RAPTOR
(Rapaz)
di Felipe Gálvez
(Spagna, 13 minuti)
Un ragazzo apparentemente in fuga viene bloccato da un comune cittadino, che immaginando che questi possa essere il responsabile del furto del telefonino di una ragazzina, lo immobilizza con decisione in attesa dell’arrivo delle forze dell’ordine. La polizia però tarda ad arrivare, e mentre si crea una piccola folla, cominciano a spuntare i cellulari a documentare il tutto e i presenti iniziano a farsi giustizia da soli, legando e prendendo a calci e a pugni il giovane che si proclama innocente.
Quello di Felipe Gálvez è un lavoro straordinario, che in soli 13 minuti riesce a sprigionare una forza corrosiva e a costruire una solida denuncia sociale, pur mantenendola sempre sul piano dell’implicito. I passanti che, senza avere alcuna certezza, si improvvisano giudici tra violenza e voyeurismo, sono una straordinaria incarnazione delle meccaniche sociali che animano le interazioni sui social network. Il finale risulta improvviso e anticlimatico, ma non v’è dubbio che la storia potrebbe tranquillamente meritare un agile passaggio al lungometraggio.
EXEMPLARY CITIZEN
(Mo-Bum-Shi-Min)
di Kim Cheol Hwi
(Corea, 12 minuti)
Ci troviamo nei bagni luridi e fatiscenti di un centro scommesse illegale, dove uomini disperati si giocano ogni avere sulle corse dei cavalli. Un uomo affascinante ed elegantemente vestito, a fine giornata, entra nella toilette e inizia a pulirla. Trasformare quella fogna in un luogo straordinariamente pulito e profumato sembra diventare la sua ossessione, anche a costo di sprofondare (letteralmente) le mani nelle feci.
Il corto shock di Kim Cheol Hwi non lesina immagini ripugnanti, fino a mostrarci il distinto protagonista che, apparentemente preso da un incontrollabile desiderio di pulizia, arriva a immerge il viso in un water traboccante liquami pur di rendere quel disgustoso bagno un luogo gradevole per gli avventori del centro scommesse. Per la quasi interezza del corto non è chiaro dove voglia andare a parare l’autore, ma la macchina a orologeria e il crescendo che mette in scena fanno perfettamente il loro dovere nel tenere incollato lo spettatore. Sarà un finale a sorpresa a rendere evidente l’intento di denuncia del regista, che con questo lavoro vuole scagliarsi contro il fiorente mercato coreano del traffico d’organi. Notevole.
PAULINE ENSLAVED
(Pauline asservie)
di Charline Bourgeois-Tacquet
(Francia, 24 minuti)
Pauline non ha notizie da Bruce, l’uomo spostato con cui ha una storia. Durante un suo soggiorno in campagna con l’amica Violette, passerà la maggior parte del tempo aspettando un sms, sperimentano tutti i possibili stati ossessivi dell’amore.
Charline Bourgeois-Tacquet sembra che nel nome abbia una dichiarazione di intenti: è infatti difficile pensare a una confezione più borghese (bourgeois, in francese) per il suo corto, in cui un fluire interminabile di dialoghi compiaciuti e irritanti porta il tempo a dilatarsi a dismisura, fino a far sembrare quei 24 minuti un castigo quasi eterno. L’autrice infatti, pur mantenendo un’estetica più che gradevole, sembra disinteressarsi a ogni altro aspetto della costruzione narrativa e si affida completamente a un script verboso che non riesce in nessun modo a tener desto l’interesse dello spettatore. Se voleva fare dell’attesa un punto cardine della trama, c’è riuscita.
THE FALL
(La Chute)
di Boris Labbé
(Francia, 14 minuti)
Degli esseri celestiali discendono sulla Terra, ma gli umani entrano nel panico e il mondo perde il proprio equilibrio. Quest’evento metterà in moto un inarrestabile processo che separerà la realtà nei suoi opposti, creando gironi infernali e paradisiaci.
La storia di La Chute rimane senza dubbio più chiara all’autore che allo spettatore, che a malapena riesce a interpretare quel che accade sullo schermo, eppure questo straordinario corto animato senza parole è un lavoro assolutamente rimarchevole, che con la sua natura ipnotica rapisce completamente lo spettatore. Le categorie della comprensione e della narrazione lineare sono infatti completamente superflue dinnanzi ai loop continui creati dai disegni bianchi su campo nero, che si ripetono ciclicamente trasformandosi poi in un caleidoscopio di figure umane, fiori e piante. Una spirale di grandissima originalità, per cui risulta indispensabile il commento sonoro sperimentale di archi e sintetizzatori.