Parafrasando lo slogan che l’attuale presidente americano Donal Trump pronunciò in campagna elettorale “Make America Great Again”, al detto di “Make the Purge Great Again” si svolge il primo esperimento che porterà alla consuetudine annuale delle 12 ore di “sfogo” collettivo, alla base dei soggetti della saga de La Notte del Giudizio. La fortunata serie, iniziata nel 2013 con il primo film e proseguita con altri due capitoli (Anarchia ed Election Year) completa la trilogia con questo prequel, antefatto su come il governo dei Nuovi Padri Fondatori abbia abbassato in pochi anni l’indice di criminalità sotto l’1%.
Il collegamento con la politica internazionale e l’attualità, dal controllo della comunicazione di massa attraverso la tecnologia, alla rabbia delle classi sociali più basse, è pregnante ma è solo il pretesto per sfogare, cinematograficamente, questa violenza incontrollata, in un mondo dove buoni e cattivi non esistono e si deve far fede unicamente alla propria coscienza.
Diretto da Gerard McMurry, che sostituisce James De Monaco, ideatore della saga e regista dei primi tre film, La Prima Notte del Giudizio è ambientato ai nostri giorni (gli altri si svolgono nel futuro) e mette al centro le idee del partito appena salito al governo i Nuovi Padri Fondatori d’America (NFFA). Rappresentanti del malcontento e delle classi sociali più agiate, i NFFA mettono in atto un esperimento sociologico ideato da una psicologa di fama internazionale (interpretata da Marisa Tomei) che permette, in un lasso di tempo limitato e ad un gruppo di persone selezionate, di dare libero sfogo alle proprie pulsioni primordiali, dimenticando le convenzioni sociali e religiose.
Per permetterne la riuscita, i NFFA decidono di testare l’esperimento a Staten Island, un’isola vicino New York prevalentemente abitata dalle classi meno abbienti. Ai residenti, in cambio della promessa di rimanere a casa, è offerto un compenso di cinquemila dollari, mentre per chi parteciperà attivamente all’esperimento verrà data una ricompensa maggiore e proporzionata agli “sfoghi” commessi. Da questa premessa nasce la Prima Notte del Giudizio, la “purificazione” e la liberazione dei propri istinti ma anche un diabolico e controverso piano governativo che si nasconde dietro la teoria socio-psicologica alla base della storia.
Durante la notte violenza e paura aumentano allo scoccare delle lancette, per terminare in un’alba di sangue. Mentre la società sembra essere allo sbando, un gruppo di persone lotta per la propria sopravvivenza, in particolare i protagonisti Dmitri (Y’ Lan Noel) e Nya (Lex Scott Davies) ex fidanzati con due storie parallele di violenza e riscatto, che faranno di tutto per resistere alla notte e mettere in salvo amici, parenti e vicini.
Come tutti (o quasi) i film prodotti dalla Blumhouse di James Blum, tra cui spiccano le saghe di Paranormal Activity, Ouija, Insidious e successi cinematografici e di critica come Scappa-Get Out, la chiave di volta sta nel contenere i costi scegliendo un cast di attori emergenti o poco conosciuti e prediligendo sceneggiature che possono essere accattivanti per un pubblico molto vasto, senza degenerare nel b-movie.
A De Monaco va sicuramente il merito di aver messo in pratica un incubo che ha qualcosa di realistico, ancorato a quella rabbia e alla confusione politica che aleggia nel difficile periodo storico in cui stiamo vivendo. I fondamenti di critica sociale, alla base della sceneggiatura de La Notte Prima del Giudizio, lasciano molto più spazio alla violenza senza limiti che aleggia per tutto il film e ad una regia senza identità, che utilizza stili e linguaggi differenti, in un pasticcio visivo che stenta a convincere.
Fondamentalmente il film è l’equivalente cinematografico di uno sparatutto, dove non si comprende chi siano i buoni e i cattivi di turno, anzi nella confusione mentale di un’America dominata dalla crisi, i ruoli sono invertiti, trasformando persino le gang in baluardo della lotta di classe. Tra schizzi di sangue (poco credibili), accoltellamenti, bastonate e omicidi truculenti il pubblico assiste ad un’ora e mezza di “sfoghi” identificandosi con chi meglio crede, data l’eterogeneità dei personaggi inseriti nella sceneggiatura, ma troppo poco approfonditi per creare un vero legame con lo spettatore. Abbiamo lo psicopatico di turno, che dovrebbe essere il personaggio più terrificante, ma in realtà rasenta il ridicolo, la psicologa pentita, madre premurosa, la figlia innocente, la vicina di casa dalla battuta pronta e gli inevitabili quadretti familiari e amorosi.
La Notte Prima del Giudizio non convince e dopo la prima mezz’ora inizia ad annoiare, non riuscendo a mantenere la tensione psicologica necessaria alla riuscita di questo genere. Probabilmente la causa è il passaggio alla regia di Gerard McMurry, che non mette la stessa “passione” dell’ideatore della saga, che ne aveva curato meglio i dettagli. Consigliato agli appassionati del genere e a chi non può fare a meno di curiosare sui retroscena che si nascondono dietro l’invenzione della grande purga a stelle e strisce.