Di Terry Gilliam se n’è parlato molto in occasione dell’ultimo Festival di Cannes, dove è stato presentato quel The Man Who Killed Don Quixote che ha finalmente visto la luce dopo un’interminabile serie di problemi, che avevano portato alcuni a definirlo “una pellicola maledetta”.
Se una fetta importante della carriera di Gilliam è stata accompagnata dalla presenza incombente del cavaliere errante di Cervantes, è pur vero che sono una moltitudine i personaggi che si sono alternati nell’immaginario del visionario regista e sceneggiatore, tanto eterogenei quanto lo sono le storie con le quali l’ex comico e cartoonist si è misurato.
È proprio a tre di questi lavori che ora CG Entertainment dedica uno splendido cofanetto (disponibile in formato DVD o Blu-Ray), ripercorrendo tre momenti tra loro temporalmente e artisticamente molto distanti della carriera di Gilliam. Sono infatti Le Avventure del Barone di Münchausen, Paura e Delirio a Las Vegas e The Zero Theorem i titoli presenti nel cofanetto: tre opere che, accostate, rendono bene l’idea dell’eclettismo proprio del talento dell’ex Monty Python.
Le Avventure del Barone di Münchausen, datato 1989, è il libero adattamento dell’omonimo romanzo di Rudolf Erich Raspe, incentrato sulla figura del militare tedesco realmente esistito Karl Friedrich Hieronymus von Münchhausen, noto per le inverosimili avventure delle quali millantava di esser stato protagonista. Mentre una cittadina portuale è assediata dai Turchi e una compagnia di teatranti recita le improbabili avventure del Barone, questi si materializza in carne e ossa, pronto ad affrontare il fuoco nemico che sta per minacciare la messinscena. Ricco di livelli di lettura e perfettamente rappresentativo della passione per le divagazioni fantastiche del regista, il film vanta nel cast nomi come John Neville, Uma Thurman, Sting e Robin Williams.
Paura e Delirio a Las Vegas non ha bisogno di presentazioni. La pellicola del 1998 con Johnny Depp e Benicio del Toro si è rapidamente guadagnata la medaglia di film cult, ed è diventata uno dei lavori più rappresentativi e amati della filmografia di Terry Gilliam. La componente visionaria è ancora una volta presente, ma alla fantasia immaginifica del Barone di Münchausen si sostituiscono i deliri di menti in preda a ogni sorta di droga. Raoul Duke e il suo sgangherato avvocato Dr. Gonzo sono infatti i protagonisti di un road trip (o sarebbe meglio dire di un trip in tutti i senti) alla volta di Las Vegas, in cui l’abuso di ogni possibile sostanza stupefacente è un pretesto per raccontare lo stato delirante di un’America che nel 1971 si sta lasciando alle spalle i figli dei fiori, vede ancora Nixon alla Casa Bianca ed è impantanata in Vietnam. Semplicemente un film memorabile, infestato di influenze beat.
The Zero Theorem è il terzo disco del cofanetto, e segna il ritorno di Gilliam all’immaginario distopico e peculiarmente cyberpunk che avevamo già conosciuto nel meraviglioso Brazil. A 28 anni di distanza la mano di Gilliam è diversissima eppure altrettanto riconoscibile, e stavolta davanti alla macchina da presa troviamo Christoph Waltz, David Thewlis e Melanie Thierry. Come la pellicola del 1985 (il cui titolo doveva originariamente essere 1984 ½), anche The Zero Theorem pesca a piene mani da Orwell, mettendo in scena un futuro in cui l’esistenza si consuma sotto il controllo ubiquo delle grandi corporazioni. Protagonista della storia è il geniale informatico Qohen Leth, che, insoddisfatto di quello che lo circonda, ha deciso di isolarsi dal mondo e dedicarsi alla ricerca scientifica di quale sia lo scopo della vita.
Tre opere diversissime, che però sono legate da un filo comune, che è poi la poetica riconoscibilissima di Terry Gilliam. Una grande occasione per tornare su uno dei più interessante e sfuggenti cineasti della contemporaneità, con un cofanetto di film che non possono mancare in una collezione cinefila che si rispetti.