Da una parte abbiamo la telecamera del poliziotto in seconda fila del plotone antisommossa, dall’altra quella del regista: entrambe riprendono le due fazioni ma lo spettatore vede solo le immagini della polizia schierata, pronta a intervenire nel caso le manifestazioni prendano una brutta piega. È questo l’unico contatto tra il regista di Young And Alive e le istituzioni francesi. Un contatto simbolico che sposa la tesi della non comunicazione tra le due parti.
Young And Alive (titolo originale L’Èpoque), film di Matthieu Bareyre in concorso nella sezione Cineasti Del Presente della 71. edizione del Festival di Locarno e disponibile in streaming su Festival Scope, è un docufilm girato tra il 2015 e il 2017 dopo l’attacco terroristico al giornale satirico Charlie Hebdo. Il giovane regista francese dà voce ai giovani parigini bianchi e neri di tutte le classi sociali ma il filo conduttore sono le storie di Dj Soall e di Rose, una “negra” (così si definisce lei stessa per “togliere alla parola la connotazione negativa data dai bianchi”). L’ispirazione del lungometraggio deriva proprio da una lettera in cui Rose dà l’addio alla Francia, ormai stanca di manifestare e di presentare i documenti per strada almeno cinque volte al mese (nonostante sia una cittadina francese con una laurea, un master e tre diplomi). Tuttavia, e qui evidenziamo la prima debolezza del film, la storia di Rose e soprattutto quella di Dj Soall si trovano troppo sullo sfondo; per lunghi tratti addirittura scompaiono a favore delle interviste ad altri ragazzi che sembrano fatte senza una ratio vera e propria, tant’è che le risposte dei giovani parigini potrebbero essere identiche a quelle dei loro coetanei in giro per il mondo. In particolare nella prima parte, dove vengono interpellati sui loro sogni, sulla libertà e sulla felicità, non emerge nulla di particolarmente inedito se non una fotografia della globalizzazione più realistica rispetto a molti dati economici.
La seconda parte del film segue invece la comunità dei ragazzi neri (non solo quella delle banlieue parigine) dove invece predomina la ribellione verso la politica, lo Stato e soprattutto nei confronti della polizia ostile. Le motivazioni sono le stesse che troviamo in altri documentari e nei servizi televisivi: “siamo musi neri ma francesi”, “siamo costretti a fare piccoli furti per fame e per mantenere la famiglia”, “non abbiamo gli stessi diritti dei bianchi”, “il lavoro non c’è ma per noi è ancora più difficile trovarlo, anche se umile”. Solo una ragazza con i genitori di origini congolesi individua nello studio la via maestra per emanciparsi, invitando i suoi coetanei a non piangersi addosso.
Il giovane regista francese insomma, pur confezionando un lavoro interessante (sulla scia dei premi ricevuti per il suo precedente lavoro Nocturnes), sembra non aver trovato ancora la sua strada, almeno con Young And Alive. Dal punto di vista stilistico il film è girato bene ma senza uno stile di ripresa personale che lo renda accattivante e che compensi contenuti già visti, usati o abusati. Sulla scelta della colonna sonora invece Bareyre colpisce nel segno: le note della Sonata n. 12 di Antonio Vivaldi, La Follia, accompagnano in maniera suggestiva la storia di Rose, che nel frattempo se n’è andata dalla Francia scrivendo una lettera di addio al suo paese, polemica e amara: “Le mie icone fanno sognare, le vostre uccidono”.
Young And Alive è disponibile sulla piattaforma streaming Festival Scope fino al 31 agosto.