Il regista premio Oscar Sebastián Lelio, cineasta cileno sempre più apprezzato all’estero, ha presentato qualche mese fa al Festival di Toronto il remake di Gloria (2013), il suo primo successo di pubblico e critica con Paulina García (vincitrice dell’Orso d’Argento come miglior attrice). Affermatosi a livello internazionale dopo il trionfo del suo quinto lungometraggio Una Donna Fantastica, vincitore dell’Oscar come miglior film straniero nel 2018, Lelio ha scelto Julianne Moore come protagonista assoluta di Gloria Bell, in sala dal 7 marzo distribuito da Cinema di Valerio de Paolis.
JULIANNE MOORE INTERPRETA UNA DONNA STRAORDINARIA NELLA SUA NORMALITÀ
Gloria (Julianne Moore) è una ultracinquantenne di Los Angeles che lavora in un’agenzia assicurativa, felicemente divorziata e madre di due figli adulti e autonomi. Apparentemente contenta del suo status da single incallita, in realtà cerca il divertimento ma anche una stabilità sentimentale che non conosce da tempo. Quell’amore che manca alla sua vita Gloria lo cerca nei club per single, dove ama andare da sola per ballare e fare amicizia.
Una sera, in una delle discoteche che frequenta, incontra Arnold (John Turturro), un uomo di mezza età anch’egli divorziato e in cerca di una nuova passione. Tra i due sboccia l’amore e nonostante Arnold non sia l’amante perfetto Gloria si pone con un atteggiamento positivo, cercando di trovare il bello in ogni cosa. Mentre riscopre la vita sentimentale Gloria non dimentica la sua famiglia cercando di supportare i figli Peter (Michael Cera) e Anne (Caren Pistorius), entrambi alle prese con i problemi dei trentenni. Peter sta affrontando una dolorosa separazione con una figlia a carico mentre Anne vorrebbe cambiare la sua vita e trasferirsi in Europa; anche con i suoi figli Gloria riesce solo apparentemente a mantenere la calma, allontanando quei pensieri negativi che in realtà la turbano ad ogni suo risveglio.
Eroina di mezza età, Gloria è il ritratto della donna che potrebbe essere la nostra vicina di casa in preda alle crisi aziendali, familiari e personali, facendosi carico fisicamente e psicologicamente dei problemi degli altri lasciando le sue difese allo scoperto. In una società in cui è facile perdersi d’animo la nostra protagonista reagisce con grande forza, non dimenticando mai il suo amor proprio e soprattutto la sua autonomia.
GLORIA BELL È UN REMAKE DI CUI NON C’ERA BISOGNO
Sebastián Lelio mostra la sua Gloria americana non ritoccando la sceneggiatura ma lavorando sulle interpretazioni dei protagonisti, Julianne Moore e John Turturro. Il suo intento è chiaramente quello di svelare al pubblico l’intimità di una persona normale che in realtà si rivela straordinaria nel modo di affrontare le situazioni difficili della vita. Purtroppo il fascino che la protagonista dovrebbe trasmettere, con tutte le sue sfumature e contraddizioni, non esce fuori quanto dovrebbe, con la sua interprete che esegue alla perfezione il suo compito ma che soffre per la mancanza di struttura dello script e soprattutto dei dialoghi.
Seppur Lelio cerchi di far entrare la telecamera nella vita di Gloria, creando un contatto visivo molto intimo tra la protagonista e lo spettatore, non riesce ad evidenziare con la scrittura i contrasti che caratterizzano la sua esistenza. La sofferenza della solitudine, che la protagonista cerca di mitigare con il suo carattere deciso e positivo, è comunicata con elementi di disturbo presenti all’interno della trama, che caricano il personaggio di un’amara tristezza. La colonna sonora accompagna prevalentemente i momenti di festa con i classici degli anni Settanta e Ottanta, tra cui ovviamente Gloria di Umberto Tozzi nella versione di Laura Branigan. Una scelta poco felice e scontata, che aggiunge pesantezza ad un ritmo già poco incalzante.
Il rapporto tra Gloria e la sua famiglia inoltre è veramente poco approfondito e, nonostante siano accennati i problemi che l’ex marito (interpretato da Brad Garrett) e i due figli stanno cercando di superare, l’opera non tocca le corde più profonde di questi legami, concentrandosi prevalentemente sulla storia d’amore con Arnold. John Turturro è sempre in grande spolvero (d’altronde i ruoli da moderno gigolò sembrano cuciti su di lui) mentre gli altri co-protagonisti, seppur attori di ottimo livello, rimangono imbrigliati in una storia che si chiude in se stessa.
Gloria Bell è un lungometraggio che non colpisce il cuore di chi lo vede ed è la dimostrazione, nonostante la presenza di un’attrice eccellente come Julianne Moore, di come i remake americani dei film d’autore possano essere un’arma a doppio taglio. Sebastián Lelio si conferma un ottimo regista ma la mancanza di originalità e l’ambientazione in una Los Angeles fredda, caratterizzata dal colore rosa pastello e dal beige della macchina della protagonista, non riescono a fare di Gloria Bell una pellicola del tutto riuscita.