City of Lies – L’Ora della Verità dopo i problemi in fase di produzione che ne hanno slittato l’uscita, arriva in anteprima mondiale nelle sale italiane con Notorious Pictures. Il film con Johnny Depp e Forest Whitaker, al cinema dal 10 gennaio, è l’adattamento cinematografico del libro inchiesta di Randall Sullivan LAbirinth, sugli omicidi dei rapper Tupac Shakur e Notorious B.I.G, avvenuti tra il 1996 e il 1997 a distanza di pochi mesi.
Agli assassini dei due musicisti non si è mai dato un volto e le loro morti, rimangono avvolte da una fitta coltre di ipotesi, più o meno complottistiche, che vanno dalla vendetta allo scontro tra le due fazioni (e case di produzione) West ed East Cost di cui i rapper erano gli esponenti più in auge. Il giornalista Randall Sullivan, nella sua inchiesta per Rolling Stones ha scavato nei sotterranei della Los Angeles corrotta, intervistando l’ex detective Russell Poole, il primo ad indagare su un intreccio tra corruzione nel dipartimento di polizia e gli omicidi dei due rapper. Il detective, membro della task force sul caso Rampart, una divisione della polizia che contava oltre 70 poliziotti coinvolti in casi di cattiva condotta, fu allontanato dal caso di Notorious B.I.G. non appena iniziò a correlare le due vicende.
Diretto da Brad Furman e scritto da Christian Contreras, City of Lies-L’Ora della Verità è interpretato da Johnny Depp nei panni del detective Poole e da Forest Whitaker, nei panni di Jack Jackson, personaggio chiaramente ispirato al cronista autore del best seller da cui è tratto il film. Vent’anni dopo una sua inchiesta di successo sugli omicidi dei rapper Tupac e Notorious B.I.G., il giornalista Jack Jackson decide di intervistare il detective che per primo iniziò ad indagare sui casi negli anni ’90. Dopo un primo momento di riluttanza, il detective Poole, che alla soglia dei cinquant’anni sta attraversando un momento di crisi, decide di dedicare tutto il suo tempo al giornalista e insieme ritornare ad indagare su quello che rimane tutt’ora un caso senza soluzione. Se il detective cerca di superare un periodo difficile con la sua famiglia, Jackson sta cercando di comprendere quanto valga il suo mestiere di giornalista e come la sua precedente inchiesta sia ricca di dubbi e contraddizioni. Scontrandosi contro un sistema giudiziario corrotto, i due comprenderanno presto quanto arrivare alla verità in una città come Los Angeles sia un’impresa quasi impossibile ma riusciranno a trovare, almeno teoricamente, il fil rouge che collega gli omicidi.
City of Lies – L’Ora della Verità è un poliziesco dal taglio classico, che inizia con molta calma e fare descrittivo per poi inoltrarsi in un intricato labirinto senza via d’uscita. Purtroppo il regista non riesce a ricreare quella sensazione claustrofobica che si dovrebbe provare quando la frustrazione di chi non arriva mai a risolvere un caso aumenta. Entrambi i protagonisti soffrono per la mancata soluzione degli omicidi ma non riescono a comunicarlo nei modi e nei tempi giusti, se non per la recitazione angustiata dei due attori.
Seppure Johnny Depp stavolta riesca a recitare senza alterare troppo il suo corpo (a parte l’imbolsimento tipico del poliziotto in pensione che interpreta) non risulta del tutto credibile, mettendo in primo piano il suo fare da detective e soltanto di sottofondo i sentimenti che questo caso suscitano in lui. Anche Forest Whitaker, seppur si dimostri sempre un solido interprete, non riesce ad entrare bene nel personaggio, risultando in alcuni frame persino inadeguato a interpretare il ruolo del giornalista Jackson. I personaggi sono entrambi di carattere, eppure stentano a trovare l’aggressività del segugio, che dovrebbe essere insita nei loro ruoli. Sulle tracce di casi estremamente scottanti appaiono fin troppo rilassati, impegnati a scambiarsi opinioni sulle loro vite, entrambe lacerate per gli stessi motivi.
Quello che manca realmente però a City of Lies – L’Ora della Verità è il guizzo creativo, che regista e sceneggiatore non riescono assolutamente ad infondere, rendendo il film una mescolanza di stili e linguaggi, che si ritrova nei più classici polizieschi degli anni ’90. Eppure il materiale c’era, dalla storia così avvincente e anche scomoda, perché non si nega il coraggio di raccontare una vicenda che vede coinvolte le forze dell’ordine in una serie di omicidi, alla narrazione del personaggio di Poole, un uomo così demolito dal suo lavoro da essere morto di infarto proprio in una centrale di polizia, mentre tentava di far riaprire il caso. Dramma, musica, corruzione, psicologia del personaggio, gli elementi chiave per trarre un bel film c’erano tutti, peccato che Furman e Contreras non siano riusciti a coglierli portando sullo schermo un film, di sicuro interesse, ma con troppe lacune per essere considerato un buon prodotto.