«Quel che non uccide fortifica»: prendendo in prestito una delle frasi più citate del filosofo Friedrich Nietzsche si cerca, almeno in italiano, di dare un senso al sequel della trilogia Millenium, scritta dal giornalista svedese Stieg Larsson e continuata da David Lagercrantz con la pubblicazione di altri due volumi.
Nuovo libro, nuovo adattamento cinematografico, nuova protagonista per The Girl in the Spider’s Web (Millennium – Quello che non uccide) presentato in concorso alla 13 Festa del Cinema di Roma e in uscita il 31 ottobre nelle sale italiane.
Diretto da Fede Alvarez (Man in the Dark, La Casa) è interpretato da Claire Foy, che dismette i composti abiti della Regina Elisabetta (personaggio che l’ha resa celebre con la serie tv Netflix The Crown) e si “maschera” da Lisbeth Salander, l’eroina contemporanea che lettori e spettatori conoscono e amano.
L’hacker di Stoccolma, che è diventata una vera e propria paladina delle donne abusate, vive una nuova e appassionante avventura in questo sequel che scava nel passato di Lisbeth per introdurre il personaggio della sorella Camilla (Sylvia Hoeks, vista in Blade Runner 2049) e dare più profondità all’aspetto psicologico della protagonista.
La trama vede Lisbeth Salander impegnata nel fermare una rete terroristica internazionale, gli Spiders citati nel titolo, chiamati a rubare un software capace di destabilizzare gli equilibri mondiali. Assodata dall’ideatore del programma Frans Balder (Stephen Merchant) per distruggere la sua creazione, Lisbeth si troverà intrappolata in una rete molto pericolosa e dovrà sfoderare tutte le sue doti mentali e fisiche per salvare se stessa e le persone coinvolte nell’operazione. Al suo fianco il vecchio amico Mikael Blomkvist (Sverrir Gudnason), conscio dei pericoli che corre quando intraprende una nuova avventura con la misteriosa quanto affascinante Lisbeth Salander.
Stavolta alla grintosa programmatrice non basterà combattere gli abusi subiti e sfogare la sua rabbia contro gli uomini di potere, perché il suo passato ritorna preponderante e con tutta la carica di emozioni che comporta ritrovare sua sorella Camilla, emersa da un’oscurità che Lisbeth non ha mai dimenticato.
The Girl in the Spider’s Web esce a distanza di sette anni dal remake americano Millennium – Uomini che Odiano le Donne, diretto da David Fincher e con Daniel Craig e Rooney Mara nei ruoli di Mikael e Lisbeth. Successo di pubblico e critica proponeva alla platea a stelle e strisce quello che era già stato fatto con l’intera trilogia prodotta in Svezia, che nel 2009 ha fatto conoscere al pubblico europeo la saga letteraria e lanciato la carriera di Noomi Rapace, un’indimenticabile Lisbeth Salander. In questo ultimo capito del franchise la produzione a marchio Sony decide di puntare tutto sulla regia e su una nuova protagonista, che rappresenta l’essenza stessa di un sequel forzato.
Fede Alvarez se la cava egregiamente sia con la sceneggiatura, scritta insieme a Jay Basu e Steven Knight, che con la regia calibrando abilmente gli elementi tipici del thriller, con l’inserimento e l’enfatizzazione dei momenti claustrofobici. Il regista uruguaiano non lesina i riferimenti al linguaggio dell’horror con cui ha particolare dimestichezza e conferisce al suo film un’impostazione molto diversa da quella con cui la saga Millennium è iniziata.
L’inchiesta giornalistica cede il passo alla pura adrenalina e quello che in inizialmente è il protagonista Mikael Blomkvist, diventa pian piano un elemento secondario, fino a quasi scomparire in questo adattamento. Lisbeth Salander è dunque l’elemento principale su cui ruota tutta la scrittura degli altri personaggi e della storia stessa, un’eroina ante litteram, bisessuale, provocatoria, hacker di professione, veloce come il vento, dura eppure dotata di rara sensibilità.
Una donna che salva le donne e che assume il nuovo aspetto di Claire Foy, che, come scritto all’inizio, si “maschera” da Lisbeth Salander senza riuscire a comunicare allo spettatore la verità del personaggio. L’interprete britannica sembra portare a termine correttamente il compitino, travestendosi e seguendo il copione alla lettera ma non insiste mai sull’aspetto psicologico della protagonista, risultando così piatta e anche poco vicina a quello che la programmatrice di Stoccolma comunica con il suo personaggio sia nei romanzi che negli adattamenti cinematografici.
Tutto il lavoro introspettivo che fa di Lisbeth una ragazza tanto intraprendente quanto fragile, legata ad un vissuto drammatico e traumatico, che non riesce a togliersi di dosso e che riappare improvvisamente, svanisce con l’interpretazione della protagonista, che sembra più impegnata a conferire credibilità fisica al personaggio che a comprenderlo veramente.
Tralasciando il giudizio sull’introduzione della nemesi di Lisbeth, sua sorella Camilla, espediente letterario che serviva a continuare la saga, The Girl in the Spider’s Web appassiona per il taglio adrenalinico ma perde gli elementi che distinguono Millennium da qualsiasi altra saga action. Forse è arrivato il momento di mettere Lisbeth e Mikael nel cassetto, evitando di insistere con un’ulteriore riproposizione filmica dei sequel a firma Lagercrantz e lasciare all’immaginazione dei lettori le prossime avventure dell’hacker post punk.