Il documentario di Wilma Labate Arrivederci Saigon, presentato alla 75. Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Sconfini e disponibile in streaming su FestivalScope fino al 19 settembre, racconta le avventure e le vicissitudini di un gruppo di ragazzine toscane alle prese con la guerra del Vietnam, conflitto che ha segnato la cultura del Novecento.
UNA BAND FEMMINILE CHE SI ESIBISCE PER LE TRUPPE USA IN VIETNAM
La trama sembra essere quella di un avvincente film di finzione: Le Stars è un complesso tutto al femminile di black music dalla fortissima personalità e dal talento smisurato. Le ragazze si riuniscono (chi da Livorno, chi da Piombino) per merito del loro manager, che riesce a rimediare un tour in giro per il mondo. A loro insaputa però la tappa più impegnativa è quella di Saigon, proprio alla vigilia dell’Offensiva del Têt (una delle pagine più nere della guerra del Vietnam).
IL RACCONTO DI UNA VICENDA STRAORDINARIA
Arrivederci Saigon raccoglie immagini di repertorio, riprese delle ragazze negli anni Sessanta ed interviste alle componenti della band. Viviana Tacchella, Rossella Canaccini, Daniela Santerini e Franca Deni parlano così delle loro avventure, non raccontate per ben cinquant’anni, con grande lucidità, in ricordo dell’esperienza al fianco delle truppe americane. Nell’ambiente familiare dove sono cresciute (proletario, partigiano e comunista) esibirsi per un esercito che stava distruggendo un Paese intero con il napalm era considerato quasi un tradimento. Tuttavia le Stars non risparmiano particolari in grado di distruggere ancora una volta l’immaginario americano degli eroi liberatori, riportando alla luce le torture che i soldati affliggevano ai vietcong oppure il loro orgoglio dopo aver sgozzato un nemico. Non mancano inoltre le immagini terribili dei cadaveri delle giovanissime vittime della guerra né il ricordo vivido delle nottate passate ad ascoltare gli aerei nel momento in cui lanciavano le bombe.
Ciò che la regista Labate vuole presentare al pubblico non è tanto il resoconto storico della guerra del Vietnam, analizzata ampiamente dal cinema: quello che emerge dalla sua indagine è il racconto straordinario di una band nostrana, proveniente da un’Italia decisamente arretrata dal punto di vista della cultura musicale, gettata in un mondo totalmente nuovo che sembra esistere solo nei film. Viviana, Rossella, Daniela e Franca hanno vissuto tre mesi a stretto contatto con gli americani stringendo rapporti specialmente con la comunità nera, con la quale condividevano la passione per la musica soul. In questo contesto ricevono i grandi insegnamenti che nessun partito politico o scuola avrebbe mai potuto regalare loro: nella sperduta giungla vietnamita le ragazze guardano con i propri occhi e vivono sulla propria pelle le lotte che in quegli anni infiammavano le strade degli Stati Uniti, dove gli afroamericani, servendosi anche della musica, chiedevano uguaglianza e lottavano contro il razzismo che dilagava nell’esercito USA.
Nonostante manchino immagini o riprese originali dei concerti che le Stars tennero in Vietnam, l’indagine intima che la Labate conduce nei confronti delle sue protagoniste è estremamente dinamica e punta all’emozione, che scaturisce dopo tanti anni di omertà: quella che per loro era stata un’esperienza terribile ma profondamente formativa era additata come una gravissima colpa nell’Italia degli anni Sessanta. Arrivederci Saigon è un’inedita testimonianza del periodo delle grandi contestazioni e dell’impatto che il Vietnam ha avuto in tutto il mondo sia da un punto di vista politico ma anche sociale e culturale.
Wilma Labate si nasconde furtivamente dietro la macchina da presa, riuscendo però a toccare le corde giuste con le sue protagoniste confezionando un documentario on the road emozionante e intimo, estremamente lucido nella ricostruzione di un periodo storico contraddittorio e ancora oggi non del tutto compreso.