È a partire dal 2015 che possiamo parlare di un certo genere cinematografico che verrà poi chiamato screen life o screen movies da colui che ne è sia padre fondatore che mecenate, ovvero il regista russo-kazako Timur Bekmambetov. Il 2015, dicevamo. In questo anno, non solo Bekmambetov ha prodotto il primo film di questo genere, l’horror Unfriended (regia di Levian Gabriadze) ma, seguendo le orme di Lars Von Trier e Thomas Vinterberg, ha stilato un manifesto che detta le regole del genere. Richiamando le tre unità aristoteliche, gli screen movies devono rispondere a un’unità di spazio – con l’azione che non deve mai uscire dai confini dello schermo del computer – a una di tempo – tutto deve avvenire in tempo reale e l’editing servirà solo a far sembrare che il film sia stato girato in piano sequenza – e, infine, un’unità di suono – dove tutti i suoni devono essere quelli prodotti da un computer.
Poco prima di Profile, film dello stesso Bekmambetov presentato alla 68esima Berlinale, un’altra pellicola appartenente al medesimo genere ha debutatto allo scorso Sundance Film Festival, Searching per la regia di Aneesh Chaganty e prodotto, neanche a dirlo, dal solito Bekmambetov. Il film è adesso in programma all’Edinburgh International Film Festival.
La trama di Searching è molto semplice: dopo la morte della madre, David (John Cho) e Margot (Michelle La) non sembrano più uniti come lo erano precedentemente. Quando una mattina David trova tre chiamate perse da parte della figlia lasciate nel cuore della notte prova a contattarla per assicurarsi che vada tutto bene ma, non ricevendo risposta per ore, comincia a pensare che qualcosa di grave essere sia successo. La polizia viene quindi mobilitata e il caso affidato al detective Rosemary Vick (Debra Messing) mentre David continua le sue personali indagini per ritrovare la figlia scavando a fondo tra i social network e i profili virtuali di Margot.
Searching si apre esattamente come ci aspetteremmo da un film del genere. Un nuovo utente viene creato, il placido sfondo del desktop con una collina che stacca su un cielo cielo cristallino si accompagna al jingle di Windows XP. Difficile immaginare che certe immagini possano renderci nostalgici e invece è proprio quello che succede. Nei successivi dieci minuti, vediamo scorrere di fronte ai nostri occhi la vita della famiglia Kim, narrata attraverso album fotografici, email e promemoria del calendario. Un racconto che si conclude con il linfoma che, per due volte, colpisce la madre di Margot, la cui degenza in ospedale viene mostrata in un toccante montaggio tra filmati che documentano i progressi al pianoforte della ragazza, foto dalla camera d’ospedale per il primo giorno di liceo e l’evento che segna le dimissioni della madre che viene costantemente posticipato sul calendario. La pellicola dunque si fa racconto minimalista, un racconto in cui ci viene concesso di vedere solo quei momenti che, in un battito di ciglia, andranno poi a formare i ricordi dei protagonisti, come le fotografie di una persona cara, stille di memorie troppo spesso dolorose.
È però quando il motore dell’azione si mette finalmente in moto che è possibile apprezzare al meglio la funzionalità di un tale stile narrativo. FaceTime, Facebook, i motori di ricerca si prestano tutti con una naturalezza quasi disarmante all’indagine poliziesca, anche nel caso in cui questa venga condotta da un civile, e mettono a nudo la vulnerabilità della nostra persona virtuale. Ma Searching non si ferma qui. Nonostante ci si trovi fondamentalmente di fronte a un thriller di un discreto livello, Chaganty non rinuncia a inserire sporadicamente alcune denunce alla società contemporanea, in particolare alla strumentalizzazione del lutto e al suo utilizzo per guadagnare popolarità online.
Sorretto da un’ottima interpretazione di Cho, che sembra quasi reggere il film sulle spalle grazie anche al suo muoversi perfettamente a suo agio tra un’app e l’altra, Searching non è avaro di colpi di scena capaci di tenere lo spettatore sulle spine per tutta la durata della pellicola. Tradendo il terzo punto del manifesto del genere, in alcuni dei momenti salienti le azioni sono accompagnate da una colonna sonora che esula dal repertorio dei suoni propri del computer ma che non può, per questo, che aggiungere un tocco di pathos in piu. A conti fatti, è difficile vedere come, dopo questo lungometraggio così tecnicamente ben fatto e così emotivamente coinvolgente, all’interno degli screen movies si possa produrre qualcosa di altrettanto riuscito.
Searching sarà nei cinema italiani dal 18 ottobre con Sony Pictures.