Dopo Noi Credevamo e Il Giovane Favoloso, Mario Martone conclude la trilogia delle trasformazioni culturali e sociali in Italia a cavallo tra ‘800 e ‘900 con il film Capri-Revolution, presentato in concorso alla 75. Mostra del Cinema di Venezia e nelle nostre sale dal 20 dicembre con 01 Distribution.
UNA CONTADINA ENTRA IN CONTATTO CON UNA COMUNE DI ARTISTI
Ci troviamo nel 1914, anno dell’inizio della Prima Guerra Mondiale: una comune di ragazzi nordeuropei ha trovato nell’isola del Golfo di Napoli il luogo ideale per vivere ed esprimere le proprie velleità artistiche; Capri però ha una sua forte identità, rappresentata in carne ed ossa dalla giovane capraia di nome Lucia (Marianna Fontana). Il lungometraggio racconta l’incontro tra mondi totalmente distanti: quello contadino di Lucia, quello utopistico della comune capitanata da Seybu (Reinout Scholten Van Aschat) e quello pragmatico del medico del paese (Antonio Folletto). Abbiamo così davanti agli occhi modi diversi di stare al mondo, con Capri che diventa una vera e propria metafora del cosmo.
CAPRI-REVOLUTION DELUDE LE ASPETTATIVE
Mario Martone trae spunto dall’esperienza della comune creata a Capri dal pittore Karl Wilhelm Diefenbach tra il 1900 e il 1913 rappresentandola con originalità: oltre a spostare l’azione in avanti (ovvero nel 1914), uno dei protagonisti del film è un artista mistico che si improvvisa filosofo. Nel lungometraggio non trovano dunque spazio i dipinti ma la fisicità e la relazione tra le persone: la danza ha un ruolo centrale e uno dei (pochi) punti di forza della pellicola è proprio la messa in scena dello spirito collettivo della comune. Prendendo il testimone da Il Giovane Favoloso, un altro elemento molto importante è il rapporto tra uomo e natura: il regista di Morte Di Un Matematico Napoletano affronta il tema – a tal punto però da diventare insipido – mostrando Lucia che entra a far parte del mondo vegetariano opponendosi alla dieta di carne tipica dell’isola.
Al centro di tutto c’è lei, Lucia: una ragazza che non ha paura del confronto e non ha paura del diverso, con una grande voglia di libertà fisica ma anche, venendo da un’oppressiva famiglia patriarcale, di pensiero. Ed è anche per questo motivo che l’influenza ideologica di Seybu e del dottore non sortiranno l’effetto sperato: Lucia vuole una coscienza libera da qualsiasi condizionamento, pronta a vivere una rivoluzione che la porti a raggiungere il suo obiettivo ovvero l’indipendenza. Nonostante il tentativo encomiabile, la costruzione del personaggio principale lascia a desiderare: Marianna Fontana, esplosa insieme alla sorella Angela Fontana con la straordinaria interpretazione in Indivisibili di Edoardo De Angelis, in questa occasione non convince appieno.
La soundtrack straordinaria firmata da Sascha Ring e Philipp Thimm (già collaboratori di Martone ne Il Giovane Favoloso), così come alcune sequenze estetizzanti, non bastano a salvare il lungometraggio: Capri-Revolution è un melò storico che non cambia mai ritmo, diverse scene sono immotivatamente lunghe e la recitazione non è mai credibile; le suggestioni visive non sono sufficientemente studiate e la sceneggiatura, scritta da Martone e da Ippolita Di Majo, si dimostra lacunosa.
Seppur il regista abbia provato a raccontare un’epoca storica del nostro paese in modo diverso e non convenzionale, Capri-Revolution è sicuramente il film più debole dell’ideale trilogia martoniana.