima dell’apocalisse, no. Lui ha un sogno – gli autori ce l’hanno fatto vedere – il suo desiderio non è di cancellare ciò che li ha portati fin qui e tornare al vecchio mondo. Lui vuole evolvere da qui, le sue ultime volontà sono un progetto per il futuro.
Rick ha tenuto duro per diverse puntate, adesso lasciamo che viva il proprio lutto, che si crogioli nel dolore della perdita di Carl: gli sceneggiatori ci hanno mostrato quali sono gli sviluppi possibili di un personaggio che perde un figlio in quel mondo: Carol è diventata una guerriera, Morgan è impazzito, Michonne ha fatto la non-vita dei vaganti per un po’.
Ma Rick è lo sceriffo, Rick è il capobranco, Rick è il protagonista, e avrà un modo tutto suo di affrontare questa tragedia.
Per l’acqua creeremo una rete idrica. Per il cibo coltiveremo la terra. Per ripararci costruiremo delle dimore. Per i criminali metteremo in funzione delle prigioni, e forse avrà avuto ragione Carl, il figlio che ha dato la propria vita per essere d’esempio agli altri.
Questo potrebbe porre fine alla guerra, ma cosa accade alle persone abituate a combattere quando finalmente si raggiunge la pace?
Potrebbero smettere di avere obiettivi, o potrebbero iniziare a farsi la guerra tra loro. Staremo a vedere.