«Si chiama “profezia dell’armadillo” qualsiasi previsione ottimistica fondata su elementi soggettivi e irrazionali spacciati per logici e oggettivi, destinata ad alimentare delusione, frustrazione e rimpianti, nei secoli dei secoli. Amen.» – bastano queste poche eloquenti parole per spiegare il titolo di La Profezia dell’Armadillo, prima straordinaria graphic novel dell’apprezzatissimo fumettista Zerocalcare.
LA PROFEZIA DELL’ARMADILLO, UN FUMETTO DI CULTO
In quella storia surreale e amara – intrisa dell’incertezza di una generazione, dell’inconfondibile sarcasmo dell’autore ma anche di tanta malinconia e innumerevoli citazioni nerd – l’artista romano si racconta partendo dalla morte di una sua cara amica che non sentiva da tempo, finendo poi per alternare diversi tempi narrativi allo scopo di delineare le amicizie, le paure e i continui tentativi di auto-realizzazione di un giovane uomo nella Roma degli anni 2000. Una vita come tante, magari un po’ più libera e creativa, che ha come propulsione proprio quelle pie illusioni destinate a scontrarsi con la realtà, croce e delizia della giovinezza.
Quando nel 2014 Zerocalcare annunciò che da quel libro illustrato sarebbe stato tratto un film, le aspettative dei lettori (i quali nel frattempo hanno ampiamente superato quota 100.000) non hanno fatto che crescere, e forse è proprio questo il problema principale dell’adattamento per il grande schermo de La Profezia dell’Armadillo, film di Emanuele Scaringi presentato nella sezione Orizzonti della 75. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e ora in edizione DVD e Blu-ray grazie a Fandango Home Entertainment su distribuzione CG Entertainment.
DALLE PAGINE DI ZEROCALCARE AL FILM DI SCARINGI
A firmare la regia un regista esordiente, con solo qualche corto all’attivo, e a siglare lo script una writer’s room in cui – se escludiamo il timido contributo dato da Zerocalcare – l’unico con un background di scrittura leggermente più solido è Valerio Mastandrea, affiancato dai debuttanti Oscar Giloti e Pietro Martinelli (più noto come Johnny Palomba). Cosi tante aspettative sono troppe per chi decide di cimentarsi per la prima volta in un lungometraggio, e pertanto tra l’intenzione di aderire al materiale d’origine (soprattutto con riferimento alla figura dell’Armadillo) e la volontà di dare alla pellicola una struttura tanto frammentaria quanto quella della pagina stampata, lo spettatore viene portato a un confronto diretto – e quindi impietoso – tra il fumetto e il film.
UN COMING OF AGE SURREALE IN UNA ROMA DI PERIFERIA
La realtà è che la pellicola andrebbe giudicata a sé, dimenticandoci per un momento delle tavole di Zerocalcare e concedendo agli autori tutta la benevola indulgenza che è dovuta a chi ha il coraggio di debuttare in un business tutt’altro che facile. Guardando con serenità alla storia di Zero (il Simone Liberati di Cuori Puri), del suo amico Secco (Pietro Castellitto) e dell’ingombrante Armadillo (Valerio Aprea), quel che viene fuori è un racconto di formazione disilluso e originale, ma soprattutto uno dei primissimi coraggiosi tentativi di cinecomic (formalmente lo è) all’Italiana.
Sono molti gli elementi che non vanno, certo, e chi non ha letto il fumetto difficilmente riuscirà a districarsi in una narrazione che invece dipende troppo dalla conoscenza dell’originale per risultare comprensibile. Se a ciò aggiungiamo che la graphic novel era disseminata di soliloqui e di personaggi dalle fattezze cartoonesche pressoché impossibili da trasporre al cinema, è evidente quanto sia stata ardua la sfida. A prescindere da quale sia stato il successo dell’operazione, però, La Profezia dell’Armadillo è un prodotto che va appoggiato – anche con l’acquisto dell’home video – proprio perché acerbo; per dare un segnale di incoraggiamento a un’industria in perenne ritardo e che ancora oggi si ritrova a fare i primi esperimenti di dialogo tra settima arte e fumetti tricolori. Se poi il film dovesse servire per incuriosire qualche spettatore ad approfondire meglio le opere ironiche e profonde di Zerocalcare, non potremmo che esserne felici.