Ci sono alcune storie vere che sembrano troppo assurde per essere credibili: è questo il caso della vita di Lee Israel, raccontata nel libro autobiografico Can You Ever Forgive Me? e adattata per lo schermo in un film omonimo che arriverà nelle nostre sale dal 21 febbraio su distribuzione 20th Century Fox con il titolo Copia Originale. Un bio-pic talmente sui generis che potrebbe tranquillamente passare per una divertente dramedy ai limiti dell’assurdo, e che con il suo riuscitissimo mix di commedia, ritmo e malinconia si è guadagnato le nomination per miglior sceneggiatura non originale, migliore attrice protagonista e miglior attore non protagonista agli Oscar 2019.
COPIA ORIGINALE E L’ASSURDA STORIA DI UNA TRUFFA D’AUTORE
Primi anni ’90, New York. I grandi successi letterari di Lee Israel (Melissa McCarthy), specializzata in biografie di attori e scrittori famosi, sono ormai lontani. Trasandata nell’aspetto, burbera nei modi e sbrigativa di indole, la donna non riesce più a trovare qualcuno che la pubblichi e affoga nell’alcol i dispiaceri di una vita di indigenza. Non sapendo come sbarcare il lunario, con la complicità del carismatico amico Jack (Richard E. Grant) Lee deciderà un giorno di mettere il suo talento di scrittrice al servizio di una singolare truffa, e inizierà a vendere ad antiquari e collezionisti dei falsi epistolari di personaggi celebri. Inevitabilmente il redditizio raggiro non potrà filare sempre liscio.
MELISSA MCCARTHY VINCE LA SCOMMESSA
Ad avere l’idea di adattare per il grande schermo il libro autobiografico – con cui Lee Israel riuscì inaspettatamente a tornare in cima alle classifiche raccontando le proprie disavventure con la legge – è Nicole Holofcener, inizialmente collegata al progetto anche come regista. Nel 2015 è Julianne Moore a firmare per il ruolo da protagonista, ma pochi mesi dopo abbandona il film per divergenze creative con la Holofcener, la quale da canto suo lascia la direzione cui subentra Marielle Heller, già distintasi con il suo debutto Diario di una Teenager alla Berlinale, a Toronto e al Sundance. Il copione va intanto incontro a una corposa riscrittura, cui contribuisce Jeff Whitty, e il ruolo principale passa alla celebre comica Melissa McCarthy, alla sua prima prova prevalentemente drammatica.
Se c’è qualcosa che Hollywood ama sono i grandi comici che accettano la sfida di ruoli seri (Steve Carrell in Foxcatcher, Jim Carrey in The Truman Show, Adam Sandler in Ubriaco d’Amore, Peter Sellers in Oltre il Giardino, Robin Williams in Good Morning, Vietnam, e Whoopi Goldberg ne Il Colore Viola, per citarne alcuni in ordine sparso) e come è evidente l’Academy non fa eccezione, ma va detto che la candidatura agli Oscar della McCarthy è assolutamente meritata: la costruzione della protagonista è straordinariamente tridimensionale, credibile e ricca di carattere, ed è quasi impossibile pensare a un’altra attrice nei panni di Lee Israel. Richard E. Grant però non solo non teme il confronto, ma nei panni di uno scrittore gay dal fare elegante e brioso, anche lui in difficoltà economiche, regala una performance assolutamente carismatica e quasi ruba la scena all’interprete principale.
UN FILM IRONICO E MALINCONICO CHE OMAGGIA LO SPIRITO DI NEW YORK
Copia Originale è una pellicola ricca di ironia che, complice la peculiare tensione tragicomica creata dalla storia, è caratterizzata da un ottimo ritmo e tiene incollato lo spettatore, eppure è anche pervasa da una costante timida malinconia dovuta alla sostanziale infelicità dei suoi personaggi. Il lavoro di scrittura, come anche la confezione, non hanno sbavature, ma il vero valore aggiunto è dato dal respiro corale che fa di Can You Ever Forgive Me? un film legato a doppio filo a quella New York nella quale si svolge: i luoghi, le persone e le atmosfere trasudano con prepotenza la splendida identità della Grande Mela, il cui fascino è accentuato da una bella colonna sonora che spesso si affida alle note seducenti ed enigmatiche di jazz e smooth jazz.
In conclusione Copia Originale, presentato in anteprima italiana al Torino Film Festival, non è abbastanza coraggioso da diventare un film indimenticabile né è abbastanza commovente da toccare nel profondo l’anima dello spettatore, eppure è un lavoro assolutamente ottimo che scorre magnificamente e gode di grande sensibilità e intelligenza: due doti preziose, che non possono che portarci a consigliarvene senza dubbio la visione.