Dopo aver debuttato a livello mondiale nella sezione Un Certain Regard dell’ultimo Festival di Cannes, Die Stropers (The Harvesters il titolo internazionale) viene presentato in anteprima italiana alla 13. Festa del Cinema di Roma in Alice nella Città, dove vince il Premio Giuria Opera Prima MyMovies.
Gli aspetti più interessanti del film sono due: il fatto che sia un debutto e soprattutto il luogo in cui è ambientata la storia. I protagonisti dell’opera prima di Etienne Kallos (regista sud-africano di origine greche) sono infatti degli “afrikaneers”, una popolazione bianca e calvinista insidiatasi in Africa durante il periodo di amministrazione olandese. Un popolo di agricoltori che fu fra i promotori dell’apartheid e che, come conseguenza di questa decisione, fu vittima dei famosi assalti alle fattorie degli anni ’90 (immediatamente successivi alla caduta del regime).
The Harvesters racconta di una comunità afrikaneer persa nella natura e che vive grazie all’agricoltura senza praticamente ricorrere all’uso della tecnologia. Il protagonista di questa storia è Janno, un quindicenne gentile e mansueto, tutto sommato soddisfatto della sua vita da contadino e dei suoi amorevoli genitori. La sua vita cambia quando sua madre accoglie in famiglia Pieter, un orfano coetaneo di Janno con un passato legato al crimine e alla droga.
Die Stropers è il ritratto di un mondo retrogrado, dominato dalla virilità e che al centro pone sempre e senza ritegno l’uomo (la madre di Janno intona continuamente una preghiera: “Rendi il suo sangue forte, rendi il suo forte”). Più che un desiderio sessuale, fra i due giovani vi è un legame di pura solidarietà: sono due adolescenti diversi, rinchiusi sotto lo stesso tetto e non per scelta propria.
Nel corso del film (girato con dei bellissimi campi lunghi e delle splendide inquadrature della natura) i due protagonisti si avvicineranno, influenzandosi l’altro: Pieter diventerà più mansueto e Janno comincerà finalmente a sfogare l’aggressività e la rabbia che aveva represso. A modo loro nessuno corrisponderà alla figura familiare maschile che hanno di fronte. Il padre di Janno li vorrebbe “Maschi-Alpha” e a questo stimolo i due risponderanno.
A The Harvesters manca una struttura drammaturgica degna di questo nome; sono troppi i momenti di stallo perché il film di Etienne Kallos possa davvero essere fluido e fruibile. Tuttavia, questo genere di errori è comune in tanti debutti di registi che successivamente, con un po’ di esperienza in più, possono dimostrare il loro valore. A Kallos, sicuramente, il talento non manca.