Arriva da Cannes, dove ha vinto un inaspettato premio come miglior film europeo alla Quinzaine des Réalisateurs, Troppa Grazia, ultimo lavoro di Gianni Zanasi, in sala da giovedì 22 novembre con BiM Distribuzione.
Il regista di Non Pensarci e La Felicità è un Sistema Complesso ripropone anche in questo ultimo film l’utilizzo dell’ironia per affrontare alcuni dei temi più spigolosi della contemporaneità, come la spiritualità, la genitorialità, il problema del lavoro e la moltitudine di persone e situazioni ambigue che si incontrano nel proprio percorso.
Zanasi traccia abilmente e con una rara gentilezza il profilo della protagonista Lucia (Alba Rohrwacher), una geometra alle prese con una figlia adolescente da crescere, un compagno eterno bambino e un lavoro da freelance che non le garantisce alcuna stabilità economica. Svampita e poco incline al rispetto delle convenzioni nella vita privata Lucia è invece scrupolosa e organizzata nel suo lavoro e per questo è molto stimata nella cittadina in cui vive, una realtà rurale italiana ideale che il regista non specifica. Sempre in cerca di nuove commissioni Lucia trova lavoro al Comune, che le affida la misurazione di un grande terreno dove sorgerà un plesso multimediale (L’Onda) realizzato da un grande architetto.
La geometra però comprende da subito che il terreno non rispetta le dimensioni disegnate sulle mappe precedenti e presenta alcune anomalie e dislivelli ma, per non perdere il lavoro, preferisce continuare senza avvisare il suo amico e committente Paolo (Giuseppe Battiston). Qualche senso di colpa induce Lucia a ragionare sulla situazione ma, mentre è sul posto di lavoro, una giovane donna le appare all’improvviso, proprio sul terreno che sta misurando. Sembra una profuga che chiede l’elemosina, in realtà è la Madonna in persona (Hadas Yaron) che decide di comparire nella sua vita, apparentemente senza uno scopo.
Non credente e con i piedi ben piantati per terra, Lucia inizia una serie di conversazioni e scontri (anche fisici) con questa entità, scatenando un caso nella comunità, che si divide tra chi crede al miracolo e chi, invece, pensa che le sue visioni siano dettate unicamente dallo stress. Al suo fianco l’ex compagno Guido (Elio Germano) un operaio specializzato che lavora nel cantiere dell’opera e che cerca di aiutare Lucia (e la Madonna) a trovare il bandolo della matassa e risolvere l’enigma delle apparizioni proprio su quel terreno.
Tra il sacro e il profano Troppa Grazia è un film interessante, ben diretto e interpretato, che dipinge una situazione surreale senza pregiudizi ma con l’occhio critico che induce alla riflessione sia sulla spiritualità, che sulla speculazione edilizia e la salvaguardia dell’ambiente. Non è semplice affrontare l’argomento della religione al cinema, il tranello di cadere facilmente in luoghi comuni o di offendere qualche comunità è sempre dietro l’angolo ma è chiara in questo film la volontà di Zanasi di voler raccontare una storia e di inserire l’elemento del soprannaturale senza giudicare.
Purtroppo però l’aver inserito troppi elementi crea una confusione semantica che non induce alla comprensione di quale sia effettivamente lo scopo del film e perché la Madonna compaia proprio nella vita di Lucia. Il parallelismo tra madri è troppo riduttivo, così come il solo argomento della fede, della mancanza di lavoro, immigrazione o natura.
Gli argomenti sono troppi e molteplici e il rischio di generare incomprensioni su quale sia realmente l’argomento del film è concreto. La scrittura complessiva mantiene molte incertezze che sono poi concentrate nel finale, dove il regista propone la sua interpretazione della Troppa Grazia. A prescindere da qualche imprecisione tecnica, la pellicola di Zanasi si configura come uno dei prodotti italiani più interessanti di questo periodo e forse di tutto il 2018, proponendo una storia insolita e “pericolosa”, toccando argomenti spinosi e dipingendo la Madonna come una donna forte e autoritaria, molto lontana dall’immagine eterea cui siamo abituati.