Ventitrè anni orsono usciva nelle sale il celeberrimo Braveheart – Cuore impavido, in cui Mel Gibson, oltre ad esserne il regista, vestiva i panni dell’intramontabile eroe scozzese William Wallace, che all’inizio del XIV secolo, tra battaglie spettacolari e discorsi gloriosi, guidò i clan scozzesi contro Edoardo I, re d’Inghilterra. A distanza di due decenni ecco che Netflix presenta Outlaw King – Il Re Fuorilegge, con protagonista Chris Pine (il capitano John T. Kirk nel reboot della saga di Star Trek nonché Steve Trevor in quella di Wonder Woman) nei panni di Robert Bruce I; film che – pur non eguagliando l’importanza del celebre predecessore – riprende le vicende narrate nel film vincitore di 5 Academy Awards, inserendosi dunque come ‘tacito’ sequel, rispettandone fedelmente la cronologia storica e i toni intrisi di epicità e azione.
OUTLAW KING E L’ECO DELLA STORIA
La pellicola, presentata in anteprima al Toronto International Film Festival e dal 9 Novembre disponibile direttamente in streaming come originale Netflix, tratta gli eventi realmente accaduti in terra anglosassone all’inizio del 1300, ripartendo immediatamente dopo la rinuncia alla logorante e annosa lotta contro Re Edoardo I (interpretato da Stephen Dillane, noto per il ruolo di Stannis Baratheon in Game of Thrones), da parte dei nobili scozzesi, con la conseguente resa alla corona Britannica.
Il film inizia con Robert the Bruce che assiste inerme e visibilmente contrariato alla tregua stipulata tra suo padre e il Re d’Inghilterra, che per l’occasione sfoggia tronfiamente la sua nuova terrificante arma: la portentosa catapulta, miracolo dell’ingegneria bellica medievale. Per creare un’immediata connessione emotiva con la pellicola, il regista apre con un lungo pianosequenza nel quale i continui movimenti della steady servono a sottolineare tutto il pathos delle scene, fino al primo assaggio di duello tra i rivali – Bruce ed Edoardo Jr – che rimarrà sospeso fino alla battaglia finale. Il resto è storia. O meglio, è leggenda, in ogni senso.
UN ECCELLENTE CAST DI TALENTUOSI B-LISTER
Chris Pine, che torna a lavorare con Mackenzie dopo Hell or High Water, dà sfoggio di un’interpretazione carica di intensità, portando sullo schermo un Robert Bruce virtuoso e patriottico, cavalleresco e al contempo spietato pur di salvare il proprio popolo e l’amata terra; perfettamente a suo agio nell’archetipico eroe della tradizione celtica. A contrapporsi al protagonista troviamo Billy Howle (Dunkirk) nelle vesti di Edoardo, principe del Galles: un giovane nobile la cui crudeltà non si estende solo ai propri nemici, ma ancor più ai propri sudditi. A fianco di Bruce invece abbiamo il lord scozzese James Douglas, interpretato da Aaron Taylor-Johnson (reso noto da Kick-Ass ma visto anche in Animali Notturni e in Avengers: Age of Ultron) e la moglie del protagonista nonché Regina di Scozia, che ha il volto di Florence Pugh (celebrata per Lady Macbeth e presto protagonista di The Little Drummer Girl, serie spy di Park Chan-wook). Nel cast spiccano anche Tony Curran, Sam Spruell e non ultimo James Cosmo, recentemente associato al Jeor Mormont de Il Trono di Spade ma presente anche nel suddetto Braveheart – nonché in una moltitudine di altri titoli.
DALLA FRONTIERA DI HELL OR HIGH WATER A VALORI INTRAMONTABILI
Outlaw King – Il Re Fuorilegge è una pellicola dall’indubbio fascino romantico, pervasa di sentimento ed eroismo che, attraverso le pieghe del tempo e della storia, ci proietta in un’epoca in cui la libertà era un ideale cui tendere. Una lezione di storia e di coraggio calata in uno scenario conturbante: quello delle terre scozzesi, che sembrano tendere all’infinito grazie al brillante uso di riprese dall’alto. Gli atti eroici del protagonista e dei suoi prodi epigoni, destinati all’immortalità della leggenda, acquisiscono ancor più solennità grazie al montaggio impeccabile e sapiente di Jake Roberts e soprattutto alla fotografia versatile di Barry Ackroyd – spesso cimentatosi con storie vere e quindi capace di trasmettere una nota di realistica sofferenza che altrimenti verrebbe meno.
L’apoteosi scenica ed emotiva si raggiunge con la battaglia finale tra gli scozzesi e gli inglesi, in cui le sequenze d’azione, crude e truculente, celebrano la spettacolarità e l’ingegno (tattica adottata da Bruce) e rammentano ancora una volta il prezzo che la libertà comporta. David Mackenzie conferma il proprio talento, riuscendo a gestire salomonicamente i personaggi senza cadere (troppo spesso) nel cliché e ricalcando in giusta dose gli stereotipi tipici del genere. Il realismo storico e la mitizzazione degli scenari compenetrano armoniosamente, dando risalto alle gesta dell’incrollabile eroe, e proiettando attraverso le epoche il culto superomistico e un’apologia della rivalsa in nome della libertà.