Presentato nella sezione Orizzonti della 75. Mostra del Cinema di Venezia, Tel Aviv on Fire è un’intelligente commedia ambientata fra il set di una Soap Opera araba e la frontiera fra Gerusalemme e la Cisgiordania. Sameh Zoabi riesce a imbastire una storia che si lascia dietro i pregiudizi e si concentra invece sul progresso e sul futuro di una nazione frammentata e segnata da un odio secolare.
Il protagonista del film è Salam, un trentenne arabo che vive a Gerusalemme con sua madre e non riesce a dare stabilità alla sua vita. La sua grande occasione arriva sotto forma di una raccomandazione: suo zio, infatti, è il produttore di Tel Aviv on Fire, una Soap Opera di grandissimo successo girata in Cisgiordania (per la precisione a Ramallah). Salam viene dunque assunto come stagista, grazie alla sua conoscenza dell’ebraico e comincia così una scalata che, grazie ad alcune fortunate circostanze, lo porterà a diventare un autore della fiction. A causa suo nuovo e delicato ruolo dovrà fare i conti con Assi, un ufficiale israeliano che lavora al posto di blocco e la cui moglie è una grande fan della serie.
Tel Aviv On Fire contiene diverse battute ai danni di arabi ed ebrei, legati spesso agli stereotipi più comuni di questi due popoli (il fatto che i primi sono visti solo e unicamente come terroristi e dei secondi si prende in giro l’avidità). Basti pensare che la fiction fittizia all’interno del film racconta di una storia d’amore smielata fra uno sciocco ufficiale ebreo ed una spia palestinese durante la guerra dei sei giorni, il più importante conflitto armato fra i due popoli. Ancora oggi, a cinquant’anni di distanza dalle battaglie, gli arabi si riferiscono al conflitto chiamandolo “la sconfitta”. Sameh Zoabi prende in giro con esemplare coraggio gli stereotipi e le guerre passate, lasciando intendere in superficie che non è giusto addossare ai figli le colpe dei padri.
Tutti i personaggi della pellicola sono infatti progressisti: nonostante sia un ufficiale dell’esercito Assi rispetta gli arabi, i creatori della fiction sono proni verso la cultura araba soltanto per ottenere i finanziamenti e Salam si innamora della sua vicina di casa, una dottoressa israeliana che conosce dall’infanzia. Ognuna di queste scelte in fase di sceneggiatura può venire considerata oltraggiosa nel suo paese, ragione per cui, come citato prima, il suo film è indubbiamente un’opera coraggiosa.
Tel Aviv On Fire però rimane, in fin dei conti, un prodotto che alla luce della sua leggerezza e del suo genere (un po’ commedia e un po’ love story) potrà avere una distribuzione internazionale e, perché no, persino essere portato sui nostri schermi nella prossima stagione cinematografica.