Quando uscì nel 1958, distribuito dalla LuX Film, Un Ettaro di Cielo incassò poco più di 65 milioni di lire. Dopo un tale flop, il regista e sceneggiatore del film, Aglauco Casadio, non ebbe modo di rifarsi e la sua carriera proseguì con alcuni documentari su commissione, senza trovare il successo sperato. Eppure il film prodotto da Franco Cristaldi, a sessanta anni dalla sua uscita, ci racconta di una vecchia Italia operaia, di periferia e genuinamente ignorante. Un’ambientazione che di innovativo non ha nulla, certo, eppure col senno di poi Un Ettaro di Cielo ha il pregio di essere una delle prime black comedy del nostro paese.
Della genesi del film, che incredibilmente arriva solo ora per la prima volta in DVD grazie a CG Entertainment, si conosce molto poco, quasi niente. Probabilmente la trama fu ispirata da un fatto di cronaca accaduto nella zona del Ferrarese, vicino al delta del Po. La vicenda fu poi rielaborata da Casadio stesso, in sinergia con un giovanissimo Elio Petri (all’epoca poco più che ventenne), insieme a Ennio Flaiano e Tonino Guerra (che lavorò anche come aiuto regista). Il protagonista del film è Severino Balestra (Marcello Mastroianni), un farabutto che campa alla giornata vendendo cianfrusaglie e che è stato nelle grandi città italiane, come Milano, delle quali i vecchi del paese non conoscono nulla. Severino, per guadagnare con facilità qualche soldo, racconta agli ignari abitanti di Miglarino che esiste un’azienda che vende degli ettari di cielo, nei quali essi possono andare a vivere dopo essere morti. Nel frattempo Balestra ha sedotto Marina (una giovane e bellissima Rosanna Schiaffino), la quale crede, come i vecchi, che le sue storie siano vere. Gli anziani sono così felici del loro nuovo acquisto “immobiliare” che cercano di uccidersi per approfittarne subito.
Un Ettaro di Cielo è una commedia molto più intelligente di quanto non sembri ad una prima occhiata. La parabola del personaggio di Marina, per esempio, restituisce il ritratto della donna alla fine degli anni ’50; la giovane vorrebbe andarsene dal paesino, ma sarebbe impossibile senza un uomo ad accompagnarla. Vi è poi il personaggio di Balestra, un uomo capace ad arrangiarsi, anche se ciò comporta raggirare il prossimo. In una delle sequenze più divertenti del film, egli cerca di convincere la folla, tenendo in mano una marmotta, che l’animale è sopravvissuto ad una bomba nucleare grazie ad un magico unguento.
Tutto il film è una “sfida” fra il progresso e l’arretratezza, fra la città e la campagna, fra l’Italia ignorante ma genuina e i farabutti metropolitani che vendono solo fumo. Come detto, Un Ettaro di Cielo non porta nulla di innovativo in termine di ambientazioni o di trama, semmai è il tono con cui viene raccontata la storia a renderlo un film così interessante. Una divertente commedia nera che ha avuto la sfortuna di uscire lo stesso anno di film come I Soliti Ignoti o Venezia, la Luna e Tu, venendo messa in ombra dalla concorrenza di un cinema italiano in uno dei suoi periodi più fortunati.