Il “dieci per cento” cui fa riferimento il titolo originale di Chiami il mio agente! (che oltralpe è conosciuta come Dix Pour Cent) è la percentuale che gli agenti guadagnano sul compenso del talent che rappresentano. Come dice un personaggio nella prima stagione: “Il 10% è la nostra maledizione. Noi agenti siamo identificati soltanto con quella percentuale!”. In realtà il loro lavoro è troppo complicato per poter essere ridotto a una mera percentuale, e se desiderate conoscere meglio l’apparentemente inaccessibile mondo delle agenzie artistiche, allora la serie di Fanny Herrero è quello che fa per voi.
Queste tre stagioni prodotte da Mon Visin Productions – e disponibili su Netflix – sono una divertente miscela di realtà, satira, documentario e soap opera; generi diversi che trovano l’amalgama grazie a un gruppo di ottimi attori e ad una scrittura sempre interessante
CON CHIAMI IL MIO AGENTE! SI ENTRA SUBITO NELLA FAMIGLIA
Chiami il mio agente! segue le vicende della ASK, un’importante agenzia artistica parigina che si trova a fare i conti con una crisi interna dopo la morte di Samuel, suo capo e fondatore. Fra il rischio di acquisizione e i capricci delle star, i quattro protagonisti – Andrèa (Camille Cottin), Mathias (Thibault de Montalembert), Gabriel (Grégory Montel) e Arlette (Liliana Rovère) – dovranno cercare di non impazzire.
In serie come questa – fatte di discussioni, riunioni, piccoli drammi interni e un numero ristretto di personaggi – è importante entrare immediatamente in sintonia con il mondo dei protagonisti. Pensate a prodotti come The Big Bang Theory, How I Met Your Mother o Friends (ma anche, da un certo punto di vista, la nostrana Boris): capolavori del genere sitcom ambientati sempre negli stessi ambienti, con un numero esile di personaggi ed una trama che nasce da ordinari avvenimenti quotidiani.
Chiami il mio agente!, in questo senso, non ha nulla da invidiare alle blasonate opere americane appena citate. Già dal primo episodio, infatti, le personalità dei protagonisti vengono fuori e ci sembra di conoscerli da una vita. È con questo che la serie francese ci conquista: con la sua familiarità.
Anche se non avete mai avuto a che fare con Cécile de France o Nathalie Baye – fantastiche nell’interpretare loro stesse in una ricchissima galleria di cammei d’eccezione che vedono alternarsi Monica Bellucci, Jean Dujardin, Isabelle Ajani, Juliette Binoche e Isabelle Huppert – troverete comunque dei punti di contatto fra l’ambiente di lavoro della ASK e quello di un qualunque ufficio: si litiga, talvolta ci si insulta e dispera anche se alla fine tutto torna alla normalità.
UNA BELLA SERIE DA NON BINGIARE
Chiami il mio agente! ha il merito di mantenere un perfetto grado di verosimiglianza con il mondo reale. Il mondo del cinema è fatto anche – soprattutto – di slittamenti e catastrofi produttive. I registi cambiano costantemente idea, così come i casting director o gli sceneggiatori, e ciò rende lo showbiz è un mondo volubile nel quale non esistono certezze.
Per questo tutto gli avvenimenti che si susseguono durante i 45 minuti di un episodio sono assolutamente plausibili. Il lavoro di un agente, al di là di procurare ingaggi, è quello di limitare i danni e di risolvere i problemi. Per capire meglio di cosa parliamo vi consigliamo di vedere con attenzione il secondo episodio della prima stagione, uno dei più belli di tutto Dix Pour Cent.
Senza essere mai volgare nelle battute o parodistica nella caratterizzazione dei personaggi, Chiami il mio agente! è il perfetto prodotto televisivo da non “bingiare”. Intrattiene e diverte, come una buona sitcom dovrebbe fare, ma al contempo per essere veramente apprezzata va gustata con calma, senza lasciare che Netflix faccia partire automaticamente l’episodio successivo.