Non spoilereremo nulla, davvero. Lo chiedono i registi, lo chiedono i Marvel Studios e lo chiede il buon senso. Morirà qualcuno? La fanbase si esercita nel toto-morto da mesi, quindi fate pure le vostre supposizioni. Quel che però possiamo dirvi è che Avengers: Infinity War viene venduto da anni come la resa dei conti, come il film in cui finalmente gli eroi si troveranno ad affrontare direttamente il villain più temibile; a impegnarsi con tutte le proprie forze e ad ogni costo a sconfiggerlo. Se queste sono le premesse della vigilia, noi, che abbiamo già visto il film in anteprima, possiamo garantirvi che effettivamente Infinity War non delude le aspettative.
RIDEFINIRE L’EPICA DEL MCU
La locuzione “senza esclusione di colpi” è spesso abusata, ma in questo caso sappiate che è effettivamente perfettamente ficcante. L’intero MCU è chiamato a coalizzarsi, da una parte all’altra della galassia, contro Thanos, il titano che mira a collezionare tutte le Pietre dell’Infinito nel proprio guanto, per avere il potere di portare nell’universo una distruzione senza precedenti. Per mettere in scena questa resa dei conti i fratelli Anthony e Joe Russo scelgono delle proporzioni talmente epiche che, perseguire la grandezza della loro visione, finisce per richiede ogni possibile colpo in battaglia e ogni concepibile colpo di scena. Se Civil War vi era sembrato imponente, sappiate che in confronto ad Avengers: Infinity War è poco più di una gita al mare.
LA FOLLE SCALA DEI FUMETTI
Gli eroi Marvel ci sono (quasi) tutti, e la dinamica che li porta a riunirsi contro un nemico comune funziona sempre con grande naturalezza – con l’eccezione dell’entrata in scena di Cap, che risulta piuttosto forzata. Il punto è che il pur generosissimo minutaggio (149 minuti) è comunque così gremito di personaggi ed eventi da richiedere necessariamente un passo più che spedito, che quasi aggredisce lo spettatore. La conseguenza è che l’alternarsi degli eventi risulta fin troppo vertiginoso, eppure va dato ai Russo il merito di esser riusciti a portare sullo schermo la quintessenza del racconto fumettistico della Marvel, le cui migliori tavole (nonostante un arco narrativo radicalmente diverso) sembrano materializzarsi sullo schermo in tutta la loro caotica e imponente grandezza.
THANOS: CHE FATICA RIUSCIRE A FARLO FUNZIONARE
Avengers: Infinity War, nella sua mastodontica grandezza (che non fa mai pesare la pur lunga durata della pellicola), arriva in qualche modo a chiudere un ciclo di 10 anni di Marvel Cinematic Universe e quindi, inevitabilmente, deve fare i conti con pregi e difetti consegnatigli da tutte le pellicole precedenti.
Cosa funziona è chiaro: l’azione riesce ad essere spettacolare perché finalmente il villain è una minaccia vera, abbastanza potente da mettere in seria difficoltà quei supereroi così apparentemente infallibili. Anche il modo in cui i coprotagonisti finiscono per collaborare è più che convincente, così come lo è la coesione del contesto, che vede l’ambientazione terrestre e quelle spaziali sposarsi perfettamente.
D’altro canto, i Russo si ritrovano a dover gestire un Thanos (ottimamente reso dalla performance capture Josh Brolin) che ci è stato consegnato dalle varie scene post-crediti come un antagonista piuttosto bidimensionale: un cattivone assetato di morte che gli autori Markus e McFeely qui riescono miracolosamente a rendere più tridimensionale (non a scapito di una certa coerenza d’insieme).
EROI DI SERIE A E DI SERIE B
Vi è poi la questione degli eroi. Su Iron Man (Robert Downey Jr.), Capitan America (Chris Evans) e Thor (Chris Hemsworth), vere pietre angolari del MCU, in passato ci siamo soffermati molto, e quindi in Avengers: Infinity War è possibile raccogliere i frutti di tutto quel lavoro pregresso pur senza grandi linee narrative a loro espressamente dedicate.
Vi è però poi una vasta pletora di personaggi ancora poco esplorati (a fare da capofila Spider-Man di Tom Holland, ma anche Teen Groot) o che sin dall’inizio nascono come figure secondarie, che arrivano all’appello di un momento così importante con archi narrativi evidentemente incompleti. Se a ciò si aggiunge che alcuni di essi non sono mai riusciti ad essere veramente interessanti o sfruttati a dovere (si pensi a Falcon, War Machine, Wanda Maximoff e Visione), sia ha a tratti l’impressione – a prescindere dalla loro importanza nella storia – di ritrovarli nel film un po’ per far numero. Che, sia chiaro, può anche andar bene nelle dinamiche di un fumetto cinematografico. A questa regola non si sottrae l’eccentrico personaggio di Peter Dinklage, che funziona più in potenza che in pratica, è reso bidimensionalmente e sembra avere decisamente molto più tempo sullo schermo di quanto non ne meriterebbe.
LA CGI FUNZIONA PIÙ DELLE EMOZIONI
Ad eccezione di una particolare inquadratura in cui (al fianco di altri eroi) compare una Hulkbuster che sembra piazzata lì con Ms Paint, la CGI del film è incredibile. I livelli della computer grafica cui siamo abituati sono sempre alti, certo, ma non c’è un momento in cui la squadra dei cattivi – interamente virtuali – non sembri sul set in carne e ossa. In particolar modo Thanos ha una presenza fisica, un peso e una tangibilità che non solo lo rendono imponente, ma che lo fanno sembrare una creatura realmente esistente, a tutto vantaggio della credibilità della storia.
Se Avengers: Infinity War riesce a rendere verosimile la minaccia incarnata da bestioni alieni determinati a distruggere l’universo, purtroppo non riesce a garantire altrettanta eccellenza quando si tratta di alzare la posta emotiva.
Come è facile supporre, dovendo rappresentare la tensione massima prima della risoluzione narrativa che arriverà con gli ultimi film della fase 4, il nuovo film degli Avenger (che pur regala qualche sparuto momento di sincera ilarità) si trova anche ad affrontare un passaggio particolarmente emozionante. Se gli sviluppi della storia arrivano comunque a toccare il cuore dello spettatore, c’è da dire che la pellicola è talmente fuori scala da non riuscire a trovare – dove necessario – l’intimità che invece avrebbe fatto la differenza. Questo anche a causa di qualche carenza registica da parte dei Russo, che sono dei veri maestri nei passaggi più adrenalinici, ma che per la prima volta sembrano non avere la sensibilità necessaria a ritrarre un passaggio particolarmente importante del film. Una pecca che rimane minore, e che comunque lascia l’impressione che – in un film che è quasi il trionfo della perfezione nell’ambito del cinecomic – manchi un briciolo di emozione in più.
Avengers: Infinity War rappresenta chiaramente uno sforzo senza precedenti per i Marvel Studios, e nonostante la complessità dell’operazione, il risultato è tanto vincente da diventare un instant classic, una pietra miliare con cui d’ora in poi si dovrà misurare la narrativa supereroistica cinematografica. Un lavoro perfetto? Non proprio, per i suddetti motivi. Eppure probabilmente il momento più alto e importante del MCU.