Insieme a Jane Austen e alle sorelle Brontë, Mary Shelley (nata Mary Wollstonecraft Godwin) è una delle poche scrittrici che sono riuscite ad affermarsi in un periodo storico in cui la scrittura sembrava essere solo un privilegio per uomini. La vita della Shelley inoltre non è di certo scevra di avvenimenti, sufficienti nel fornire materiale interessante per una sua rappresentazione cinematografica (fra tutti la relazione con il poeta Percy Bysshe Shelley). Considerate le premesse, sembra piuttosto difficile sbagliare un film dedicato alla vita dell’autrice inglese ma la regista Haifaa al-Mansour riesce a sbaragliare ogni pronostico trasformando il suo Mary Shelley in un teen drama in costume con pochissimi assi nella manica.
La giovane Mary (Elle Fanning) vive insieme al padre, lo scrittore William Godwin (Stephen Dillane), alla nuova moglie di Godwin e alla sorella Claire (Blair Powley) nella loro modesta casa di Londra annessa al negozio di libri di famiglia. La madre della ragazza, la scrittrice e portavoce dei diritti delle donne Mary Wollstonecraft, è ormai morta da tempo e Mary compie i suoi primi tentativi letterari sotto la guida del padre. I reiterati conflitti con la matrigna convincono Godwin a mandare la figlia a soggiornare per un periodo in Scozia dalla famiglia Baxter. È qui che Mary conosce Percy Shelley (Douglas Booth): tra i due si sviluppa subito una forte attrazione. Tornata a Londra per assistere la sorella, che si era finta in punto di morte, la ragazza si ricongiunge presto con Shelley, il quale trova in Godwin una guida letteraria. Tra i due giovani scoppia ben presto la passione, assieme allo scandalo per il precedente matrimonio del poeta. Quella che però sembra una relazione idilliaca ben presto si rivela una gabbia dolorosa per Mary, una gabbia che trasforma in arte quando finalmente scrive il suo capolavoro Frankenstein.
Il peccato più grande del film di al-Mansour è quello di aver ignorato le potenzialità del materiale di partenza con un prodotto chiaramente destinato ad un pubblico di adolescenti più interessato ai drammi di una storia d’amore tormentata che al racconto biografico, il quale avrebbe potuto virare sul gotico per dare maggior carattere all’opera. Complice un cast di giovani attori, tutti piuttosto piacenti e patinati, e l’assenza totale di un genio registico, Mary Shelley sembra ricordare nelle intenzioni il Romeo + Juliet di Baz Luhrmann ma non riesce mai a trovare la sua cifra stilistica per elevarsi a qualcosa di più di una pellicola purtroppo dimenticabile.
Per essere un lungometraggio che dovrebbe trattare la vita di Mary Shelley, stupisce l’importanza e la presenza scenica di un gran numero di personaggi secondari. In particolare, sebbene rivesta un ruolo importante nella storia, dalla sua apparizione a Londra in poi Mary Shelley sembra concentrarsi forse più su Percy Bysshe Shelley che non sulla sua protagonista, offrendo agli spettatori numerosi voice over delle poesie di Shelley e relegando Mary al ruolo della giovane innamorata pronta a gettarsi nello scandalo più per fare un torto alla matrigna che per una reale passione travolgente. Sullo stesso piano convince parzialmente persino la genesi di Frankenstein, o meglio il sostrato sentimentale cui si vuole ricondurre il romanzo. Da una parte il film sembra infatti suggerire che Mary abbia originariamente concepito l’idea grazie ad uno spettacolo sul principio del galvanismo e ad alcune discussioni tenute con Polidori durante il soggiorno degli Shelley nella sua villa a Ginevra (dove peraltro era presente anche Lord Byron). Dall’altra è invece il tentativo ultimo non convincente di ricondurre la complessità dei temi trattati nel romanzo al dolore provato dalla giovane per colpa delle poche attenzioni nei suoi confronti da parte di Shelley, come se, senza l’influenza maschile o uno struggimento d’amore, una donna non possa concepire un’opera di tale forza emotiva.
Senza particolari guizzi registici e con una sceneggiatura che poteva e doveva fare di più, Mary Shelley difficilmente troverà ampi consensi presso un pubblico adulto. L’unica speranza è che almeno possa instillare nei giovani la curiosità verso il romanzo e che questa si traduca, a sua volta, in lettura.
Mary Shelley sarà nelle sale italiane dal 22 agosto su distribuzione Notorious Pictures.