Raramente commedia e tragedia riescono ad amalgamarsi in modo così equilibrato come in Domani è un altro giorno, che ha l’inedita capacità di far sorridere mentre racconta la storia di un uomo alle prese con una diagnosi di cancro terminale. La pellicola, diretta da Simone Spada e distribuita da Medusa, è il remake dello spagnolo Truman – Un vero amico è per sempre, uscito nel 2015 con la regia di Cesc Gay: quest’ultimo aveva registrato un notevole successo in tutto il mondo, ma era stato accolto freddamente in Italia e perciò Simone Spada ha deciso di riformularlo in versione italiana. Nonostante le inevitabili somiglianze, la pellicola non è una fotocopia dell’originale: basti pensare che, se Valerio Mastrandrea (che interpreta Tommaso) ha dichiarato di aver guardato Truman, Marco Giallini (Giuliano) ha candidamente ammesso di aver visto giusto il trailer.
Così come in Truman – Un vero amico è per sempre, in Domani è un altro giorno lo spettatore non troverà nè ospedali né devastanti chemioterapie, bensì il racconto di un’amicizia ventennale, e la storia di un uomo che decide di affrontare con gioia e dignità i suoi ultimi mesi di vita. Pochi termini medici e molti sentimenti sullo sfondo non provinciale di una Roma vibrante di colori.
Giuliano è un attore traboccante di vitalità, che non può fare a meno di scherzare rudemente sulla sua malattia: è dissacrante, canzona continuamente amici e conoscenti e seguita a comportarsi come sempre. Tuttavia, anche se Domani è un altro giorno plana con leggerezza sul dramma umano del cancro, di sicuro non lo banalizza, e in nessun caso risulta inopportuno, bilanciando sapientemente comicità e serietà. Giuliano infatti, nonostante sia forte e scanzonato, di tanto in tanto mostra un’umana fragilità, che ricorda allo spettatore la gravità latente della sua condizione. Il film prende le mosse dall’arrivo a Roma di Tommaso, amico di lunga data giunto fin dal Canada per fargli visita un’ultima volta e attraverso la tranquilla regia di Simone Spada, fatta di stabili inquadrature e molti primi piani, ci racconta gli ultimi quattro giorni di un’amicizia, passando per la quotidianità di una passeggiata e per l’estemporaneità di un viaggio a Barcellona.
Domani è un altro giorno è un film indiscutibilmente romano: la capitale è ovunque, sfondo silenzioso dell’intera pellicola. Il regista però fortunatamente non ha ceduto alla tentazione di far muovere i suoi protagonisti solo sullo sfondo turistico e patinato del centro storico. Se infatti la casa di Giuliano è sì tra il Colosseo e il Celio, non mancano certo le scene ambientate più in periferia. Roma però è anche in un altro dettaglio, impossibile da cogliere per chi non sia un tifoso della squadra giallorossa: Pato. Pato è il bovaro del bernese che Giuliano considera al pari di un figlio, tanto che trovargli una sistemazione prima della sua dipartita è uno dei fili conduttori dell’intera storia. Il suo nome richiama quello che tra i romanisti è conosciuto come il “fratello di latte di Falcao”, ed è spudoratamente il simbolo di quel “romanismo attivo” di cui si fregia giocosamente Simone Spada.
Alternando perciò pianti e risate, Domani è un altro giorno riesce a intrattenere piacevolmente lo spettatore, sfiorando solo da lontano temi caldi come l’eutanasia, e riaffermando di minuto in minuto il suo messaggio centrale: speranza sempre, contro ogni avversità.