Prosegue il nostro riepilogo dei film che, in un modo o nell’altro, hanno maggiormente disatteso le aspettative durante lo scorso anno. Così, dopo aver esaminato le pellicole dalla decima alla sesta posizione nella prima parte dell’articolo, è il momento di vedere chi si è guadagnato le prime posizioni nel campionato delle delusioni cinematografiche del 2015!
V posizione
PAN – VIAGGIO SULL’ISOLA CHE NON C’È
Tutti noi da bambini ci siamo appassionati alle avventure di Peter Pan, ma chi ha letto i romanzi di James Matthew Barrie ricorda vividamente l’infinita tristezza del momento in cui Peter, vedendo la madre con un altro bambino, crede di esser stato sostituito e decide di volar via per non tornare mai più. Quella scena da sola bastava a tratteggiare Peter Pan come un personaggio profondamente malinconico, molto più di quanto non fosse quello raccontato nell’omonimo film d’animazione Disney. Ecco, ora sappiate che tutta quella tristezza e quel senso di impotenza non sono nulla davanti a quel che prova lo spettatore guardando Pan – Viaggio sull’isola che non c’è di Joe Wright, e questo solo a causa della consapevolezza di quanto sia grande l’occasione sprecata.
A dispetto delle aspettative verso un regista interessante come Wright e di un interprete come Hugh Jackman, Pan è un film confusionario, girato frettolosamente e scritto con poca cura, che non riesce a intrattenere o coinvolgere in alcun modo. Non a caso il giudizio della critica è stato impietoso almeno quanto i risultati al botteghino, che lo hanno reso uno dei film con maggiori perdite della storia del cinema.
Come è successo per un altro film in questa classifica, buona parte della colpa è attribuibile al regista, un cineasta giovane e talentoso abituato a ritmi più lenti e che fino ad ora si era cimentato solo una volta con una narrazione più incalzante (Hanna con Saoirse Ronan).
Con una sapiente sceneggiatura ed una diversa costruzione dell’azione, questo film avrebbe potuto essere un magico viaggio nella nostra infanzia, ma invece è stato solo una grande delusione della nostra età adulta.
In breve: Peter Pan probabilmente non è l’unico a non esser mai cresciuto: viene qualche dubbio anche sulla maturità degli sceneggiatori.
IV posizione
FANTASTIC 4 – I FANTASTICI QUATTRO
Qui sarà difficile non essere ripetitivi, perché tutti ne hanno parlato. Tutti hanno già detto quanto questo film sia terribile e poco ispirato, tutti sanno i problemi che il regista ha avuto con la produzione e di quanto quest’ultima ne abbia modificato la versione originale, ma qualcosa bisogna pur dirlo no?
Fantastic 4 – I Fantastici Quattro è un film che cerca a tutti i costi di prendersi terribilmente sul serio, ignorando quanto sia impossibile riservare un ‘trattamento Nolan’ a dei personaggi noti per lo spirito spensierato e familiare che li ha resi famosi nella silver age.
La sceneggiatura è blanda e sciocca, gli effetti speciali non impressionanti, l’azione insufficiente, la recitazione insipida e le caratterizzazioni dei personaggi terribili, in particolare quella di Victor Von Doom, uno dei migliori villain Marvel qui reso un moccioso piagnucolone e con un aspetto ridicolo e scarno quanto le sue battute.
Non è difficile immaginare cosa stiate pensando: “se il film è così terribile, allora perché non è più in alto nella classifica? Non è che si trova al quarto posto solo per fare uno squallido gioco di parole?”. Sì, anche per quello, ma soprattutto perché le voci sul terribile risultato dei primi screening della Fox aveva preceduto di mesi l’uscita in sala, preparandoci al peggio. Anche se dopo l’ottimo Croniche erano in molti a credere che Josh Trank potesse fare il grande salto di qualità con un blockbuster, tanto che gli era stata pure affidata la regia di uno dei prossimi spin off di Star Wars (poi revocata impietosamente). Ora sappiamo quanto tali aspettative fossero mal riposte.
In breve: Un disastro annunciato, confusionario ed eccessivamente dark.
III posizione
HEART OF THE SEA – LE ORIGINI DI MOBY DICK
Moby Dick è uno dei libri più conosciuti e importanti della storia della letteratura nonché una delle più grandi epopee dell’epoca moderna, quindi di certo il materiale di partenza avrebbe potuto permettere la realizzazione di un film in grado di rispondere alle attese più esigenti, tanto più che la regia era affidata all’espertissimo Ron Howard e il ruolo principale a quel Chris Hemsworth che sembrava essere una garanzia al box office. Col senno di poi, però, già il primo teaser trailer di Heart of the Sea – Le origini di Moby Dick avrebbe dovuto suggerire cautela.
A dispetto di ogni aspettativa il film arrivato sul grande schermo ha stupito per i toni tutt’altro che imponenti, regalando un’esperienza piuttosto noiosa e ben lontana dall’essere spettacolare.
Andiamo con ordine: il film non si basa sul libro di Melville ma sul precedente e meno conosciuto racconto della nave Essex (trasformato in un libro da Nathaniel Philbrick). La scelta di utilizzare una storia solo in parte riconducibile a Moby Dick poteva essere vincente, permettendo di catturarne solo gli elementi migliori ed evitando agli studios l’onere di un’eccessiva fedeltà al libro. Così però non è stato, perché Heart Of The Sea rimane un film sorprendentemente debole, con ottimi attori che non danno mai il meglio e con una regia che sorprendentemente fatica ad alternare il realismo delle action cam con i filtri patinati e una CGI spesso non all’altezza.
La sceneggiatura, che dovrebbe essere la colonna portante del film, è disadorna, con temi ambientalisti dal sapore pretestuoso, un’evoluzione limitata dei personaggi e una pessima distribuzione dell’azione, dei flashback e dei picchi drammatici. I dialoghi potrebbero salvarsi, ma il ritmo blando e l’eccessiva aderenza ai canoni del classico cinema americano degli anni ’50 li rendono anacronistici.
Disarmonico, fiacco e mille leghe sotto ogni aspettativa, non credo che ci sia altro da dire su questo film.
In breve: Da una storia epica come quella di Moby Dick, non ci saremmo mai aspettati un film così povero (sotto tutti i punti di vista).
II posizione
TERMINATOR GENYSIS
I primi due film di Terminator sono state vere pietre miliari del cinema d’azione, ma l’abbandono della saga da parte di quel James Cameron noto per la sua inventiva fuori dal comune ha consegnato il franchise al declino totale.
Dopo un Terminator 3 decisamente dimenticabile e un Terminator Salvation che non è riuscito a convincere nonostante l’ottimo cast, un eccellente design e degli eccellenti VFX, arriva un Terminator Genisys che è confuso già dal titolo.
La storia, spoilerata sin dalla locandina, è un vero delirio: cerca di correggere gli errori creati dai suoi predecessori per proporne di più gravi mentre un’orgia di citazionismo, un’eccessiva edulcorazione della violenza (coerente con quel rating PG-13 che negli anni si è fatto sempre più ‘docile’) e la recitazione legnosa dei protagonisti finiscono per affondare il film.
Questo tentativo mascherato di reboot si rivela invece l‘ultimo chiodo sulla bara della saga, stroncandone apparentemente ogni possibile futuro.
Delusione grande, ma in fondo ce lo sentivamo. Hasta la vista, sequel.
In breve: Un pattume confusionario nato fra i rottami di una saga orami da tempo “terminata”.
I posizione
SPECTRE
James Bond è un personaggio intramontabile, ormai parte del nostro cinema da più di mezzo secolo, e la tetralogia con Daniel Craig nei panni dello storico agente segreto si è fatta carico del gravoso compito di svecchiare il personaggio e renderlo più appetibile allo spettatore contemporaneo, con esiti anche eccellenti.
Ma se con Casino Royale questo nuovo 007 aveva completamente sbaragliato i suoi detrattori, poi tornati a scalciare per Quantum of Solace e di nuovo seppelliti con lo stupendo Skyfall, quest’ultimo Spectre tradisce qualsiasi elemento abbia funzionato nella rilettura del franchise, sprofondando in tutti i cliché che negli anni ’90 avevano reso risibile la serie con Pierce Brosnan.
In un susseguirsi di scene d’azione grottesche, fughe prive d’emozione e sviluppi narrativi oltre i limiti della parodia, il film si mostra incredibilmente e sorprendentemente mediocre.
Come ha potuto un ottimo regista come Sam Mendes e lo stesso team di sceneggiatori che ci aveva portato Skyfall fallire così miseramente? Non è chiaro, e probabilmente le accuse di eccessiva introspezione rivolte al precedente capito hanno avuto un loro peso, fatto sta che questo installment riesce a fallire sia quando eccede in un’azione troppo pirotecnica sia quando fa piombare lo spettatore in un inaspettato torpore nel presentare quella che dovrebbe essere la più carismatica delle nemesi di Bond. Il casting di talenti come Andrew Scott, Léa Seydoux e Christoph Walt non può nulla per contrastare tanto autolesionismo.
Detto questo bisogna chiarire che Spectre non è totalmente da buttare, in particolar modo per quanto concerne la sempre ispirata fotografia di Roger Deakins (vi rimandiamo a questo articolo), e che la delusione degli spettatori è direttamente proporzionale agli alti standard fissati dai precedenti capitoli. Ma sì, rimane la peggior delusione del 2015.
In breve: Quando il protagonista principale si dissocia dal film durante tutta la campagna promozionale, è evidente che il disastro è in arrivo.