Juliana è una donna sposata che da una grande città del Brasile si trasferisce in un provincia interna dove le condizioni di vita sono più complicate, a partire dalla situazione igienico-sanitaria. Trova subito lavoro presso il ministero della Sanità e proprio nel settore che si occupa di monitorare il territorio ispezionando ogni singola casa e cortile mal curati e fatiscenti, in cerca di possibili focolai che possano generare epidemie e quindi rimuoverli o risanarli. Juliana è socievole, spiritosa, ironica e ben presto diventa un punto di riferimento dei colleghi insieme ai quali ogni giorno condivide il lavoro, le confidenze e le confessioni. La nuova situazione la porterà a scoprire nuove relazioni e diversi orizzonti ma allo stesso tempo a far riemergere anche una parte di sé che era rimasta chiusa nel suo passato e aspettando che il marito la raggiunga. Perché Juliana è sì una persona ‘solare’ ma ciò non le impedisce di fare i conti con il suo stato di donna e di moglie con la necessaria lucidità, concretezza, profondità, intelligenza.
Long Way Home (titolo originale Temporada) è l’ultimo film del regista brasiliano André Novais Oliveira, presentato al Locarno Festival 2018 nella sezione Cineasti del Presente e disponibile fino al 31 agosto in streaming gratuito su Festival Scope. La classica opera che potrebbe rappresentar una sorta di “manifesto” anti effetto speciale ma che pur tuttavia tiene incollato lo spettatore per tutti i centotredici minuti di pellicola. Sceneggiatura e soggetto, a cura dello stesso Oliveira, sono quanto di più minimale possa richiedere la settima arte ma la mano del regista e le interpretazioni trasformano la pellicola in un’appassionate routine dove lo spettatore entra, si sente a suo agio e forse anche rappresentato nei movimenti, nei dialoghi e nelle relazioni, sia di lavoro che di amicizia o affettive. Il film è strutturato sostanzialmente da un gruppetto di persone che percorrono a piedi il territorio ispezionando case e ambienti esterni. Il valore aggiunto della regia è perciò proprio quello di aver trasformato scene di vita quotidiana in un prodotto filmico attraente, mai banale né noioso. Le ambientazioni e il contesto sociale rappresentano un altro punto di forza, tanto da far tornare in mente il filone di quel neorealismo che ha fatto tanta delle fortuna del cinema italiano. La “costruzione” dei movimenti e dei linguaggi è meticolosa, puntuale, sincrona, aiutata da attori tutti decisamente nel ruolo e in stato di grazia: Grace Passô, Rejane Faria, Renato Novaes, Juliana Abreu, Hélio Ricardo.
Una citazione a sé la merita la protagonista. Nel cinema ci si domanda spesso se bellezza e bravura possano coincidere. Ognuno si dia la risposta. Quel che è certo è che a volte, in casi molto rari, si mescolano, si sovrappongono e si confondono, normalmente grazie alla strepitosa bravura dell’attrice o dell’attore. Grace Passô è uno di questi casi. Lei, così distante dai classici canoni della bellezza, la troverete così brava da essere anche talmente bella da conquistarvi.