Per il suo quarto film da regista il pluripremiato attore francese Daniel Auteuil sceglie la pièce teatrale di Florian Zeller L’Enverse Du Dècor interpretando il protagonista maschile, Daniel, già impersonato in teatro nel 2016. Al cinema dal 18 ottobre, distribuito da Eagle Pictures, Sogno Di Una Notte Di Mezza Età si propone come la classica commedia di genere che, prendendo spunto da una cena tra amici, si trasforma in un lavoro introspettivo sui protagonisti, invitati a mettere a nudo le proprie fragilità davanti al pubblico in un continuo gioco di ruoli e contrapposizioni tra uomini e donne, utilizzando l’ironia e il politicamente scorretto come sintassi.
UN’AMICIZIA MESSA ALLA PROVA DA ALCUNE VICENDE SENTIMENTALI
Daniel (Daniel Auteuil) e Patrick (Gèrard Depardieu) sono grandi amici ma i loro rapporti si sono interrotti a causa delle scelte del secondo, che ha lasciato la moglie per la giovane attrice Emma (Adriana Ugarte). Isabelle (Sandrine Kiberlaine), compagna di Daniel e amica dell’ex coppia di coniugi, si rifiuta di invitare a cena la ragazza per rimanere leale alla sua migliore amica, tradita e offesa dal comportamento di Patrick. Spinto dalle insistenze dell’amico, Daniel decide di invitare ugualmente la nuova coppia organizzando una cena che si rivela un mezzo disastro a causa dei pensieri peccaminosi che l’uomo di mezza età inizia ad avere nei confronti di Emma. Conosciuto da tutti per essere sempre con la testa tra le nuvole, Daniel trascorre tutta la serata ad immaginare come potrebbe essere la sua vita se al posto di Isabelle ci fosse Emma, mentre la moglie ha in mente un piano geniale per riportare il marito con i piedi per terra.
UNA DELUDENTE COMMEDIA PIENA DI LUOGHI COMUNI
Basato quasi esclusivamente sui dialoghi e ambientato nella claustrofobica sala da pranzo di Daniel e Isabelle, Sogno Di Una Notte Di Mezza Età inizialmente diverte con sagaci battute e gaffe esilaranti, salvo poi iniziare una lunga discesa verso i più tristi luoghi comuni e la classica considerazione della donna-oggetto. Si percepisce chiaramente la volontà di Auteuil di voler mantenere la tensione teatrale, racchiudendola nella cornice della camera, così come il corretto utilizzo della dimensione esterna in un luogo incantevole per uscire mentalmente da quello che è lo spazio statico della quotidianità.
Purtroppo però il regista e attore riesce ad inanellare una serie di cliché che non solo incide negativamente sulla riuscita del lungometraggio ma infastidisce per le argomentazioni semplicistiche. Qui la padrona di casa, una donna amabile e colta, diventa una sorta di manipolatrice mentre il corpo da desiderare è quello di una “caliente” ragazza spagnola; inoltre Patrick è un uomo senza valori, interessato soltanto a soddisfare i desideri materiali della sua nuova fiamma, con gli altri affetti che riempiono le vite dei protagonisti che vengono superficialmente menzionati.
Anche l’ambiente in cui i protagonisti vivono appartiene al filone di film come Le Prènom, in cui parigini radical chic si prendono in giro con dialoghi pungenti e riferimenti alla politica. Purtroppo questa chiave di lettura manca totalmente a questo lungometraggio, dove il tenore di vita medio borghese non viene mai messo in discussione. Il sogno, che dovrebbe essere la base concettuale della sceneggiatura adattata da Florian Zeller in modo inadeguato per il grande schermo, diventa quasi una perversione, una piccola ossessione serale troppo realistica per essere una fantasia. Manca completamente la parte onirica e paradossale, che dal punto di vista cinematografico avrebbe potuto dare una svolta positiva alla pellicola. Auteuil ha decisamente esagerato nel caricare eccessivamente il suo personaggio, apparendo quasi grottesco, mentre Gérard Depardieu è molto equilibrato nel suo ruolo e, insieme a Sandrine Kiberlaine, rappresenta ciò che c’è di meglio il film riesce ad offrire.
Sogno Di Una Notte Di Mezza Età è una commediola che, a scapito di un cast di mostri sacri del cinema francese, risulta scialba e poco convincente, strappando qualche piacevole sorriso all’inizio ma rivelandosi successivamente noiosa, frustrante e a tratti persino maschilista. Un esempio di quanto sia complicato portare il teatro sul grande schermo riuscendo a mantenere le giuste proporzioni tra sceneggiatura, regia ed interpretazione.