Presentato alla 68ma edizione del Festival di Berlino e, dopo l’uscita nelle sale italiane a maggio (qui la nostra recensione di allora) adesso arriva in blu-ray e DVD su distribuzione CG Entertainment e Teodora Film, Eva di Benoit Jacquot è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di James Hadley Chase – già portato sullo schermo nel 1962 da Joseph Losey, con Virna Lisi e Jeanne Moreau nel cast. La versione di Jacquot è un racconto erotico che non si esprime attraverso la sessualità esplicita e la fisicità dei protagonisti, ma gioca semmai sula psiche dello spettatore tramite un’indagine scrupolosa dei rapporti tra i due protagonisti e sui loro desideri più intimi e oscuri.
Il fulcro della storia è Bertrand (Gaspard Ulliel), che dopo aver assistito casualmente alla morte dell’anziano scrittore per cui lavorava come aiutante, trafuga non visto un suo manoscritto. Dopo averlo presentato a un impresario teatrale spacciandolo per proprio, diviene un autore teatrale di successo, e tanto il pubblico quanto il suo agente iniziano a chiedergli nuove opere da portare in scena. La consegna del nuovo testo tarderà però ad arrivare, quando la mancanza di talento e di idee si scontrerà con l’ossessione per la prostituta d’alto bordo Eva (Isabelle Huppert), con la quale Bertrand instaurerà un rapporto tormentato e misterioso.
Eva e Bertrand vengono scritti da Jacquot, che adatta il materiale d’origine a quattro mani con Gilles Taurand, come due personaggi incapaci di completarsi a vicenda: non due soggetti distinti tra i quali si possa instaurarsi una dinamica di crescita, ma quasi la medesima cosa: ambigui, opportunisti, al limite dell’insensibile. Sono cioè personaggi in fin dei conti negativi, che non hanno una controparte in grado di bilanciarne gli eccessi per completare quel percorso narrativo alla base di una classica fabula. Nonostante ciò Jacquot si insinua con la macchina da presa all’interno delle vicende dei due con la delicatezza adatta a chi non vuole in nessun modo imporre un giudizio e una morale, raccontando la pochezza dei due con la semplicità e la naturalezza della vita reale.
La grande forza del film è senza dubbio Isabelle Huppert, che alla sua Eva cinica e fredda concede un minimo di umanità solo quando questa incontra il marito in carcere, mentre gli incontri con i clienti si succedono permettendole di condurre una vita arida ma più che agiata. Diretta per la sesta volta da Jacquot, la Huppert regala ancora una volta un’interpretazione forte e capace di restare nella memoria dello spettatore, anche quando il ritmo o i dialoghi non la assistono. È proprio a causa di una performance tanto magnetica che il pur bravo Ulliel, al quale è stato dato l’onere di incarnare il protagonista, dalla seconda metà del film in poi fa fatica a restare sullo stesso livello della collega, uscendo così dalle attenzioni dello spettatore che vorrebbe invece poter seguire molto più da vicino la storia privata di Eva.
Il procedere del film, che almeno sulla carta è nelle mani di Bertrand, accusa quindi un colpo d’arresto proprio quando la storia tra i due dovrebbe esplodere in un crescendo emotivo che invece tarda ad arrivare e lascia lo spettatore in sospeso. Eva è un film che invece di costruire un finale sconvolgente punta su un racconto sostenuto che non si conclude affatto, portando così a quella stessa ambiguità che appartiene a Bertrand e Eva in una coerenza narrativa che vuole idealmente proseguire dopo l’ultima inquadratura.