Il boogeyman è una figura centrale per l’horror: da Nightmare del compianto Wes Craven a Candyman, passando per Boogeyman e il più recente Sinister, moltissime sono le pellicole che hanno reso iconica al cinema la creatura leggendaria. Nato dalla cultura popolare, il mostro evocato per spaventare i bambini che non volevano dormire in realtà simboleggia, nelle opere appena citate, la materializzazione delle nostre paure più recondite e The Midnight Man, film del 2016 diretto da Travis Nicholas Zariwny disponibile ora in home video nel nostro paese grazie a Midnight Factory, rispetta fedelmente la tradizione del sottogenere legato a quello che in Italia viene chiamato l’Uomo Nero.
UN GIOCO PERICOLOSO CHE NON DOVEVA ESSERE RIAPERTO
Alex Luster (Gabrielle Laugh) è una ragazza molto legata alla nonna Anna (Lin Shaye), affidata alle cure del dottor Harding (Robert Englund). Un giorno, assieme al suo ragazzo Max (Keenan Lehmann), ritrova in soffitta un vecchio gioco misterioso: i due, eseguendo alla lettera le istruzioni, risveglieranno l’Uomo di Mezzanotte, un essere spietato in grado di trasformare le peggiori paure in tristi realtà.
UN HORROR VECCHIO STAMPO DAL’ESITO NON SCONTATO
The Midnight Man è il remake di un film low budget irlandese del 2013 di Rob Kennedy, a sua volta ispirato dal racconto Il Gioco di Mezzanotte derivante dal creepypasta, ovvero un genere letterario che ha spopolato su Internet attraverso blog, social network e forum reinterpretando vecchie leggende metropolitane in chiave horror.
La pellicola di Zariwny (regista che ha fatto la gavetta come operatore di macchina e scenografo) utilizza un espediente narrativo, quello del gioco maledetto, che abbiamo visto al cinema moltissime volte (ad esempio in Jumanji o, per rimanere in tema di film dell’orrore, in Ouija del 2014) per proporre un’idea di horror vecchio stampo dove nella prima parte lo spettatore smaliziato è in grado di prevedere ogni singola azione dei protagonisti; tuttavia, nella seconda metà, The Midnight Man prende una piega diversa e più crudele rispetto ad un normale teen horror.
Certo, i dichiarati richiami ai b-movie portano con sé grandi ingenuità che in altri prodotti difficilmente si sarebbero tollerate (diverse volte il pubblico deve ricorrere alla sospensione dell’incredulità, in particolare per quanto riguarda i comportamenti dei personaggi principali), ma in compenso il regista non ha paura di mostrare violenze efferate e alcune soluzioni visive sono davvero suggestive.
Il film può anche vantare un cast composto da due vere e proprie leggende dell’horror: l’attrice Lin Shaye, che grazie ad una longeva carriera è stata ribattezzata come la Regina dell’Urlo (Scream Queen), e soprattutto Robert Englund, il boogeyman per eccellenza; il Freddy Krueger di Nightmare è la metacinematografica ciliegina sulla torta grazie ad un cameo in cui emerge il carisma (e l’autoironia) di colui che ha dato vita ad uno dei cattivi più memorabili della storia del cinema.
The Midnight Man non è certo un capolavoro destinato a segnare la storia del cinema; tuttavia mantiene una profonda onestà nell’inserire nel solco di un’idea di cinema ben precisa e, nel finale, ci dimostra come a volte i cliché all’interno di un genere peculiare possano esser messi al servizio del proprio superamento.