Presentato in concorso al Fish&Chips Film Festival di Torino e passato inosservato ai più quando uscì nei cinema tedeschi nel novembre 2017 – forse perché oscurato dalla fortunatissima comedy Fack ju Göhte 3 uscita in patria qualche settimana prima – Bedbugs (titolo originale: Fikkefuchs) è un prodotto decisamente fuori dal comune. Una commedia sgangherata e scorrettissima, che incede su un argomento delicato come quello della misoginia con i passi di un elefante dentro un negozio di cristalli.
Una gara tra padre e figlio a chi porta a letto più donne
Se infatti Rocky (interpretato dallo stesso regista del film Jan Henrik Stahlberg) è un uomo di mezz’età dal passato di gigolò che continua, nonostante gli acciacchi, a provarci con le ventenni, suo figlio Thorben (Franz Rogowski, già conosciuto nel bellissimo Victoria) è un ottuso ventenne schiavo di una crisi ormonale che lo ha reso un vero e proprio predatore sessuale. Capace, per intenderci, di pensare che il Memoriale dell’Olocausto di Berlino sia un labirinto di pietre costruito appositamente per molestare le giovani turiste e farla franca. Quando il figlio piomberà a sorpresa in casa del padre (quest’ultimo inconsapevole di averlo dato al mondo) i due inizieranno un’assurda quanto improbabile competizione per adescare e portare a letto più donne possibili. Fino ad aderire un corso dedicato proprio a questo, insieme a un branco di loro simili: uomini affamati e respinti dalle donne, pedine frustrate di una società che sempre di più promuove il sesso facile ma che li condanna a una marginalità desolante.
Un mondo maschio-centrico e un #metoo ribaltato
Insomma due generazioni, padre e figlio, che si rincontrano e si alimentano a vicenda attraverso una rincorsa ansiosa alla virilità maschile: per il decadente Rocky è l’unico modo di combattere lo scorrere inesorabile del tempo, per il figlio sessuomane è il più naturale dei modi per cavalcare l’epoca del sesso 2.0, di Tinder e dei porno online. Ciò che unisce entrambi i protagonisti è dunque un’idea distorta del rapporto con l’altro sesso, non importa che le tensioni di Rocky siano pregne di un lirismo romantico e quelle di Thorben siano invece compulsive e al limite della denuncia penale: sono due facce della stessa medaglia, una visione di un mondo maschio-centrico in cui la caccia e la conquista della donna equivale all’unica fonte di auto-stima e di accettazione di sé. Ben consapevole di questo, Stahlberg non cerca di “toccarla piano”: lo fa confondendo volutamente le acque, facendo passare i due protagonisti come una sorta di vittime del mondo delle donne (una sorta di #metoo ribaltato) e come il vero sesso debole rispetto a quello femminile. Ma che si tratti di un gioco sottile di autodenuncia lo scopriamo proprio verso la fine, quando il regista scopre le carte in modo molto meno beffardo, e anzi, servendo sul piatto qualcosa di molto amaro.
Tra satira e filosofie di vita
In tutto questo sono bravissimi Stahlberg e a Rogowski (che a molti ricorda per le sembianze Joaquin Phoenix) a ritmare le scene comiche (alcune esilaranti) e a restituire, quando serve, riflessioni meno grottesche e più sottili. Ma nella costante e piacevolissima ambivalenza tra satira sul rapporto socio-culturale con le donne e filosofie spicciole di vita, ciò che forse manca a Bedbugs per diventare una perla irriverente e spiazzante è una riduzione delle situazioni, dei personaggi e dei tempi (due ore sono tante per questo tipo di film), complice una struttura dello script non totalmente convincente e a tratti perlopiù pesante. Come manca una tirata dei remi in barca che forse arriva tardi, si spreca in poche scene nel finale e rischia di rimanere uno spunto riflessivo non sviluppato con la profondità che merita. E alla il film oscilla tra derive misogine, straripanti scene demenziali e un finale quasi lancinante, senza però trovare al suo interno un equilibrio stabile e coerente.
Al netto di questo ciò che rimane di Bedbugs non è affatto da buttare, anzi: è una visione che consigliamo di recuperare almeno per tre e quattro scene straripanti e micidiali, veri colpi allo stomaco capaci di far ridere e allo stesso tempo imbarazzare anche il più “macho” degli spettatori.