In una remota regione del Galles, trovano riparo da una violenta tempesta alcuni viaggiatori. Questi dovranno scontrarsi con gli spaventosi padroni di casa: Horace Femm (Ernst Thesigner) e la maligna sorella Rebecca (Eva Moore). La situazione precipiterà però quando il maggiordomo Morgan (Boris Karloff), inquietante ubriacone violento, libererà il fratello psicopatico e piromane che ha intenzione di bruciare la casa, gettando gli ospiti nel terrore più nero.
Andato perduto fino a quando, alla fine degli anni Sessanta, Curtis Harrington ritrovò i negativi della pellicola negli archivi della Universal Studios e ne curò il primo restauro, The Old Dark House- Il Castello Maledetto, è un altro gioiello preziosismo firmato James Whale. Tra gli autori più importanti dell’Horror, per il quale è maggiormente conosciuto nonostante il suo impegno anche in altri generi e nonostante il suo carisma fosse difficile da standardizzare, ha firmato alcuni capolavori come Frankenstein (1931), L’Uomo Invisibile (1933) e La Moglie di Frankenstein (1935). Dopo avergli fatto interpretare la famosa Creatura di Mary Shelley, nel 1932 decide di riportare in scena Boris Karloff ne Il Castello Maledetto, non riuscendo però ad ottenere il consenso hollywoodiano, che arrivò invece dall’Inghilterra, suo Paese natio, grazie soprattutto allo black humor che pervade la sceneggiatura e il suo cinema tout court.
Ingiustamente dimenticato all’interno della lunga e proficua filmografia di Whale, Il Castello Maledetto è in realtà un film che si inserisce perfettamente nel genere horror, aggiungendovi inquietanti elementi: mentre la tempesta, la casa isolata, la famiglia minacciosa sono tutti elementi ricorrenti nei film di questo tipo, la matrice orrorifica del plot è tutta umana. Non vi sono mostri, creature, vampiri o sovrannaturale di altro tipo: la pazzia dell’uomo è l’unica artefice dei timori dei viaggiatori che si sono imbattuti nella famiglia Femm e negli altri abitanti del Castello, generando così quel sentimento di Perturbante che è universale e non contingente a quest’unica vicenda.
Il terrore e la paura passano naturalmente e senza intoppi dalla pellicola allo spettatore grazie alla regia ricercata di Whale, che sceglie inquadrature distorte e angolazioni inusuali, mentre la fotografia di Arthur Edeson crea disturbanti giochi di luci e ombre tipici del cinema espressionista tedesco di inizio secolo. Il Grottesco si fa invece avanti tra le righe della sceneggiatura e della regia che tradiscono le origini british di Whale, facendo confluire horror e commedia con una maestria che si può trovare in pochi altri autori cinematografici.
Ne è piena dimostrazione il film omonimo di William Castle del 1963, ispirato anch’esso al romanzo Benighted di John B. Priestley, questo sì, dimenticabile, anonimo, privo di quella originalità che invece contraddistingueva il talento illimitato di James Whale.