Penguin Highway, adattamento del romanzo omonimo di Tomihiko Morimi del 2010, è l’esordio al lungometraggio di Hiroyasu Ishida, il quale, grazie al successo riscontrato (su tutti spicca il premio Satoshi Kon del Fantasia International film Festival di Montreal), si è imposto come uno degli autori esordienti più interessanti e promettenti del panorama dell’animazione giapponese odierno.
UN BAMBINO PRODIGIO ALLA SCOPERTA DEL MONDO
L’opera parla di Aoyama, un ragazzino di quarta elementare che sogna di vincere un giorno il premio Nobel e che ha l’abitudine di registrare in maniera quasi ossessiva tutto ciò che gli succede attorno appuntandosi avvenimenti e dati inerenti a ciò che lo circonda. Ha un rapporto molto stretto con quella che chiama la sua sorellona, una giovane donna che lavora come assistente nello studio dentistico del paese e che nel tempo libero gioca a scacchi con lui. Aoyama ne è attratto (in particolare dal suo seno prosperoso) e si rivolge a lei e ad alcuni compagni di classe per indagare sulla misteriosa comparsa di un gran numero di pinguini che hanno invaso la città per dirigersi non si sa dove. A questo mistero se ne aggiungono altri, come la scoperta di una strana bolla d’acqua fluttuante nascosta nei boschi della città e la comparsa di creature mostruose che seminano il panico tra le persone ma Aoyama è determinato a scoprire cosa si cela dietro questi strani ed insoliti fenomeni.
L’OPERA DI ISHIDA È PIÙ PROFONDA DI QUANTO POSSA APPARIRE
Penguin Highway è un’opera davvero molto difficile da inquadrare.
Inizialmente la tentazione è quella di snobbarla, in quanto siamo portati a pensare che si tratti di un film indirizzato ad un pubblico composto principalmente da bambini, ma anche quella di sottovalutarla a causa della sua spiccata anima nonsense, in grado di abbassare immediatamente l’attenzione. In entrambi i casi stiamo commettendo un errore. È vero che ad un primo sguardo la creatura di Ishida potrebbe sembrare infantile, ma basta poco per rendersi conto che sotto la sua scorza giocosa e grottesca si nascondono dei temi estremamente maturi trattati con una serietà del tutto inaspettata.
La stagione anime di Nexo Digital/Dynit di quest’anno (Penguin Highway è stato proiettato al cinema il 20 e il 21 novembre) si sta concentrando sulla nuova ondata di anime più maturi in qualche modo improntati su un racconto verosimile della vita di tutti i giorni, forte anche del successo travolgente di film come Your Name di Makoto Shinkai o le opere di Mamoru Hosoda; è anche per questo che Penguin Highway si presenta come una graditissima alternativa, più frizzante e meno seriosa rispetto alla tendenza che sembra aver preso il mercato dell’animazione nipponico (o almeno ciò che viene importato in Occidente). Penguin Highway fa della fantasia più sfrenata la propria cifra stilistica, un’opera che richiama alla memoria in più occasioni Paprika di Satoshi Kon (e il fatto che Ishida sia stato premiato con un premio intitolato proprio a Kon non è un avvenimento casuale) grazie alle riflessioni profonde sulla crescita, sul significato dell’amicizia, sulla scoperta dell’amore e, infine, sull’accettazione della morte. Difficile inoltre non rimanere a bocca aperta quando, verso la fine del film, la vicenda si trasforma drasticamente in qualcosa che è difficile da raccontare evitando spoiler importanti.
Ishida riesce nel difficile compito di approfondire un personaggio come Aoyama che, nonostante abbia solo dieci anni, è ben scritto, in cui convivono sia un animo bambinesco e giocoso ma anche un lato più maturo e adulto. Aoyama è un ottimo protagonista, capace di farsi amare davvero dallo spettatore grazie alla sua simpatia, al suo carisma e alle numerose gag scaturite dall’interazione coi pinguini; da sottolineare inoltre il rapporto con la sua sorellona, che dal canto suo è un ottimo comprimario in grado di accompagnare il bambino per tutta la durata del lungometraggio fino alla sua crescita, insegnandogli ad amare e ad accettare la separazione.
Tecnicamente parlando, Penguin Highway vanta un disegno dai tratti semplici e puliti che ricorda molto quello di Hosoda, con dei fondali curati e precisi. Dal lato delle animazioni invece in alcuni frangenti la fluidità non è sempre impeccabile, in particolare nelle fasi più concitate della vicenda, ma non si ha mai l’impressione di trovarsi di fronte ad una pellicola dal budget risicato o scene in cui si è puntato a risparmiare.
Penguin Highway è in conclusione un prodotto di grandissimo valore, capace di divertire in più momenti ma anche di emozionare e lasciare a bocca aperta per alcune trovate rischiose e folli davvero riuscite. Non commettete l’errore di scambiarlo per un film per bambini perché ciò che nasconde è una piacevole ed inattesa sorpresa, capace di distinguersi nell’affollatissimo panorama dell’animazione giapponese.