La seconda stagione di Suburra – La serie comincia durante l’elezione del nuovo sindaco di Roma, alla quale è candidato Cinaglia (Filippo Nigro) per conto di Samurai (Francesco Acquaroli). Quest’ultimo vuole ottenere i terreni di Ostia, contesi già dalla prima stagione. Spadino (Giacomo Ferrara) sta cercando di prendere il comando della sua famiglia – dato che il fratello Manfredi, Leader dei Sinti, si trova in coma – mentre Aureliano (Alessandro Borghi) è disperato per la morte della fidanzata e per la fuga di Livia, la sorella. Infine, Lele (Eduardo Valdarnini) è diventato vicecommissario di polizia e la Monaschi (Claudia Gerini) sta gestendo un campo profughi a Ostia per conto della sua Onlus.
UNA SECONDA STAGIONE CHE SI IMPEGNA A RISOLVERE ALCUNI PROBLEMI DEL PRECEDENTE CAPITOLO
In questo secondo capitolo, fortunatamente, gli sceneggiatori decidono di abbandonare il frustrante pattern narrativo che aveva caratterizzato la prima stagione, nella quale ogni episodio si apriva con delle scene che introducevano l’excipit e che rendevano macchinosa la fruizione dell’episodio stesso. Suburra anzi comincia molto bene: al centro della narrazione parrebbe esserci l’immigrazione, espressa con il campo profughi di Ostia che frutta dei lauti profitti alla Monaschi e sulla quale Cinaglia specula e predica per farsi eleggere dal popolo.
I personaggi appaiono più cattivi e cinici, pronti come sono a sfruttare per i propri scopi delle vite umane. Rappresentano il lato peggiore del potere: quello che strumentalizza i fatti delicati a proprio vantaggio. L’elezione del nuovo sindaco e quindi di un nuovo consiglio potrebbero portare a stravolgimenti, e i protagonisti – in particolare Samurai, che è in affari con una famiglia mafiosa – ne sono consapevoli. Se il voto non sorride a Cinaglia, l’ex membro della banda della Magliana si trova in guai grossi.
In Suburra – La serie entra finalmente l’elemento crime, ovvero quello schema per cui delle persone, per ottenere tanto in fretta, rischiano tantissimo. Purtroppo la suspence regge poco e al centro della storia tornano le relazioni fra i protagonisti.
SE L’ELEMENTO CRIME È TROPPO MINORITARIO RISPETTO AI RAPPORTI PERSONALI
Il primo episodio di Suburra – La serie si apriva in modo pomposo, con una gigantesca orgia in una villa romana. Una scena esplicita, senza censure. Data la libertà di cui gode Netflix, la quale non è soggetta a “bollini” come in televisione, era lecito aspettarsi un certo coraggio dal punto di vista registica che a conti fatti non c’è stato.
Nel film di Sollima erano presenti tanto il sesso quanto la violenza. Suburra (il film) è un piccolo blockbuster all’italiana che ha guadagnato molto bene al botteghino e ha più in generale riscosso un alto indice di gradimento. Rulli e Petraglia – gli sceneggiatori insieme agli autori del romano Bonini e De Cataldo – avevano costruito una splendida narrazione ad incastro che partiva dall’apparentemente ininfluente morte di una prostituta e finiva per interessare le più alte sfere del potere capitolino.
L’adattamento cinematografico del 2015 è infatti uno splendido esempio di come il cinema di genere possa essere proposto al grande pubblico. L’opera di Sollima era tutta basata sullo “schema crime” a cui facevamo riferimento prima. Un politico già corrotto – quello interpretato da Pierfrancesco Favino – si affida ad un criminale per liberarsi in fretta di un morto che lo rovinerebbe: per ottenere tanto rischia, appunto, tantissimo.
In Suburra – La serie invece il crimine è sempre un pretesto per parlare di rapporti fra persone. Cinaglia con la moglie; Spadino con la moglie, l’amante e Aureliano; Lele con il padre, l’amante del padre, con la Monaschi e con una poliziotta nella seconda stagione; Aureliano con la sorella, con una delle sue guardie del corpo, con l’ex fidanzata e così via. A volte i terreni di Ostia rimangono a tal punto “sullo sfondo” della narrazione che ci si scorda del motivo per cui queste persone stanno in contatto.
Per questo la seconda stagione di Suburra, nonostante parta fortissimo e sembri aver trovato la “quadratura del cerchio”, continua in una certa misura a deludere. La Monaschi e Cinaglia dopo l’exploit iniziale diventano personaggi noiosissimi, macchiette che si trovano in mezzo a incontri nei “salotti” organizzati dalla contessa. La relazione fra Aureliano, Lele e Spadino è meno interessante rispetto alla precedente stagione, anche se è grazie a loro che la serie mantiene un minimo motivo di interesse.
Paradossalmente, però, conserviamo una speranza verso una possibile terza stagione di Suburra – La serie. Perché sono stati introdotti tre interessanti personaggi femminili: Nadia (Federica Sabatini), Cristiana (Cristina Pelliccia) e Angelica (Carlotta Antonelli), e potrebbero offrire grandi spunti narrativi.