Non troppo conosciuta dal grande pubblico, Patricia Highsmith è stata l’autrice di svariati romanzi che hanno fatto da soggetto ad alcune delle sceneggiature più popolari del cinema. Alfred Hitchcock fu il primo a comprare i diritti di un suo romanzo, dal quale sviluppò la storia di Delitto per Delitto (L’altro Uomo) nel 1951; ma anche Il talento di Mr. Ripley, diretto da Anthony Minghella nel 1999 e in corsa agli Oscar del 2000 con 5 nomination, viene da una sua opera. Ci riprova ora Todd Haynes con Carol, mettendo in scena The Price of Salt e collezionando questa volta 6 candidature agli Academy Awards pur senza portarne a casa nessuna.
Therese (Rooney Mara) è una giovanissima commessa e lavora nel reparto giocattoli di un grande magazzino newyorkese, dove un giorno incontra lo sguardo felino di Carol (Cate Blanchett) rimanendone completamente affascinata. Dopo aver voluto restituire personalmente all’ammaliante donna i guanti che aveva dimenticato sul bancone del negozio, Therese non riesce più a pensare ad altro. Tra alterne vicende la reciproca attrazione delle due donne si fa sempre più irresistibile, finché Therese sospende la sua vita ordinaria per partire con Carol per un viaggio.
Una storia d’amore on the road, dunque.
Non è un viaggio fisico quello che le due donne affrontano e durante il quale scoppia tra loro la passione, ma un vero e proprio viaggio emotivo. Nonostante fin dalle prime inquadrature risultino dei personaggi ben caratterizzati, ritroveremo Carol e Therese estremamente cambiate alla fine del film. Therese non sa bene cosa vuole dalla vita: è fidanzata ufficialmente ma nutre dubbi sulla sua vita sentimentale; vuole fare la fotografa ma non crede nel proprio talento. Sarà l’incontro con Carol a mostrarle nuove vie per un processo di maturazione inusuale per una diciannovenne degli anni 50. Carol invece la scopriamo un poco alla volta, ma la sua personalità, al contrario di quel che accade in molti film che raccontano storie di personaggi gay e lesbo, va ben oltre il suo orientamento sessuale. È soprattutto una madre, una donna moderna, indipendente, che vuole lasciare suo marito semplicemente perché non lo ama più. Therese le donerà la delicatezza che ha sempre dovuto nascondere in favore di una durezza quasi ostentata, all’interno di una famiglia – quella del marito – che non ne accettava l’autonomia. Non è un elemento lasciato alla fortuna quello di vedere spesso Carol alla guida di un’automobile, da sempre simbolo che caratterizza i veri agenti dell’azione all’interno di un film (gli amanti del buon cinema italiano si ricorderanno i ruolo della Jeep in Lamerica di Gianni Amelio). L’unico altro personaggio che vediamo muoversi nello spazio cinematografico grazie a un’autovettura è Abby, amica fedele che aiuta Carol continuamente senza piegarsi ai pregiudizi della società, interpretata magistralmente da Sarah Paulson (ma sembra che nessuno ci faccia caso).
Indipendentemente da questo, e nonostante il periodo storico d’ambientazione della vicenda, non dobbiamo aspettarci un film sull’intolleranza, seppur presente, nei confronti dei rapporti omosessuali. Sono temi senza ombra di dubbio cari all’Academy, ma, a differenza di quanto accade ad esempio nel contemporaneo The Danish Girl, la regia non è per nulla superficiale e soprattutto, lungi dal voler raccontare battaglie per i diritti gay, si concentra sui personaggi principali tramite i numerosi primi piani e la ripresa di particolari, permettendo a noi spettatori di conoscerli nel profondo e di immedesimarci.
Il film racconta semplicemente una delicata storia d’amore, passionale e non melensa.
Soprattutto la pellicola porta in scena qualcosa che è raro vedere al cinema: l’alleanza tra donne, tanto cara alla pura (e vera) ideologia femminista. Libere, moderne, indipendenti, sono protagoniste di una narrazione totalmente in loro favore, mentre gli uomini sono deboli, succubi delle madri, incapaci di affrontare i propri problemi e figli di un’ideologia patriarcale.
Non è un film perfetto. Ha semmai qualche problema di ritmo, ma non cede mai il passo alla fiacca e alla noia, anzi: laddove il film si prende forse un po’ troppo tempo, i colori della fotografia e della scenografia, complessi e bellissimi come una donna, avvolgono lo spettatore in un calore che poche altre storie d’amore sanno evocare.
Un film da vedere e da scoprire non solo per i molteplici livelli di lettura, ma per la sensualità e l’eleganza con cui si stampano nella nostra mente meravigliosi dipinti di profondi occhi azzurri e delicate schiene nude.