A Zootropolis nessuno si preoccupa della razza, vivono tutti in armonia, grandi e piccoli, predatori e prede, fino a quando una coniglietta campagnola non prova a mischiare le carte in tavola. Cocciuta e ostinata si accorgerà ben presto che “La vita è più complicata di una frase ad effetto”
Ormai abituati agli elevatissimi livelli tecnici di ogni produzione che si rispetti, non si può però rimanere indifferenti alla perfetta resa estetica del variopinto mondo di Zootropolis; dove le ambientazioni perfette fanno da sfondo ideale ai personaggi principali e soprattutto a quelli di contorno, vera chicca di ogni habitat, tutti ricostruiti in maniera quasi maniacale.
50 ore di studi e bozze per la classica coppia di protagonisti agli antipodi.
Il duo dei personaggi principali crea spesso situazioni spassose e come accade di sovente, ci troviamo a tifare più per il co-protagonista Nick, la volpe truffaldina, che per il protagonista vero e prorio, la coniglietta perfettina Judy. I più piccoli difficilmente riusciranno a dimenticare gli abitanti di Zootropia, tra Lemmings automi, Gazelle popstar e Yak in pieno trip il divertimento è assicurato. Un apprezzamento particolare va ai bradipi, flemmatici dipendenti pubblici, che con le loro reazioni dilatate all’infinito sono i protagonisti della scena più comica del film e che ha tutta l’aria di essere una lieve, lievissima, quasi sussurrata critica alla burocrazia americana. Tutto il mondo è paese, sembra.
Tra le innumerevoli citazioni anche i più grandi troveranno il loro momento di gloria.
Tra citazioni che vanno da Scarface a Il Padrino passando per Breaking Bad, gli animali più strani e impacciati proveranno in ogni modo a scrollarsi di dosso la loro origine selvaggia, per evolversi in una più socialmente accettabile (“Una volta ero un predatore, oggi faccio il commercialista”). Si parla dell’importanza della convivenza, a discapito di un ordine sociale che sembra troppo rigido; della paura utilizzata come mezzo di controllo (oggi un trend-topic) e della immancabile voglia di auto-affermazione, a discapito di tutto e tutti (gli Americani non si smentiscono).
Il 55° film Disney si svolge, in maniera abbastanza lineare, sull’alternanza di azione e mistero, investigazione e commedia, il tutto legato con il classico sentimentalismo “à la Disney”. Ecco, se proprio vogliamo cercare un difetto nel meccanismo, forse lo troviamo proprio qui, nell’eccessiva semplificazione dei conflitti tra predatori e prede (i primi inevitabilmente gigantesci e minacciosi, con le seconde ovviamente minuscole e dolcissime) e tra cattivi e buoni, che, in realtà non lo sono sempre del tutto. Il retrogusto dolciastro di qualche snodo fondamentale potrebbe causare un po’ di fastidio, ma in fin dei conti non è una caratteristica propria delle pellicole Disney?
Piccola nota di biasimo per la scelta di alcune voci italiane: continua la smania di scegliere nomi più ‘visibili’ a discapito di voci navigate. Ne vale la pena?
P.S. Il Gideon Grey di Pinocchiesca memoria (nella trasposizione anglosassone la volpe della famosa coppia si chiama Gideon) ha una voce familiare all’Anonima Cinefili.
P.P.S. Agli amanti più smaliziati degli antropomorfi non sarà sfuggito un pensiero audace al mitico Blacksad di Canales e Guarnido.