Il Miracolo, serie Sky Atlantic che segna il debutto nella serialità televisiva dello scrittore e sceneggiatore Niccolò Ammaniti, è ora disponibile in un cofanetto blu-ray distribuito da Koch Media, che contiene 3 dichi, un bellissimo booklet e una ricca selezione di contenuti speciali (un’intervista a Niccolò Ammaniti, un backstage e le featurette Niccolò Ammaniti: dalla pagina allo schermo, Anatomia di un miracolo, I protagonisti, Fabrizio, Sole, Sandra, Generale Votta, Marcello, Clelia). Lo show, coprodotto da Sky Italia, Wildside, Arte France e Kwaï, ha rappresentato per il panorama italiano il tanto auspicato allontanamento da quel genere crime ormai onnipresente nelle produzioni nostrane e ha fatto registrare alla pay TV di Murdock un record negli ascolti cumulati.
Ad alternarsi alla regia lo stesso Ammaniti, Francesco Munzi (Anime Nere) e Lucio Pellegrini (Romanzo Siciliano), mentre nel cast ritroviamo – tra gli altri – Guido Caprino (1992), Tommaso Ragno (Lazzaro Felice), Elena Lietti (La Pazza Gioia) e Alba Rohrwacher (Lazzaro Felice).
IL MIRACOLO DI STRAVOLGERE DELLE VITE
Da un parte abbiamo Marcello (Ragno), prete che si trova nel mezzo di una profonda crisi spirituale e dall’altra Fabrizio (Caprino), presidente del Consiglio dei Ministri di un’Italia che a breve andrà a votare per decidere se restare o no nell’Unione Europea. Questi due individui condividono la medesima condizione: la disperazione. Il primo non sa come ritrovare la fede, mentre il secondo (oltre a dover fare i conti con dei problemi in famiglia) non ha idea di come vincere il referendum. Si direbbe, in questi casi: “Entrambi hanno bisogno di un miracolo”, e tale miracolo è proprio quello che apre il primo episodio e dà il nome alla serie.
Nella prima scena dello show infatti viene ritrovata in un nascondiglio della ‘Ndrangheta una piccola madonna di stampo industriale, come se ne possono trovare in un qualunque negozio di souvenir di un santuario. Questa “reliquia” però è tutt’altro che comune: piange nove litri di sangue all’ora, i cui valori glicemici mutano continuamente. È sangue ‘vivo’.
La natura e il volume del cruore non lasciano alcun dubbio sul fatto che non esista alcuna spiegazione logica o scientifica: si tratta un evento santo, destinato a “folgorare” chiunque si trovi al suo cospetto, come San Paolo sulla Via di Damasco. Cosa fare della statua?
UN SOGGETTO DI PARTENZA STRAORDINARIO
L’idea di partenza è di grande forza, e apre a una moltitudine di possibilità narrative. L’apocalittico senso di incombenza che caratterizza Il Miracolo sin dalle prime puntate sembra presagire un cambiamento storico, e quella portentosa statuetta finisce per essere un’arma di straordinaria importanza, che potrebbe permettere all’Italia di apparire agli occhi del mondo come il primo paese nella storia dell’umanità a dimostrare l’esistenza di Dio. Intanto, su scala più ridotta, le esistenze dei protagonisti vengono stravolte in ogni loro convinzione.
Il soggetto porta con sé infinite possibilità e una moltitudine spunti di riflessione, tanto che col progredire della storia lo script assume una dimensione corale e frammentaria, in cui l’andamento necessariamente caotico delle vicende sacrifica la definizione della resa dei protagonisti.
Il Miracolo risulta appassionante, soprattutto per le implicazioni dirette del suo concept, anche se alcune linee narrative secondarie – a partire da quella del personaggio di Sole, la moglie del premier – risultano più deboli. Elena Lietti mostra un grande talento nel ritrarre una parte tanto irritante da risultare quasi irrealistica, ma il problema risiede proprio nella scelta di portare sullo schermo lo stereotipo di una donna professionalmente e sessualmente frustrata, che non si cura dei figli e si annoia di esser reclusa in casa, e di contrapporla a una ‘nemesi’ altrettanto esasperante: Olga, ‘nutrice’ dei figli che si spende per convertirli alla religione e alla preghiera. Questa ampia parentesi vuole introdurre la questione della fede senza associarla all’idea del miracolo, ma risente per l’appunto dell’essere del tutto slegata dal tema principale senza per questo arricchirlo. È su questi elementi che a tratti si arena Il Miracolo, dilungandosi in vicende familiari, improbabili sette e continui tradimenti. Al pari di questa linea narrativa, gli struggimenti sentimentali della biologa interpretata dalla Rohrwacher o le conseguenze della ludopatia di Marcello finiscono per contribuire a creare un grande affresco che risulta però confuso. Anche nella riproposizione dell’idea di filler, insomma, sembra che Ammaniti abbia come modello molta serialità statunitense.
UN GRANDE SUCCESSO CHE GUARDA AGLI USA
Il Miracolo è inevitabilmente debitore per i suoi numerosissimi meriti alla grande visione artistica di Ammaniti, creatore e showrunner del progetto, e se pure l’inesperienza alla guida di uno show a tratti si fa sentire, non vi è dubbio su quanto sia importante un prodotto come Il Miracolo per il panorama italiano. Giunto all’ultimo episodio, lo spettatore rimane avvinto da un concept geniale, un grande inizio e un finale memorabile, e poco importa se parte di ciò che si trova nel mezzo di quelle otto puntate non sempre è gestito al meglio: Il Miracolo dimostra comunque che anche la serialità italiana può avvicinarsi ai livelli eccelsi di quella americana, pur senza ricorrere all’inflazionato settore del crime ed esplorando invece la strada decisamente meno battuta del dramma soprannaturale. Ancora una volta Sky Italia riesce a coniugare grande qualità e capacità di intercettare i gusti del pubblico internazionale, e dobbiamo riconoscergliene il merito.