Con un titolo e un ritmo da Looney Tunes, Morto tra una settimana (o ti ridiamo i soldi) è l’opera prima di Tom Edmunds che combatte la morte attraverso una black comedy raffinata e 100% british. Arriverà in sala dal 22 novembre con Eagle Pictures.
William ha tentato diverse volte di togliersi la vita, ma tutti i tentativi si sono trasformati in un grande buco nell’acqua. Troppo sbadato o troppo fortunato per riuscirsi, il giovane scrittore profondamente esistenzialista e depresso decide di ingaggiare Leslie, un killer professionista, per finire la pratica della sua vita una volta per tutte. Con un vero e proprio contratto che sancisce l’accordo tra i due, Leslie si impegna a uccidere William entro una settimana sennò, come da titolo, gli saranno restituiti i soldi.
C’è un incredibile rispetto per il tema del suicidio in questa storia. Si configura il paradosso principe secondo il quale proprio una pellicola che affronta un tema così delicato vuole, in realtà, celebrare la vita. Si ride della morte, la si prende in giro con dei tratti slapstick, con tanto di brochure esplicativa nella quale poter scegliere la maniera ideale per salutare la vita (attenzione, ce ne sono di parecchio costose).
La sceneggiatura dello stesso Edmunds (ancor più abile con le parole che dietro la macchina da presa) si fonda su un’ironia scattante, pungente e un dosato cinismo. Morto tra una settimana o ti ridiamo i soldi sarebbe potuto rientrare in uno di quei titoli da “Wow! Grande idea iniziale” che poi non sanno mai dove andare a parare nel corso della storia. Fortunatamente, il regista ha in mente un disegno essenziale ma preciso per lo sviluppo di tutte le linee narrative; questo si evince anche da un finale studiato e non buttato alla rinfusa.
Ogni “siparietto” comico ha una sua importanza, nessuno è isolato o decorativo, e tutti sono caratterizzanti di un tratto o di un comportamento. Inoltre, i vari personaggi funzionano così bene perché sembrano appartenere a uno stesso universo condiviso: sono tutti dotati di una stessa ironia e attitudine verso gli altri e il mondo. Dal killer sulla via del pensionamento alla giovane editrice annoiata, i caratteri del film sono accomunati da una vicinanza con la morte o con qualcosa che considerano la fine della loro vita (per Leslie, andare in pensione significa perdere ciò che gli dà uno scopo, ovvero, il suo lavoro).
Fattore chiave per la riuscita del film sono state le scelte del cast. Tom Wilkinson interpreta un killer dalla doppia vita e personalità in maniera convincente ed esilarante e Aneurin Barnard, nei panni di William, riesce a rendere al meglio una psicologia difficile da sorreggere, soprattutto attraverso la comicità. L’ottima chimica tra i due garantisce l’efficacia dei momenti estremamente dark, senza dimenticare mai la sofisticatezza della tagliente risata britannica. È molto oscura, ma è pur sempre una commedia.