In meno di un anno il grande cinema d’animazione ci ha portato dallo psicologo allo psichiatra.
Con Inside Out Pete Docter ci ha fatto intraprendere uno straordinario viaggio intorno, se non proprio dentro, alle emozioni. No, non quelle faccine con cui commentiamo i post sui social, ma quel complesso di sensazioni, sentimenti, vissuti razionali e irrazionali che costruiscono e costituiscono il nostro ‘sentire’ verso le persone, gli animali, le cose, le idee. Inside Out ci ha detto e ci ha ricordato che quello delle emozioni è un universo da conoscere, coltivare, approfondire e poi, semmai, gestire. Ma soprattutto ascoltate.
Invece per Charlie Kaufman tutto sembra irrimediabilmente compromesso.
Infatti in Anomalisa, che correva proprio contro Inside Out per l’Oscar al miglior film d’animazione, la persecuzione dell’uomo su se stesso è il livello di guardia ormai raggiunto e superato. Kaufman, che ha scritto alcuni dei film più ipnotici degli ultimi quindici anni, qui firma anche la regia insieme a Duke Johnson e compie la scelta poetica di affidarsi allo stop-motion piuttosto che ad attori veri.
Il risultato è un film adulto, amaro ma pieno di speranza.
Con le rughe ormai rinchiuse nel lontano ricordo del tempo che fu e sparite dall’orizzonte del vissuto (illusi!), l’azzardo diventa chiedere all’amata di baciare la sua cicatrice. Depravazione pura (valle a spiegare che vorresti farlo solo perché ti piace tanto).
Nel film gli uomini e le donne hanno tutti la stessa voce maschile, e solo una persona speciale ha la sua vera voce. È il racconto della disumanizzazione oppure dell’amore come possibile via d’uscita? Fate voi. La vicenda si svolge all’Hotel Fregoli. E anche qui il nome evoca sia il maestro del trasformismo che la malattia di cui soffre chi crede di essere perseguitato da qualcuno e vede il suo persecutore anche in altre persone. Dallo psicologo allo psichiatra, si diceva.
Ma non è ancora dato sapere se l’umanità si possa misurare in pillole.
L’ossatura del film di Kaufman, va detto, non è il non plus ultra dell’originalità, ma con i guizzi del regista e con la tecnica dell’animazione stop motion non si può non amare questa pellicola, così come fu per il suo debutto alla regia Synecdoche, New York con il grande, grandissimo Philip Seymour Hoffman. Da segnalare che nella versione in lingua originale è la straordinaria Jennifer Jason Leigh a dar voce a Lisa.
Anomalisa, come anche Inside Out, è un film coinvolgente che, a modo suo, è portatore sano di progressivo pessimismo. È comunque quantomeno singolare che a portare in primo piano questi temi, anzi a spiattellarli in faccia, siano due film d’animazione. Con tutto il rispetto per il genere, sembra quasi il caso del bambino che per fare una richiesta o per dire una cosa scomoda alla madre parla a nome del suo ‘amico immaginario’.
Anomalisa (anomalia Lisa), il cui finale ci consegna al dubbio come accade in ogni opera di Kaufman, si conclude con questa battuta: “Ho cercato il nome Anomalisa sul mio dizionario di giapponese-italiano. A quanto pare significa divinità dei cieli: non che io mi consideri tale, ma è interessante”. Se ce l’ha fatta petaloso, si può ben continuare a sperare anche in Anomalisa.
PS. Se avete dei figli che vi chiedono di comprare i popcorn e portarli al cinema, scegliete senza indugio Zootropolis. Anomalisa è sì un film d’animazione ma va tenuto fuori dalla portata dei bambini; supponendo che, tra l’altro, non vogliate fargli vedere una scena di sesso. Anche fatta bene!
Ora guardatevi il making of qui sotto e preparatevi a rimanere a bocca aperta!