L’immigrazione negli ultimi è stata al centro di un aspro dibattito presso l’opinione pubblica, con linee di pensiero differenti e difficilmente conciliabili. Il cinema, come spesso accade, attraverso la finzione offre chiavi di lettura interessanti ed è questo il caso di Benvenuti a casa mia (A bras ouverts) di Philippe de Chauveron, ora disponibile in home video CG Entertainment. Commedia a sfondo multietnico, è tutta costruita sull’incontro tra la comunità francese e quella rom, con il regista francese che affronta per la terza volta il delicato tema. Questa volta sono le ipocrisie collegate alla questione a finire sotto la sua lente, messe in evidenza attraverso un uso smisurato di cliché e sfottò.
Lo scrittore Jean-Etienne Fougerole (Christian Clavier) nel corso di un dibattito televisivo promuove il suo ultimo romanzo, A Braccia Aperte, invitando le persone benestanti ad accogliere nelle loro abitazioni i più bisognosi. Un collega più giovane, suo ‘rivale’ nel dibattito, lo mette alle strette, chiedendogli di mettere in pratica ciò che chiede ai suoi fan. Per evitare una brutta figura, l’intellettuale decide di accettare e fornisce l’indirizzo di casa sua con la speranza che nessuno lo prenda in considerazione. Così non accade: Babik (Ary Abittan) e la sua famiglia rom si presentano nella sfarzosa villa di Marnes-la Coquette…
Dopo il successo di Non sposate le mie figlie! e il flop di Debarquement immediat!, Philippe de Chauveron si mette in gioco ancora una volta e decide di portare sul grande schermo le contraddizioni della Francia di oggi, multiculturale e divisa. La famiglia ospitata dai protagonisti, originaria della Romania, come dicevamo è rappresentata attraverso grossolani stereotipi: denti di metallo, passeggiate per strada con maiali al guinzaglio e molto altro – facendo sempre leva sulla vena delinquenziale. Se non è l’originalità a caratterizzare lo script, lo è di certo un politicamente scorretto dilagante. Una costruzione narrativa che non punta eccessivamente sulla comicità, infatti, fa leva tanto su una denuncia dai toni leggeri dell’incoerenza della borghesia di sinistra d’Oltralpe quanto sui toni del grottesco nel ritrarre gli ‘ospiti sgraditi’.
È l’ottimo Christian Clavier a rappresentare la miglior freccia nella faretra di de Chauveron: l’attore parigino, già protagonista in Non sposate le mie figlie!, restituisce con grande mestiere un personaggio intrappolato nei suoi stessi sentimenti e costretto a fare fronte ad una situazione nella quale si è cacciato da solo.