Il loop temporale di Tree Gelbman (Jessica Rothe) continua in Ancora Auguri per la tua Morte, in sala dal 28 febbraio per Universal Pictures. Sequel del fortunato Auguri per la tua Morte (2017), conferma alla regia Christopher Landon, che fornisce una chiave di lettura alternativa al finale del primo capitolo, ampliando la cerchia dei protagonisti e riprogrammando il tema della commedia horror.
La Blumhouse, casa di produzione di Paranormal Activity e Get Out, con questo secondo capitolo punta al franchise e seppur le iniziali aspettative non sembrassero tra le più credibili, riesce a raggiungere il risultato compiendo scelte produttive corrette che fanno di Ancora Auguri per la tua Morte un film divertente e ben confezionato.
Tree Gelbamn è nuovamente intrappolata nel loop temporale del Bayfield College
La sceneggiatura, scritta dallo stesso Landon su soggetto di Scott Lodbell, indaga sulle motivazioni che costringono la protagonista a rivivere ogni giorno la propria morte, per mano di un assassino con la maschera di un inquietante neonato, mascotte della Bayfield University. Si riparte qualche tempo dopo l’ultimo salto temporale di Tree, quando la protagonista sembra essere uscita definitivamente dal suo incubo e sta iniziando a costruire seriamente la relazione con Carter (Israel Broussard). Stavolta a cambiare le carte in tavola e riprogrammare il loop temporale è Ryan (Phi Vu) compagno di stanza di Carter e studente di fisica, che insieme ad un gruppo di colleghi sta mettendo a punto una macchina quantistica, un esperimento dai risultati sconosciuti. Tree si ritroverà nuovamente bloccata nel tempo, dove scoprirà che la sua migliore amica Lori Spengler (Ruby Modine) è in pericolo di vita e che la dimensione temporale non solo è qualcosa di relativo ma è anche influenzata da innumerevoli variabili.
Il paradosso della morte diventa un’inquietante abitudine
In Ancora Auguri per la tua Morte Christopher Landon riesce a trovare una buona chiave di lettura per non riproporre lo schema del primo capitolo e allo stesso tempo trova il modo di far evolvere i personaggi, sia da un punto di vista sociale che personale. Tree dopo ogni suo decesso cresce di livello, aumenta la sua consapevolezza e seppur la morte sia un momento molto doloroso del suo percorso, sia psicologicamente che fisicamente, la trappola temporale di cui è vittima diventa per lei l’opportunità di poter diventare una persona migliore.
La Blumhouse centra il sequel dello slasher movie lanciando un nuovo franchise
Il regista coglie l’occasione per distribuire la sceneggiatura su varie linee temporali e inserisce nuovi personaggi che conferiscono dinamicità e interesse per gli eventi descritti. L’excursus temporale è ben delineato, angosciante quanto promesso al target di riferimento della saga, ma non mancano i momenti di riflessione, nostalgia e persino commozione.
Landon inoltre riesce ad inserire correttamente gli elementi comici, sostenuto anche dall’espressività e dal lato umoristico della protagonista Jessica Rothe, che se nel primo capitolo impersonava una Tree al limite del sopportabile, in questo secondo film tira fuori uno humor spensierato e sarcastico, che aiuta nel ritmo spezzando la freddezza del lato più oscuro di questo slasher movie.
Meno spazio è invece dedicato alla storia d’amore tra Tree e Carter, anche se non mancheranno i colpi di scena, mentre l’attenzione è più concentrata verso la storia personale della protagonista, che diventa una vera e propria eroina nel momento in cui realizza che morire è più facile di quel che sembra.