Ad un anno di distanza del riuscitissimo Diva!, film biografico su Valentina Cortese, vincitore del Nastro D’Argento come migliore documentario 2018 e presentato fuori concorso a Venezia 74, Francesco Patierno ritorna al Lido con un interessante documentario sulla Camorra, utilizzando immagini di repertorio per approfondire il tema da un punto di vista socio antropologico. Il regista partenopeo aveva già ritratto la sua città nel 2016 con Naples ’44, un racconto emotivo narrato dal punto di vista di un ufficiale britannico (con la voce di Benedict Cumberbatch) di stanza a Napoli durante l’occupazione americana.
A raccontare agli spettatori gli spietati anni in cui la Camorra si è insediata nella vita dei napoletani è Meg, nome d’arte di Maria Di Donna, ex membro dei 99 Posse e cantautrice di successo, una voce fuori dal coro che narra con il suo timbro profondo e malinconico la crudeltà di un mondo parallelo, che sembra essere tanto vicino alle persone quanto lontano dalla legalità.
Ed è proprio da questo parallelismo tra legalità e illegalità che il regista parte per affrontare l’iter che ha portato la Camorra ad evolversi fino a diventare una delle potenze criminali più rilevanti al mondo, specialmente nel contrabbando e nel traffico di droga. Il racconto prosegue idealmente Naples ’44, con una sorta di alleanza tra delinquenti del posto ed americani per il contrabbando di sigarette d’importazione, un modo tra i tanti per sopravvivere alla condizione di povertà estrema in cui la città versava nel dopoguerra.
D’altronde come avrebbe potuto uno Stato, del tutto assente, intervenire seriamente nel traffico di contrabbando lasciando centinaia di persone che vivevano vendendo sigarette senza lavoro? Donne, bambini e cittadini poverissimi avevano trovato un modo per guadagnarsi da vivere, percorrendo quel filo sottile che è la soglia di tolleranza tra ciò che è lecito per sopravvivere e ciò che invece è considerata una vera e propria attività criminale.
Attraverso filmati di repertorio, soprattutto interviste e processi provenienti dalle Teche Rai, alternati ad immagini di rapine ed omicidi ripresi dalle telecamere di sicurezza, Patierno ricostruisce la fine della vecchia Camorra e la nascita della NCO (Nuova Camorra Organizzata) una sanguinaria organizzazione criminale che vide il suo massimo picco sotto il boss Raffaele Cutolo. I filmati scelti da Patierno alternano i fatti di cronaca e il linguaggio delle news con cui si descrivono i boss e le maglie della Camorra ad interviste e vox populi alle persone comuni, vittime e allo stesso tempo complici del diffondersi della malavita. Gente povera e sottoproletariato urbano che in alcune interviste sembra idolatrare la figura del mafioso, visto come portatore di benessere e protettore di tutta quella popolazione ignorata dalle istituzioni.
Dall’analisi socio antropologica delle radici cui la Camorra ha tratto linfa vitale, Patierno chiude il documentario scavando nei fatti, che portano ad accendere un faro sulle connivenze tra Stato, Democrazia Cristiana e Nuova Camorra Organizzata per la liberazione dell’assessore alle infrastrutture della Regione Campania Ciro Cirillo, rapito dalle Brigate Rosse e misteriosamente rilasciato dopo il sospetto intervento mafioso. Intrecci molto pericolosi che il regista sottopone all’occhio dello spettatore lasciando da parte qualsiasi interpretazione e facendo soltanto parlare i fatti.
Camorra è un documentario ben fatto, diviso in tre parti e di facile comprensione, che spinge alla riflessione su un fenomeno sociale, culturale e politico che tuttora è sulle pagine di cronaca. Il regista ha seguito lo stesso schema narrativo adottato per Naples ’44, introducendo gli elementi di modernità con la voce narrante e le musiche di Meg ma senza mai entrare in scena, né inserendo momenti di recitazione, tantomeno didascalie. Il racconto risulta così asciutto e privo di fronzoli, proprio come deve essere un documentario che seleziona un preciso periodo storico per inquadrarlo dalla prospettiva dell’autore.
Un viaggio, a tratti inquietante, su un fenomeno che il pubblico è ormai abituato a conoscere sotto altre forme autoriali, dalla narrativa romanzata alla fiction e che Patierno riporta al livello di inchiesta giornalistica. Il film disponibile in streaming insieme agli altri film della Sala Web di Venezia 75 su Festival Scope.