Sono disponibili in streaming gratuito su Festival Scope i film del Festival of French-Speaking Belgian Cinema. Abbiamo recensito per voi i cortometraggi, che potete comodamente vedere online da computer, dispositivo mobile o smart TV fino al 30 giugno.
Summer (Estate)
di Ronny Trocker (Francia, Belgio, 7 minuti)
Su un’affollata spiaggia italiana, in mezzo a bagnanti di ogni età, il tempo si ferma all’improvviso. Ritroviamo l’occhio della telecamera a indagare un uomo che sta uscendo dall’acqua, a quattro zampe, quasi arrancando per raggiungere la riva e trovarsi – spera – finalmente al sicuro. Tutto intorno, quei bagnanti che all’apparenza sembrano intenti a prendere il sole o giocare sulla sabbia sembrano adesso fissarlo con occhi pieni di paura e forse odio.
Traendo ispirazione da una foto di Juan Medina scattata nel 2006 sulla spiaggia di Gran Tarajal raffigurante un rifugiato che, a gattoni, arranca sulla riva, Trocker costruisce un corto esteticamente impeccabile che, oltre a fornire un punto di vista inedito sul tema dell’immigrazione, si presenta come una riflessione metacritica sul potere dell’obiettivo fotografico. Nell’intervallo tra uno scatto e l’altro, colui che è stato immortalato è l’unico che può sfuggire all’immobilità dell’immagine e muoversi a piacimento tra i bagnanti, adesso congelati nella posizione tenuta al momento dello scatto. In questo mondo in cui le persone sembrano essere ridotte a mere statuine, la fuga è pressoché impossibile e l’unico epilogo possibile è l’essere intrappolato nei confini dell’inquadratura.
Kapitalistis
di Pablo Muñoz Gomez (Francia, Belgio, 14 minuti)
Natale non è solo luci colorate, case e strade addobbate e regali sotto l’albero. Natale è anche lo stress di comprare il regalo giusto, di piegarsi al mercato e ai desideri delle persone cui vogliamo bene e di fare tutto il possibile per realizzarli. Natale quindi può essere il momento più critico dell’anno se, come Gyorgis, sei emigrato in terra straniera, il tuo unico lavoro è consegnare pizze a domicilio e tuo figlio vuole come regalo solo e soltanto il modello più caro di quello zaino che va così tanto di moda ultimamente…
Se tutti noi, nel nostro piccolo, sappiamo benissimo che non dovremmo cedere alle cosiddette seduzioni del capitalismo, allo stesso tempo sappiamo bene quanto questo sia difficile. Kapitalistis vuole mostrarci proprio questo, come siamo disposti a giungere a compromessi anche quando pare più che folle dover spendere centinaia di euro per un zaino. Ma Kapitalistis è anche una sottile satira sociale che mette a nudo i vizi di una borghesia snob che trova gusto nel mangiare tartine adagiate su corpi di uomini nudi o dello stato sociale belga con i propri impiegati chiaramente sull’orlo di una crisi di nervi. Quello di Muñoz Gomez è quindi un racconto di Natale onesto e atipico che è valso al suo regista il Pardino d’oro per il miglior cortometraggio internazionale alla scorsa edizione del Festival di Locarno.
For You I Will Fight (Pour Toi Je Ferai Bataille)
di Rachel Lang (Francia, 21 minuti)
Ana ha diciannove anni e, come spesso succede dopo che una relazione importante finisce, non sa cosa fare della sua vita. Probabilmente per questo decide di unirsi all’esercito imbarcandosi in una nuova routine fatta di sveglie all’alba, rigore e cameratismo. Ex militare lei stessa, Lang ci consegna una rappresentazione realistica e convincente della vita nei dormitori senza mai indulgere in alcun modo in una denuncia del sessismo che impera in certi ambienti. Gli scontri tra Ana e gli altri soldati anche suoi superiori ci sono ma vengono mostrati per quello che sono, senza aggiungere ulteriori livelli di lettura che potrebbero offuscare ciò di cui questo corto davvero tratta, ovvero la crescita emotiva di Ana.
Incontriamo Ana nel bagno del suo appartamento, a pezzi, e lì la vedremo tornare alla fine di For You I Will Fight. Ma quella che adesso si guarda allo specchio è un’Ana diversa, un’Ana che è ora consapevole delle proprie forze e con uno sguardo diverso sul mondo. Quello che invece non sappiamo è cosa succederà dopo, quale strada deciderà di intraprendere. Questo è materiale per i prossimi due capitoli che Lang ha dedicato al personaggio di Ana, White Turnips Make It Hard to Sleep (Les navets blanc empêchent de dormir, 2011) e Baden Baden, il suo primo lungometraggio (2016).
May Day
di Fedrik de Beul e Olivier Magis (Belgio, 21 minuti)
Suona il campanello e i primi ospiti stanno per entrare nell’appartamento di Thierry. Non appena li fa accomodare ecco che suonano ancora alla porta. E poi ancora. E ancora. E ancora. Gli ospiti non si conoscono l’uno con l’altro e anche Thierry li vede per la prima volta. Sono tutti lì perché vogliono la stessa cosa e hanno risposto all’annuncio dell’uomo per ottenerla: un lavoro.
Con queste premesse assai semplici, de Beul e Magis confezionano un prodotto dall’ambientazione minimale e da tempi quasi teatrali lasciando gran parte del lavoro a una sceneggiatura efficace e brillante portata in vita da un gruppo di ottimi attori capitanati da Thierry Hellin, sorprendentemente al suo debutto sulle scene. Quello che si mette in scena in May Day è quindi una commedia surreale in cui un’offerta di lavoro si trasforma in un’asta al miglior offerente, in un gioco al ribasso che mette a nudo l’aggressività e l’egoismo dei tipi umani rappresentati.
A Town Called Panic: Back to School (Panique au village: La rentrée de classes)
di Stéphane Aubier e Vincent Patar (Francia, Belgio, 26 minuti)
Correva l’anno 2002 e sulle televisione belghe andava in onda la serie animata Panique au Village (A Town Called Panic) il cui successo permise ai suoi registi di produrre il loro primo lungometraggio di animazione omonimo, primo film in stop-motion a essere presentato al Festival di Cannes nel 2009. Il film, così come la serie, segue le avventure di Cowboy, Indiano e Cavallo che condividono una casa in un piccolo paese in campagna. Caratterizzato da un umorismo al limite del nonsense, il film si è guadagnato un notevole successo sia di pubblico che di critica.
A distanza di anni, il duo Aubier-Patar torna a deliziarci con l’ennesima avventura degli inseparabili Cowboy e Indiano in un cortometraggio che conquista fin dalle prime scene per la sua freschezza e comicità. I due stanno per partire per la tanto agognata vacanza in una località di sogno ma non hanno fatto i conti con la realtà: siamo già al primo settembre ed è anche il primo giorno di scuola. Rinunciando alla vacanza devono quindi tornare sui banchi ma una novità è alle porte: il nuovo docente di geografia porta con sé un concorso assai interessante. Chi indovinerà la distanza esatta (in millimetri) tra la terra e la luna vincerà un viaggio su quest’ultima insieme a lui. L’occasione è ghiotta e lo sviluppo narrativo che ne scaturisce è dei più brillanti. A Town Called Panic: Back To School è una piccola gemma, un divertissement che non dovreste lasciarvi scappare.