Nel giro di pochi anni Netflix è diventato un brand planetario, grazie soprattutto alle sue produzioni originali provenienti non solo dal mercato americano ed europeo ma ultimamente anche da quello asiatico: dalla Corea del Sud arriva infatti Kingdom, la nuova serie che mescola brillantemente il dramma in costume con l’horror. Lo show, scritto da Kim Eun-hee e diretto dal filmmaker Kim Seong-hun, aggiorna il genere zombie inserendolo nella cornice inedita del Medioevo coreano.
UN’EPIDEMIA ZOMBIE SCONVOLGE LA COREA MEDIEVALE
Kingdom, ambientato nel periodo Joseon medievale, narra le gesta di un principe (Ju Ji-hoon) che, in un regno messo a dura prova dalle carestie e dal malaffare, si trova a dover affrontare un serio pericolo: una misteriosa epidemia che trasforma gli infetti in zombie. Nonostante venga accusato di tradimento, l’erede al trono è intenzionato a scoprire l’origine di questo male per salvare i propri sudditi.
UNA SERIE AMBIZIOSA CHE NON SFIGURA DI FRONTE ALLE PRODUZIONI AMERICANE
Dopo il successo mondiale di The Walking Dead, che ha ridato nuova linfa ad uno dei sottogeneri più amati dell’horror, non era semplice proporre una serie con gli zombie in grado di stupire un pubblico televisivo sempre più esigente. I primi episodi dello show coreano di Netflix (già rinnovato per una seconda stagione) mostrano un prodotto straordinariamente curato dal punto di vista tecnico (è costato quasi due milioni di dollari a puntata) con una trama che, pur ispirata da un soggetto non comune, presenta una struttura molto lineare. Lo sceneggiatore Kim Eun-hee, che ha adattato per la televisione il suo webcomic The Kingdom Of The Gods, attraverso un format agile (appena sei episodi) utilizza generi in apparenza diversissimi tra loro per raccontare una società feroce, classista e fortemente maschilista.
Kingdom, dopo il pilot introduttivo, segue il viaggio di un protagonista il quale, tra intrighi e lotte di potere, pensa solo al bene del suo popolo; attenzione però, nonostante sia un personaggio positivo ed illuminato il principe è pur sempre il prodotto di una cultura tradizionalista lontana dalle esigenze dei più poveri (quando il nostro eroe interagisce con persone umili, si percepisce il distacco abissale tra due mondi completamenti diversi). La creatura di Kim Eun-hee è un’opera che riesce fin da subito ad intrattenere lo spettatore sia nelle scene action, dove entrano in gioco gli infetti-zombie, ma anche nelle sequenze più riflessive che delineano la storia e la caratterizzazione dei personaggi.
Tuttavia, il vero punto di forza della serie è nella messa in scena: il versatile regista Kim Seong-hun mette il suo talento a disposizione alternando, in base alle esigenze di trama, classicità e modernità; inoltre, la splendida fotografia esalta una costruzione scenica capace di regalare immagini raffinate e suggestive pur mostrando in molte occasioni la violenza spietata degli zombie e degli uomini.
Kingdom è l’esempio di come uno show, seppur non originalissimo, possa colpire nel segno per la coerenza dei suoi intenti (offrire un intrattenimento di qualità senza fronzoli) e per la perizia delle maestranze coinvolte nel progetto; non vediamo l’ora di scoprire quale direzione prenderà la narrazione il prossimo anno, soprattutto dopo un cliffhanger finale che rimette in gioco le certezze dei protagonisti.