Presentato nella sezione Venezia Classici della 74. Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia, Tutto in una notte è un capolavoro di John Landis del quale ancora oggi, purtroppo, si parla troppo poco.
Ed Okin (Jeff Goldblum) è un ingegnere di Los Angeles che ormai da diversi anni soffre di una tremenda insonnia. Dopo aver scoperto che la moglie lo tradisce, Ed decide una notte di andare in aeroporto per cambiare vita e lasciarsi alla spalle la sua routine frustrante. Arrivato nel parcheggio, però, incontra Diana (Michelle Pfeiffer), una giovane donna che sta scappando da un quattro uomini assoldati per ucciderla. A sua insaputa, Ed viene trascinato in un mondo più grande di lui, nel quale coesistono personaggi bizzarri e pericolosi che sono alla ricerca di sei perfetti smeraldi che Diana ha trafugato dall’Europa.
La carriera di John Landis all’alba di Tutto in una notte ha davvero dell’incredibile. Il regista americano nel 1985 non aveva nemmeno trentacinque anni, eppure aveva già diretto alcuni dei più importanti film della storia del cinema: , Animal House (1978), Blues Brothers (1980), Un lupo mannaro americano a Londra (1981), Una poltrone per due e il videoclip di Thriller di Michael Jackson nel 1983. Paradossalmente, la produzione di Into the night (questo il titolo originale) fu travagliata. Nonostante i successi degli anni precedenti, il film scritto da Ron Koslow prevedeva un impegno logistico di realizzazione ragguardevole: girato tutto di notte, con un numero elevato di comparse famose (fra cui addirittura un fantastico David Bowie in versione criminale) e soprattutto ambientato tutto in esterni, con set costruiti appositamente.
Fu il successo di Una poltrone per due a rendere possibile Tutto in una notte, il quale si rivelò comunque un grande insuccesso di pubblico e di critica (Roger Ebert, il più grande critico cinematografico della storia, gli assegnò un punteggio basso e ne scrisse molto male sul Chicago Sun Times). Il film risulta però oggi modernissimo, avanti anni luce rispetto ai suoi contemporanei degli anni ’80. L’opera che Landis e Koslow hanno realizzato valica i confini dei generi. Dentro di sé ha elementi di commedia, azione e thriller, oltre a due sequenze che presumibilmente disturbarono gli spettatori dell’epoca (la morte per annegamento dell’amica della protagonista e la strage finale all’aeroporto).
Dentro una Los Angeles pericolosa, ricolma di bizzarrie e di personaggi stravaganti (come il fratello della protagonista, ossessivo appassionato di Elvis) Tutto in una notte è un tassello importante di quello che è un vero e proprio genere: la storia dell’uomo normale ed ordinario che viene a suo malgrado trascinato dentro qualcosa che è molto più grande di lui. Un topos, questo, che negli anni subito successivi all’opera di Landis verrà riproposto in due grandissime opere: Fuori Orario (1985) di Martin Scorsese e Qualcosa di travolgente (1986) di Jonathan Demme. In questi tre film, girati da tre grandi maestri del cinema americano, la “rottura dell’equilibrio”, ovvero l’inizio dell’avventura straordinaria, è ad opera di tre affascinanti donne che, dopo aver incontrato l’ordinario protagonista ( sia esso un ingegnere, un programmatore o un bancario), lo trascinano in un mondo lontano dalle sue consuetudine e per questo pericoloso.
Venezia Classici ci ha dato dunque la possibilità di rivedere un film imperdibile, che necessita di essere riconsiderato e rivisto, riletto in quanto film moderno, trent’anni avanti rispetto ai suoi contemporanei.