Cinquant’anni e non sentirli. Guardando per l’ennesima volta (o anche per la prima volta) Night of Living Dead (La Notte dei Morti Viventi) oggi, a mezzo secolo da quando il 1 ottobre 1968 comparve nei cinema, percepiamo tutte quelle potenzialità che hanno i film senza tempo, capaci di proiettarsi di epoca in epoca, rimanendo attuali e contagiando – come con un virus zombesco – ogni nostro immaginario; non solo cinematografico, ma anche e soprattutto sociale e politico. Una delle opere prime più influenti della storia del cinema; un piccolo film horror – costato poco di più 100mila dollari e girato quasi interamente in una fattoria – che per importanza non sfigura al fianco dei folgoranti debutti dei più grandi autori (I 400 Colpi di Truffaut, per citarne uno).
LA NASCITA DEGLI ZOMBIE MODERNI
I motivi di tale longevità sono tanti, ma la più grande e visibile rivoluzione de La Notte dei Morti Viventi non è solo quella di aver reinventato il genere horror, ma averlo fatto attraverso la genesi di un nuovo “mostro”, ovvero lo “zombie”. Di fatto prima di quel film gli zombie come li conosciamo oggi non esistevano: in White Zombie di Victor Halperin del 1932 e The Plague of the Zombies di John Gilling del 1966, i non morti erano il prodotto di un eco “voodoo” proveniente dal folklore haitiano, dei corpi senz’anima controllati da una magia che li rendeva schiavi. Alla pari del Frankenstein di Mary Shelley o delle creature di HG Wells ne L’isola del dottor Moreau, gli zombie erano insomma un prodotto deliberatamente creato dall’uomo per l’uomo.
Romero introduce per la prima volta dei principi che liberano gli zombie dal controllo dell’essere umano e al contempo li caratterizza adeguandoli alla narrativa contemporanea: il cannibalismo, i movimenti lenti e impacciati e il contagio tramite il morso. Pur non avendo mai fatto riferimento all’etimologia degli zombie (ne La Notte dei Morti Viventi vengono semplicemente chiamati “ghoul”) Romero, forse inconsapevolmente, crea una nuova razza di mostri, rivoluzionando l’immaginario dell’epoca (quello dei mutanti atomici degli anni ‘50) e conquistandosi un posto nell’olimpo delle “creature”, alla pari dei vampiri e dei lupi mannari. A breve i non-morti di Romero si sarebbero impossessati di una buona parte dell’immaginario horror per cinque decadi. Giochi, fumetti, libri, film e serie TV: il mostro moderno era servito.
LA GENESI DELL’HORROR SOCIALE
Romero non si limitò però a creare un nuovo mostro, ma anche a renderlo metafora livida dello stesso essere umano. Dopotutto, prima de La Notte dei Morti Viventi, i film dell’orrore erano impermeabili alle tematiche sociali. Alcuni trattavano il tema della sessualità repressa, altri, soprattutto gli sci-fi, la paura della guerra nucleare. L’opera prima di Romero fu rivoluzionaria anche per questo: rifletteva le tensioni di un paese alle prese con la guerra del Vietnam, il conflitti razziali e la crescente protesta dei movimenti radicali. Anche in questo caso, forse senza saperlo, Romero aveva dato vita a un film capace di interiorizzare tutta l’attualità che travolgeva gli Stati Uniti di quel tempo.
Come non pensare che mentre i morti viventi di Romero uscivano dalle tombe ogni giorno provenivano dal Vietnam decine di bare con i cadaveri dei soldati morti al fronte? Come non ricordare i rastrellamenti in Indocina mentre vediamo nel film l’esercito che rastrella gli zombie con degli elicotteri? Come non pensare a Martin Luther King e al suo assassinio dopo che Romero scelse coraggiosamente per la parte dell’eroe (Ben) un attore di colore, Duane Jones, che oltretutto veniva ucciso da dei cacciatori scambiandolo per un non-morto? La Notte dei Morti Viventi insomma è il ‘68 americano fatto pellicola, un affresco terrificante e disarmante degli Stati Uniti che divorano se stessi e le proprie radici, esattamente come quella bambina che durante una scena del film uccide i proprio genitori e poi se ne ciba. Da lì in poi Romero diventa consapevole della forza sovversiva delle sue creature e dieci anni dopo con Dawn of the Dead (da noi noto come Zombi) diventa ancora più esplicito: l’assalto zombie non è altro che un assalto alla stessa società capitalista.
UN NUOVO APPROCCIO AL GORE
Anche dal punto di vista della messa in scena il film di Romero segna un punto di non ritorno. Già qualche anno prima Herschell Gordon Lewis con il suo Blood Feast (1963) aveva praticamente inaugurato il genere splatter con un tripudio di materiale organico ed ematico a fare da colonna portante del film. Ma mentre le pellicole di Lewis peccavano di una evidente amatorialità degli effetti speciali e finivano per rimanere volutamente irrealistiche, Romero investì la gran parte del budget per mostrare un gore professionale e credibile, soffermandosi sulla precisione di dettagli apparentemente secondari (come gli zombie che rosicchiano allegramente intestini, cervelli e brandelli di carne). Ad aggiungere un realismo micidiale alla pellicola è il bianco e nero sgranato e le inquadrature della macchina a mano, mosse e concitate, al limite del documentario. L’impatto visivo dunque fu fortissimo, e il gore “neorealista” di Romero diventò qualcosa che da lì in poi tutti quelli che si sarebbero cimentati con il genere sarebbero stati costretti a copiare.
IL PRIMO GRANDE SUCCESSO INDIE
Tutte queste rivoluzioni narrative e culturali erano nate in realtà da un film a basso costo. Non che prima il cinema indipendente non esistesse: ma La Notte dei Morti Viventi è passato alla storia per essere stato il primo film prodotto fuori dagli studios ad aver incassato nei primi anni di distribuzione circa 15 milioni di dollari negli USA e circa 30 milioni di dollari con il suo rilascio a livello internazionale. Dietro a questo miracolo si nasconde un altro primato, perché l’opera di Romero è stata anche un primo esempio di crowdfunding nella storia delle produzioni cinematografiche. Il regista e nove partner avevano messo di tasca loro circa 600 dollari a testa, arrivando ad aprire le riprese con un budget iniziale di 6.000 dollari e raccogliendo successivamente altri fondi fino ad un investimento finale di 114.000 dollari. Ecco perché che oltre ad essere un modello narrativo questo film è stato anche un modello produttivo. In fin dei conti ha spalancato le porte al cinema horror indipendente, convincendo autori e produttori che qualità e low-budget potevano convivere e diventare un vero e proprio business.
La Notte dei Morti Viventi continua dunque ad essere una pellicola immortale, eredità imperitura del suo autore, che ci ha lasciato nel 2017. Come i suoi stessi ghoul, questo capolavoro di genere promette di trascinarsi ancora, terrorizzandoci in modo un po’ goffo ma più che efficace, forse in eterno. O almeno fintanto che ci sarà bisogno di raccontare l’essere umano come un non-morto che divora la sua stessa specie. Dando uno sguardo al mondo in cui viviamo e a ciò che ci circonda, ci pare che questa premessa sia destinata a restare valida ancora a lungo.