Presentato in anteprima italiana al Biografilm Festival – International Celebration of Lives, il documentario di Michel Toesca Libre vuole raccontare la situazione dei migranti al confine fra Italia e Francia: obiettivo nobile, che però risente di una messa in scena poverissima, quasi inammissibile.
Il film, presentato fuori concorso all’ultima edizione del Festival di Cannes (supponiamo più per l’argomento scottante che per reali meriti artistici), si colloca infatti al di là del concetto di povertà di mezzi. La completa mancanza di post-produzione fa sì che l’audio sia sporco e le riprese di qualità talmente bassa che a stento si distinguono i protagonisti. È un gran peccato: la storia dell’eroico contadino Cedric Herrou meritava ben altra sorte.
Nella Roya, una valle al sud della Francia che confina con l’Italia, vive Cedric Herrou, un agricoltore che offre vitto e alloggio ai migranti che cercano quotidianamente di passare il confine. Secondo la legge francese è possibile chiedere asilo una volta arrivati a Nizza e, come racconta questo documentario, la polizia francese fa di tutto per evitare che i migranti ci arrivino. Lo stesso Cedric è conscio di star infrangendo la legge ospitando i migranti, così come lo sono tutti i volontari (insegnanti o infermiere) che collaborano con lui nella sua missione di salvataggio.
Michel Toesca gira Libre senza una apparente conoscenza del mezzo cinematografico, costruendo inquadrature disordinate e spesso poco precise. Una resa dell’immagine del genere si può giustificare nelle sequenze “pericolose” del film, ovvero quando il regista e i migranti hanno un violento scontro verbale con dei poliziotti francesi. Per il resto il documentario ha tutto luogo nelle mura protette della grande casa di Cedric, circondata da campi coltivati e nascosta dal paesaggio circostante. È lì che si svolgono le lezioni da parte di volontari ai migranti, e che degli infermieri volontari valutano le condizioni dei migranti che hanno attraversato l’Italia per arrivare dalle parti di Ventimiglia.
Purtroppo non si riesce mai ad essere totalmente coinvolti in una vicenda che possiede contorni paradossali (per esempio il fatto che chi aiuta i migranti a passare la frontiera è punibile per legge, sorte che tocca anche a Cedric) e che comunque è necessaria per denunciare una situazione drammatica, al centro del discorso politico e sociale da diversi anni. Libre è fatto con grande passione, con un lavoro di riprese durato un anno e nel quale i protagonisti non hanno voluto indietreggiare di fronte a nulla (come detto, Cedric finisce addirittura in prigione).
Michel Toesca interviene durante il film, fa sentire la sua voce e talvolta dà risposte ad alcune domande che vengono poste durante il documentario. Si comporta come Michael Moore, senza limitarsi a riprendere semplicemente ciò che accade. Il problema, come detto, sta proprio nella messa in scena eccessivamente pauperistica, che fa sembrare Libre un filmato trafugato e girato all’oscuro di tutti, anche laddove non dovrebbe.